TRIDUI DEI DEFUNTI
Tutti abbiamo familiari e amici defunti da suffragare.
Partecipiamo alla S. Messa e preghiamo per loro.
LA VITA NON E’ TOLTA MA TRASFORMATA !
O Dio, Padre della Vita, che ci hai creato a tua immagine e hai voluto che il tuo Figlio Gesù morisse per noi, fa che liberi dal peccato viviamo sempre vigilanti nella preghiera perché nell’ora della nostra morte, passando da questo mondo a Te, possiamo riposare nelle braccia della tua misericordia.
Storia
Pia e solenne commemorazione dei defunti della durata dei primi tre giorni consecutivi della settimana, considerati un tempo festivi. E’ pratica particolarmente bresciana ignota, fatte eccezioni nel Bergamasco, alle diocesi contermini. Hanno avuto origine nei suffragi delle molte vittime della guerra di successione spagnola (1701-1705) in terra bresciana specie nella battaglia di Chiari (1701) e di Calcinato (1703) e furono iniziati a Brescia nella Chiesa di San Giuseppe dai Francescani Minori Osservanti (...) l’anno 1716. (...). La celebrazione prevedeva, di solito al mattino, un susseguirsi di Messe e un ufficio solenne e verso sera l’ufficio dei defunti, la predica di un oratore di grido, l’illuminazione dell’apparato l’esposizione del Santissimo sacramento al centro della “macchina” e la Benedizione Eucaristica. I Sacri tridui erano considerati giorni festivi di precetto; erano solennità parrocchiali alle quali nessuno doveva mancare ed anche quelli che risiedevano fuori dal paese o erano assenti per motivi di lavoro ritornavano puntualmente a casa. La pia pratica si celebrò in citta di Brescia nelle chiese di degli Ordini religiosi, a S. Alessandro (Serviti), a S. Francesco (Conventuali), a S. Giuseppe (Minori Osservanti), al Carmine (Carmelitani), alle Grazie (Gesuiti). Queste chiese avevano la loro Confraternita particolare del S. Triduo o del Suffragio dei Defunti, che provvedeva alle spese della funzione. (...). L’anno 1727, il 11 settembre, una Ducale della Serenissima Repubblica di Venezia approvava la Confraternita “Compagnia del Triduo di S. Giuseppe” (chiesa di S. Giuseppe in città di Brescia) in suffragio delle Anime del Purgatorio con relativi capitoli, cioè regolamenti. (...).
La celebrazione dei Tridui venne distribuita nei mesi di novembre, gennaio e febbraio, e specialmente nelle tre domeniche che precedono la Quaresima, chiamate di Settuagesima, Sessagesima e Quinquagesima, che comprendono il carnevale, la stagione dei divertimenti, dei balli, dei teatri, delle mascherate, residuo di usanze pagane per scacciare le noie dell’inverno e i pericoli del mese delle febbri (februarius). (...). Assieme alla pratica dei Tridui si andarono diffondendo specie nel sec. XVIII in tutta la diocesi le “macchine”, ossia gli apparati dei Tridui che vanno dal barocco al neoclassico, ingaggiando alcuni artisti di rilievo ma, soprattutto, artigiani dei quali si sono perse le tracce. (Antonio Fappani. Enciclopedia Bresciana, Vol. XIX– Voce: “Sacri Tridui”)
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del nostro paese
Quale importanza dei Tridui dei morti?
I tridui dei morti sono tre giorni in cui si vuol particolarmente elevare a Dio la nostra preghiera per i nostri cari defunti e più in generale per tutti i defunti, anche quelli che non hanno coloro che li ricordino.
La nostra vita è una risultante di tanti doni che abbiamo ricevuto dalle tante persone che abbiamo conosciuto: pensiamo al dono della vita ricevuto dai genitori, oppure al dono dell’educazione.
Tantissime persone ci hanno aiutato a crescere, a maturare a diventare adulti. I tridui dei morti sono un’occasione non solo per pensare alle tante persone che hanno contribuito a farci crescere, ma anche per pregare per loro, affidandole all’amore misericordioso di Dio Padre.
Come fare a partecipare in modo proficuo?
La partecipazione convinta e fruttuosa ai tridui dei defunti particolarmente si manifesta nelle quattro azioni della celebrazione eucaristica, della adorazione, della riconciliazione e della carità.
La celebrazione eucaristica: permette di partecipare al sacrificio di Cristo, la cui validità è per tutti. Cristo si è donato in croce per tutti, nessuno escluso. Cristo morto e risorto è annuncio di speranza e promessa di immortalità. I cristiani pensano ai propri defunti nella speranza che proviene dal dato centrale della fede. Cristo è risorto. Cristo è il primogenito dei risorti. “Il sacrificio eucaristico è offerto anche per i fedeli defunti ‘che sono morti in Cristo e non sono ancora pienamente purificati’, affinché possano entrare nella luce e nella pace di Cristo” (Catechismo della Chiesa Cattolica - 1371).
L’adorazione eucaristica: ci aiuta a prolungare nel tempo la nostra presenza alla presenza del Signore. Mentre sosto in Chiesa in adorazione del santissimo sacramento dell’Eucarestia, non posso non elevare lode e benedizione al Signore, che ha sconfitto la morte e con potenza d’Amore annuncia a tutti, la meravigliosa possibilità di accogliere e vivere il Vangelo, promessa di gioia.
Il sacramento della riconciliazione: permette di ricevere il dono del perdono dei peccati e di essere riconciliati con Dio Padre e con i fratelli. La memoria dei nostri cari defunti ci spinge a costruire relazioni di riconciliazione. Il cammino di riconciliazione non sempre è facile o immediato, ma è benefico, salutare ed è fonte di gioia. Se nell’esercizio della libertà abbiamo scelto ciò che non ci merita, con il sacramento della riconciliazione in modo nuovo scegliamo Cristo, scegliamo di ricominciare da Lui, scegliamo di mettere al primo posto la sua Grazia, il suo Amore.
La carità: è l’espressione che la vita dei fedeli è evangelica. Partecipare alle necessità della comunità, ai bisogni di sostegno delle povertà (materiali e spirituali) è una modalità per dire che non si vuol vivere in modo egoistico, ma che si è aperti alla dimensione relazionale e comunitaria della vita. Le opere a sostegno della comunità non sono poche (manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture, catechesi, liturgia, carità). La storia ci consegna testimonianze di persone, famiglie, che in ricordo dei propri defunti hanno aiutato le diverse opere della Chiesa.
I testi dei prefazi, prima della preghiera eucaristica
Le espressioni della Liturgia dei defunti, messe sulle labbra del sacerdote celebrante, sono tutte molto significative. Ci sono persone che le ascoltano come messaggi familiari riconosciuti e consolanti. Tra questi testi proclamati vorrei presentare quelli che formano il nucleo centrale della solenne preghiera definita “Prefazio”. La struttura di questa preghiera liturgica è composta da una parte iniziale, da un nucleo centrale e da una conclusione finale che introduce al canto del “Santo”. Riportando il nucleo centrale che proclama la visione cristiana di fronte alla morte, vorrei offrire ai lettori la possibilità di un accostamento previo ai testi. Quando saranno ascoltati in un contesto celebrativo, troveranno una mente ed un cuore in una rinnovata sintonia con la situazione di dolore, o con il dono di un messaggio che diventa bagaglio esistenziale per situazioni future.
I testi sono contenuti nella 3ª edizione del Messale Romano, chiamato “Nuovo Messale”. Hanno dopo il nome comune (Prefazio dei defunti) una numerazione da I a V e una frase che sintetizza il messaggio centrale che il prefazio contiene e propone.
- La speranza della risurrezione in Cristo. «In lui (Cristo) rifulge a noi la speranza della beata risurrezione e, se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura. Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo».
- Cristo è morto per la nostra vita. «Egli (Cristo), prendendo su di sé la nostra morte, ci ha liberati dalla morte e, sacrificando la sua vita, ci ha aperto il passaggio alla vita immortale. Per questo mistero di salvezza, uniti ai cori degli angeli, cantiamo senza fine la tua gloria».
- Cristo, salvezza e vita. «Egli (Cristo) è la salvezza del mondo, la vita degli uomini, la risurrezione dei morti. Per mezzo di lui si allietano gli angeli, e nell’eternità adorano la gloria del tuo volto».
- Dalla vita terrena alla gloria eterna. «Sei tu, Signore, che ci dai la vita e ci sostieni con la tua provvidenza; e se a causa del peccato il nostro corpo ritorna alla terra, dalla quale lo hai formato, per la morte redentrice del tuo Figlio la tua potenza ci risveglia alla gloria della risurrezione».
- La nostra risurrezione grazie alla vittoria di Cristo. «La morte è comune eredità di tutti gli uomini, ma, per un dono misterioso del tuo amore, Cristo con la sua vittoria ci redime dalla morte e ci richiama con sé a vita nuova».