Ministri arredi paramenti oggetti | descrizione | |
Abito Liturgico | Termine generico per indicare il vestito da indossare per le celebrazioni liturgiche. È tale anche la tunica del cantore (noi non la utilizziamo), la veste del chierichetto… | |
Accolito | Esercita un ministero liturgico: aiuta il sacerdote e il diacono, prepara l'altare e i vasi sacri, e, come ministro straordinario, distribuisce la Comunione ai fedeli. | |
Acqua Benedetta | È l'acqua santa che si mette all'ingresso della chiesa perché i fedeli, usandola per il segno della croce, ricordino il loro battesimo. La si usa anche per le aspersioni, in particolari momenti della liturgia. Viene benedetta durante la Veglia Pasquale, in altre occasioni, per esempio, nel rito penitenziale della Messa domenicale. | |
ACQUASANTIERA | È un recipiente, di pietra o di marmo, posto all’entrata della Chiesa, che contiene acqua benedetta. In esso intingi la mano destra, prima di farti il segno della croce. Segnarsi con l’acqua benedetta è ricordare il proprio battesimo | |
Alba | Veste simile al camice ma senza scollatura, generalmente chiudibile con una cerniera lampo. | |
Altare | Mensa a forma rettangolare L'altare nel significato essenziale del termine può definirsi una tavola, debitamente predisposta, dove il sacerdote celebra la santa messa, durante la quale ogni volta si rinnova il sacrificio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo offerto sotto le specie del pane e del vino. Deve essere sempre sollevato rispetto al pavimento, magari solo di un gradino, a simboleggiare il Monte Calvario dove si compì il sacrificio di Gesù sulla croce. L’altare postconciliare per la celebrazione del sacrificio divino è collocato diversamente da come era collocato fino a prima del Concilio Vaticano II: difatti è sistemato nel presbiterio in posizione avanzata, ben visibile ai fedeli verso i quali è rivolto. Il sacerdote ha davanti il popolo, mentre una volta gli voltava le spalle. Di solito l’altare è di forma semplice, costituito com’è da piano orizzontale chiamato mensa, appoggiato su un sostegno centrale o su sostegni alle due estremità. Gli altari preconciliari, vecchi anche di molti secoli, spesso sono invece di forma elaborata, in alcuni casi monumentali e impreziositi con marmi e fregi di pregio; non di rado sono di eccellente qualità artistica. L’altare maggiore è posizionato sul fondo del presbiterio, prima del coro; quelli laterali sono invece addossati alle pareti della navata. Non sono più usati per le celebrazioni liturgiche, salvo in circostanze molto rare. Davanti all'altare si compiono i gesti (Sacramenti) più importanti della vita cristiana: matrimonio, comunione, ordinazione dei sacerdoti... un tempo perfino i re e i principi giuravano fedeltà al Signore davanti all'altare. Il nome altare deriva dall'unione di alta (alto) e ara (tavola di pietra usata dagli antichi per i sacrifici agli dei. In poche parole l'altare è un area particolare destinata a onorare e simboleggiare il nostro unico Dio presente in mezzo a noi. Poichè l'altare è la figura di Cristo, l'Agnello immolato, il vero altare del tempio di Dio, esso è anche l'immagine dei cristiani, pietre vive, che formano l'altare del Dio vivente. Ciò spiega la consuetudine di costruire gli altari sulla tomba dei martiri o di deporre sotto l'altare reliquie dei martiri: vengono queste vittime trionfali a prendere il loro posto nel luogo in cui Cristo si offre vittima. Oggi ancora, l'altare consacrato contiene le reliquie dei santi e dei martiri |
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Ambone | Luogo elevato, dotato di leggio, da cui si svolge la proclamazione dei testi biblici, del salmo responsoriale e dell’Exsultet pasquale; è anche il luogo dell’omelia e delle intenzioni per la preghiera dei fedeli. | |
Amitto | Panno di lino con il quale il sacerdote copre il collo e le spalle, prima di indossare i paramenti sacri per le azioni liturgiche Deriverebbe da una parola latina che indica genericamente una sopravveste. Nel medioevo era un panno di stoffa preziosa legata attorno al collo, e sembrava un colletto alto. Oggi è un panno di tela bianca, quadrato o leggermente rettangolare, con due lunghi nastri (una volta appoggiato sul collo e sulle spalle) per legarlo attorno alla vita. Porta al centro una piccola croce ricamata dove veniva baciato prima di essere indossato. L’uso di porlo sopra il camice è quello più antico, ma ora si tende a metterlo prima del camice. La preghiera usata quando si indossava l’amitto faceva riferimento ad un elmo. |
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Ampolline con vassoio | Boccettine di vetro o di cristallo che contengono l'acqua ed il vino per la Santa Messa. Il vassoio è un piattino su cui poggiano le ampolline e che viene usato durante il lavabo “lavaggio delle mani” (in realtà solo le dita) durante l’offertorio della santa Messa | |
Anello | è segno dell'amore sponsale per la chiesa (insegne episcopali) Il vescovo lo porta all'anulare della mano destra come segno di legame e fedeltà alla Chiesa | |
Aspersorio e secchiello dell’acqua santa | L’aspersorio è una astina di metallo, terminante con una piccola cipolla vuota bucherellata per aspergere l'acqua benedetta sul popolo. Viene usato insieme al secchiello contenente l’acqua benedetta | |
Base cero pasquale | Base in metallo su cui poggia il cero pasquale | |
Battistero | Cappella per il Battesimo, per lo più rotonda o ottagonale; di regola fa parte del complesso architettonico delle antiche chiese episcopali. Nelle chiese parrocchiali si trova normalmente solo un fonte battesimale. | |
BORSA | E' una busta quadrata di cartone chiusa su tre lati e ricoperta di stoffa, spesso pregiata. Non più d’uso comune. Serviva per custodire il corporale e veniva posta sopra il velo. |
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Brocca | È un’anfora di metallo, ceramica o vetro, che si usa per portare all’altere l’acqua che serve al sacerdote per lavarsi le mani quando, durante la Messa, l’offerta dei doni è molto lunga oppure è stata seguita dall’incensazione. | |
Calice | È un vaso sacro che nel sacrificio ecucaristico riceve il vino destinato a diventare il Sangue di Cristo. Questa coppa è sempre di materia preziosa e nobile. Il calice viene benedetto dal Vescovo o anche da un sacerdote con un rito particolare. | |
Camice | Veste per la liturgia, di stoffa bianca. In origine soltanto di lino, normalmente stretto alla vita da una cintura (cingolo). A seconda della scollatura vi si può aggiungere un panno attorno al collo (amitto). In origine, abito di base per tutti gli inservienti in qualsiasi tipo di celebrazione; oggi viene spesso sostituito dalla cotta, soprattutto al di fuori della Messa e in genere per i servizi più umili; la cotta è più corta, senza cintura e quindi più comoda. | |
Campanello | serve, durante la Messa, ad indicare un momento particolarmente importante. Nella Forma Ordinaria del Rito Romano l’uso del campanello è limitato al momento della Consacrazione, quando, se è opportuno, i fedeli sono avvertiti con un segno di campanello. Così pure si suona il campanello alla presentazione al popolo dell' ostia consacrata e del calice secondo le consuetudini locali. |
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Candeliere | Ai lati del crocifisso o nell’angolo destro della mensa, vengono posti i candelieri (solitamente sono due). Le candele accese sull'altare durante la Messa servono ad esprimere onore e rispetto a Gesù e sono il suo stesso simbolo in quanto Egli è la "luce del mondo". |
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CANTARI | Sono le candele portate dai Chierichetti nei momenti importanti come le processioni o la lettura del Vangelo | |
CARTAGLORIA | Ciascuna delle tre tabelle con su scritte le principali orazioni della messa, disposte sugli altari. Sono di legno spesso laccato e rifinito a foglia oro o racchiuse in custodie di metallo coperte da vetro con cornice. Hanno tale nome perché in antico contenevano solo le diverse intonazioni del Gloria. Non sono più in uso. |
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Casula | Paramento sacro per la celebrazione della Santa Messa, che porta i colori liturgici del giorno.. La casula è la veste liturgica propria di colui che celebra il rito della messa. Le norme per l'uso del Messale Romano, riprese inoltre dalla Istruzione Redemptionis Sacramentum, indicano la casula o pianeta come veste propria del sacerdote celebrante nell'atto di celebrare il rito della Messa e ad azioni strettamente collegate ad essa. Le norme prevedono inoltre che sotto la casula si indossino, in ordine: amitto (ove previsto), camice o alba, cingolo (ove previsto) e stola; sotto la casula il Vescovo nelle messe pontificali aggiunge la dalmatica. La casula può essere di varie fogge e di vari colori. Il nome di casula deriva da piccola casa, spiegazione che si adatta alla forma tipica della veste che all’origine avvolgeva completamente chi la indossava. La stoffa, infatti, arriva fino ai polsi nella parte superiore e fino alla tibia nella parte inferiore. Questo indumento deriva, come tutti i paramenti sacri, dalle antiche vesti greche e romane; infatti la casula deriva dal-la paenula romana, molto simile per forma e caratteristiche. Questo paramento sacerdotale è stato chiamato in latino casula e planeta (pianeta). I libri liturgici hanno sempre usato questi due termini come sinonimi. Dal Concilio Vaticano II in poi, il termine «casula» è usato quasi esclusivamente, accompagnato però qualche rara volta con la parola «pianeta» come sinonimo («la casula o pianeta»). La pianeta, come oggi La conosciamo, differisce notevolmente dalla casula. |
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Cerimoniere | Colui che è incaricato di preparare le celebrazioni più importanti. Coordina i diversi servizi e fa' in modo che tutto si svolga ordinatamente e con tranquillità. Il cerimoniere deve non solo conoscere le norme, ma anche, in base all'esperienza pastorale, saper aiutare a svolgere i riti in modo fruttuoso. | |
Cero Pasquale | Simboleggia il Cristo Risorto e la sua vittoria sulla morte. Candela di grandi dimensioni, usata nella veglia di Pasqua. Rappresenta Cristo risorto, centro della storia e luce del mondo. I cinque grani di incenso che vi vengono infissi, in forma di croce, rappresentano le cinque piaghe del Risorto. E' simbolo pure della colonna di nubi o di fuoco che guidava gli Israeliti nel passaggio del Mar Rosso, simbolo del Battesimo. Durante la veglia rimane acceso al centro del presbiterio, poi è collocato accanto all'altare o all'ambone per il tempo pasquale, durante il quale è acceso a ogni celebrazione importante. Negli altri periodi è accanto al fonte battesimale. Si espone in occasione del conferimento del Battesimo e delle esequie. | |
Ceroferaio | Ministrante che porta la torcia (candela costituita da più strati combustibili attorcigliati, per evitare che si spenga). | |
CIBORIO | Edicola di marmo sostenuta da quattro colonne, contenente l’altare nelle antiche chiese cristiane. | |
Cingolo | Cordone con il quale il Sacerdote stringe alla vita il camice indossato | |
Colori Liturgici |
La differenza di colore dei paramenti serve ad esprimere in modo visibile la caratteristica particolare dei misteri che vengono celebrati nei vari periodi dell’Anno Liturgico. | |
Il Bianco : è il colore che indica purezza e santità. Si usa a Pasqua e nel Tempo di Pasqua; a Natale e nel Tempo di Natale; nella festa del Corpo e Sangue di Cristo (Corpus Domini), nella celebrazione del Battesimo, del Matrimonio e nella Messa di consacrazione di un sacerdote. A volte si usa anche nella Messa in onore della Madonna e dei Santi non martiri. | ||
Il Rosso: evoca il sangue e il fuoco. Indica il sacrificio sulla croce di Gesù e la divinità dello Spirito Santo, ma anche il sangue sparso dai Santi Martiri. Si usa la Domenica delle Palme, il Venerdì Santo, a Pentecoste, durante le feste degli evangelisti, nelle feste degli Apostoli e dei Martiri e per la Messa della Cresima. È simbolo dello Spirito Santo e del suo dono d’amore che rende capaci di testimoniare la propria fede fino al martirio. | ||
Il Verde : Il sacerdote indossa abiti verdi per le Messe del Tempo Ordinario sia nella Domenica sia durante la settimana, cioè dal Battesimo di Gesù alla Quaresima e da Pentecoste all’Avvento. E' il colore dell’attesa e della speranza. . Simboleggia la Chiesa appena sorta e l’inizio di una vita nuova ancora verdeggiante. | ||
Il Viola : è il colore che indica penitenza, richiamo alla conversione e alla stessa penitenza. Si usa in Avvento e in Quaresima, ma anche durante la celebrazione delle Messe dei defunti (in quest’ultimo caso, può anche essere usato il colore nero) |
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L'Oro : è il colore dello splendore e della gloria. Lo si può usare al posto degli altri colori (escluso il viola) per esprimere una maggiore solennità nella celebrazione della Messa di una festa. | ||
Il rosaceo si può usare, dove è tradizione, nelle domeniche Gaudete (III di Avvento) e Laetare (IV di Quaresima). | ||
L'azzurro, non è un vero e proprio colore liturgico, richiama il cielo e si può usare nelle celebrazioni che riguardano la Vergine Maria. | ||
Conopeo | E' una piccola tenda posta davanti al tabernacolo. Il suo colore varia col variare dei tempi liturgici. A volte la pisside è coperta da un drappo sagomato che porta uguale nome. |
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Coppa | Oggetto in metallo prezioso che contiene le ostie consacrate durante la comunione dei fedeli | |
Corporale | Piccolo panno di lino, inamidato e rigido di forma quadrata, su cui vengono posti il calice e la patena durante la celebrazione della Messa, o il Santissimo Sacramento per la custodia e l’esposizione. | |
Cotta | Sopravveste bianca, spesso ornata di pizzo, lunga fino al ginocchio, con maniche corte e larghe, da indossare sopra la talare. Viene usata anche dai ministranti. | |
Credenza | Tavolino situato nel presbiterio, sul quale si posano gli oggetti necessari alla celebrazione della Messa (calice, corporale) e sul quale può svolgersi la loro purificazione. | |
Croce | Segno della nostra redenzione. Sta accanto all'altare. Precede ogni processione. | |
CROCE ASTILE | E' la croce issata su di un asta per essere portata in processione; per questa sua funzione viene istoriata da ambedue le parti. Le croci "astili" più antiche sono state ornate secondo canoni iconografici ricorrenti: sul recto (parte anteriore) il Cristo inchiodato alla croce, vivente, e nel verso (parte posteriore) il Cristo morto. L'immagine del Crocifisso compare intorno al sec. IX. In seguito il Cristo crocifisso è rappresentato in rilievo sulla parte anteriore e inciso o graffito sulla parte posteriore. Nelle processioni, di solito, queste croci precedono i ministranti e il clero. |
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CROCE D’ALTARE | La croce, evocante la morte di Cristo, divenne il segno distintivo dei cristiani fin dal tempo delle persecuzioni. Il suo culto si diffuse in seguito alla "pace costantiniana" e al ritrovamento, da parte di Sant'Elena della croce sulla quale fu inchiodato Gesù. L'uso liturgico della croce d'altare è alquanto diffuso nel sec. IX: è posta su un sostegno generalmente a fianco dell'altare talvolta dietro o davanti ad esso. Dal sec. XIV si hanno croci d'altare con l'immagine del crocifisso: immagine resa obbligatoria poi per la celebrazione della Santa Messa dal messale di Pio V (1570). Fino alla riforma liturgica, voluta dal Concilio Vaticano II, veniva posta su di un gradino dell'altare rivolta alla parete. In seguito alla riforma, è collocata sulla mensa dell'altare rivolto all'assemblea o a fianco di esso. | |
Croce pettorale | è un segno per manifestare a tutti e sempre la fede in Cristo - insegne episcopali - | |
Crocifero | Inserviente che apre la processione portando la Santa Croce. L’immagine di Cristo è rivolta in direzione della processione. Solo quando è presente un arcivescovo, la croce viene portata in modo che questi possa vedere l'immagine di Cristo. Nel Rituale Ambrosiano la Croce è sempre portata con l’immagine del Crocifisso rivolta alla gente che segue. | |
Dalmatica | La dalmatica era una veste utilizzata in epoca romana e poi rimasta in uso come paramento liturgico consistente in una lunga tunica, provvista di ampie maniche, che arriva all'altezza delle ginocchia. È l'abito proprio dei diaconi. Così come la casula per i sacerdoti, essa è la veste più esterna. Al tempo dei romani era ricamata in oro, tessuta anche in filigrana d'oro, con smalto e perle. La dalmatica era una veste degli imperatori romani d'Oriente. Nella Storia della Chiesa è uno dei più antichi paramenti sacri e risale al III secolo. La dalmatica può essere indossata dal Vescovo, sotto la casula o la pianeta, durante le messe Pontificali o comunque di maggiore importanza; in questo modo si indica che il vescovo è detentore della pienezza dell'Ordine sacro. La tunicella, anticamente riservata al suddiacono, è oggi anche utilizzata in funzione di dalmatica, date le loro caratteristiche simili. La tunicella, infatti, è di dimensioni minori rispetto alla dalmatica ed è provvista di maniche più corte. |
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Evangelario | Libro liturgico con il testo dei Vangeli, edito in forma particolarmente ricca, come merita la sua importanza. | |
FALDISTORIO | Parola derivante dal franco faldistòl (sedia pieghevole), tradotto nel latino medioevale con faldistorium. E' un seggio senza spalliera convenientemente rivestito, usato dal vescovo nelle celebrazioni liturgiche, o per appoggiare le braccia quando è inginocchiato a terra sul cuscino. Utilizzato come sedia dal vescovo non diocesano, o dall'ordinario quando assiste a una celebrazione presieduta da un cardinale. | |
Fonte Battesimale | Una vasca dove viene celebrato il Santo Battesimo | |
Incensiere o turibolo e navicella | Piccolo catino con del fuoco per l'incenso durante le funzioni liturgiche. Viene usato insieme ad un piccolo recipiente a forma di nave che contiene l’incenso e che prende il nome di navicella | |
Incenso | è una speciale resina profumata venuta dall'Oriente. Quando brucia su dei carboni, in un turibolo, emana un fumo profumato. La liturgia l'utilizza per esprimere la preghiera di venerazione ed è segno di adorazione a Dio. Infatti, il fumo profumato simbolizza la preghiera di odore piacevole, che sale verso Dio. L'incensazione si opera con l'oscillazione del turibolo. Colui che usa il turibolo si chiama turiferario | |
Lampada | È stabilito che accanto al tabernacolo che contiene l’eucarestia, arda giorno e notte una lampada ad olio o una candela di cera. Può essere pensile o con base appoggiata sull’altare. Indica ai fedeli la presenza delle Specie Eucaristiche e ricorda che Gesù è sempre vivo e presente in mezzo a noi. | |
Leggio | Arredo su cui si appoggiano i libri sacri. Si trova normalmente all’ambone con il Lezionario, alla sede o sull’altare con il Messale. | |
Lettore | Il fedele, uomo o donna, incaricato della lettura dei testi biblici, con esclusione del Vangelo, può proclamare le intenzioni della preghiera dei fedeli. Dal 1972 è anche un ministero istituito per uomini che abbiano comunque un’attività a servizio della fede. | |
Lezionario | Libro liturgico contenente le letture della Sacra Scrittura - 1a e 2a lettura, Salmo responsoriale, Vangelo- , destinate alla Messa o ad altre celebrazioni dal quale si proclama la Parola di Dio. E’ in nove volumi: tre riguardano il Lezionario domenicale-festivo (uno per anno liturgico: A, B, C); tre riguardano, sempre per anno liturgico, il Lezionario feriale e gli altri tre per le celebrazioni dei Santi, per le Messe Rituali e votive e “ad diversae”. | |
Libri liturgici | Contengono i testi e i gesti in uso nelle celebrazioni, raccolti in uno o più volumi. | |
MANIPOLO | Simile alla stola ma più corto, veniva portato legato al braccio sinistro. Anche qui quasi sempre con le tre croci. Deriva dal fazzoletto legato al braccio sinistro usato dagli antichi romani. Con la riforma del Concilio Ecumenico Vaticano II non è più citato, e quindi anche se non abolito non viene usato. Il vescovo lo indossava solo dopo le prime preghiere ai piedi dell’altare ed era il cerimoniere a porgerglielo. Secondo alcuni storici ciò era dovuto al fatto che il fazzoletto era una specie di segno di autorità/riconoscimento dato al cerimoniere che organizzava la complessa formazione della processione. Colori: segue i colori liturgici. |
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Manutergio (Asciugatoio) |
Panno di piccola dimensione, a forma rettangolare, con il quale il sacerdote si asciuga le mani dopo il lavabo | |
Messale | Libro per la celebrazione della Messa; contiene le orazioni del sacerdote, quelle fisse e quelle variabili. | |
MITRIA |
Di derivazione incerta: forse un copricapo simile a un turbante, forse un’infula da mettere sulla fronte, forse il copricapo dei sacerdoti del culto di Mitra. Compare fra l’VIII e X secolo, a forma pressappoco conica. Acquista poi una depressione al centro, e infine diviene circa come oggi, quando si era ormai diffusa presso un po’ tutti i vescovi. Oggi è formata da due fogli di stoffa rinforzata, pentagonali e cuciti ai lati, in modo che discostandoli si faccia posto per la testa, e le punte restino divaricate. Dietro la mitria vi sono due strisce di stoffa, aggiunte nel XII sec. (chiamate infule o vitte) che una volta venivano fatte passare davanti e ricadere sul petto, ora vengono lasciate cadere sulle spalle e la schiena. E’ simbolo di autori-tà sacra, della pienezza del sacerdozio e della missione di santificare.
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Navicella | Recipiente così chiamato per la sua forma e destinato a contenere i grani d’incenso. | |
Olio | Nella nostra liturgia l’olio viene usato: | |
Nel battesimo: il sacerdote unge il bambino con l’olio dei Catecumeni, poi con il Crisma per significare la sua consacrazione: entra nel popolo di Dio ed inizia a partecipare al sacerdozio di Cristo. | ||
Nella cresima: il Vescovo segna la fronte del cresimando col Crisma (olio misto a balsamo). Si è così consacrati testimoni della fede. | ||
Nell’unzione degli infermi: l’olio cancella i peccati e aiuta il malato a superare con coraggio la sua malattia. | ||
Nel sacramento dell’ordine: il Vescovo unge con il Crisma le mani dei nuovi presbiteri e il capo di un nuovo Vescovo come segno della consacrazione avvenuta per opera di Dio. | ||
Ostensorio | Arredo che serve ad esporre all’adorazione dei fedeli l’Ostia consacrata (o a portarla in processione) ed a impartire la benedizione eucaristica: la forma a raggiera, talvolta ornata di gemme, è oggi la più comune. Nel corso dei secoli sono stati prodotti numerosi ostensori che sono dei veri capolavori di arte orafa. |
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PALA | Composizione dipinta o scolpita che sui vecchi altari si pone sul fondo degli stessi. In tutte le epoche gli artisti, soprattutto pittori, si sono cimentati nella creazioni di queste composizioni, trattando sempre temi religiosi e raggiungendo spesso livelli di somma arte. | |
PALIOTTO | Paramento che copre la parte anteriore dell’altare, di stoffa, legno o materiali preziosi variamente ornati. E’ inserito in una cornice di legno o metallo asportabile. I principali materiali invece utilizzati per il paliotto fisso, che forma un tutt’uno con l’altare e che spesso è di notevole pregio artistico, sono marmo, stucco e avorio. |
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Palla | Quadrato di lino bianco inamidato che durante la messa copre il calice o la patena sulla quale è già stata deposta l’ostia consacrata. | |
PALLIO | Striscia di lana bianca, di dimensioni analoghe alla stola, ma sempre bianca con disegnate o cucite delle croci nere. Vien portata in modo da circondare le spalle (avanti e indietro) e in modo che il lembo anteriore cada davanti e quello posteriore dietro. Alcuni palli venivano cuciti in modo da essere fissi: un anello dove infilare la testa e una striscia anteriore e una posteriore cucite a questo anello. In corrispondenza delle croci vi è un’asola per potervi infilare (volendo) delle spille preziose. Il pallio viene da un convento particolare a Roma sono benedetti in giorno di S. Agnese e conservati sotto l’altare della Confessione in S. Pietro. vengono consegnati su richiesta a metropoliti e particolari vescovi che ne hanno avuto la concessione. Chi ne ha diritto lo può portare solo nella sua area pastorale (es. un vescovo lo può indossare solo dentro la propria diocesi). Colori: sempre e solo bianco con croci nere, anche se anticamente queste erano di altro colore (es. rosse). |
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PASTORALE | Asta metallica ricurva in alto ispirata al bastone dei pastori. In origine veniva usato dagli abati orientali; oggi è utilizzato nei riti solenni o di particolare importanza dai vescovi, dagli abati e da chi ne ha avuto concessione pontificia. In latino era detto bàculus. I pastorali più antichi terminavano con una palla o una croce a forma di tau; oggi termina per lo più in un ricciolo con vari ornamenti, spesso il ricciolo include una croce. Il pastorale del papa è diverso e termina in forma di croce al posto del ricciolo. La parte superiore, curva, indica la sollecitudine del pastore che incita al bene e si ritrae dal male mentre la parte media indica l'appoggio nella fatica di dirigere e guidare i fedeli e quella inferiore, lo stimolo nel punire il male e nell'incitare al bene. I vescovi lo usano solo nella propria area di pertinenza. (es. un vescovo lo può impugnare solo dentro la propria diocesi). Quando non è impugnato dal vescovo viene tenuto da un chierico che lo regge non toccandolo con le mani ma attraverso uno speciale paramento che porta sulle spalle e ricade davanti, simile al velo omerale o continenza. |
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Patena | Piattino in forma circolare, anch'esso di metallo pregiato, sul quale è posta l'Ostia durante la Santa Messa | |
Pianeta | Deriva da una veste romana, è divenuta nei secoli un rettangolo di stoffa con gli angoli arrotondati larga circa come le spalle, e che ricade davanti e dietro il sacerdote, grazie a un’apertura al centro che permette di infilare la testa. E’ il simbolo del sacerdozio, viene portata da sacerdoti di ogni ordine e grado (da presbitero in su) e quasi esclusivamente durante la messa. Anche le pianete sono state ricamate e impreziosite, sia con galloni e decorazioni, sia con ricami, gemme, oro e figure di uva e pampini (allusione al vino dell’eucaristia) animali (l’agnello simbolo di Cristo che si immola per gli uomini) personaggi o scene bibliche. Si usa sopra il camice, l’amitto il cingolo e la stola è confezionato nei vari colori liturgici. |
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Piattino | serve per non far cadere briciole delle ostie consacrate per terra. | |
Pisside | Contenitore per la custodia o il trasporto della Santa Comunione sotto le specie del pane. Originariamente una scatola provvista di coperchio, cui nel periodo gotico si aggiunse un sostegno rendendola sempre più simile a un calice. | |
Piviale | Lo si fa derivare idealmente da “pluviale” (abito da pioggia) anche se in realtà dovrebbe derivare dalla cappa degli abati e monaci usata nel coro e nelle processioni. Lo si usa soprattutto durante le processioni (e da qui è giustificata l’etimologia). E’ costituito da un semicerchio, con un raggio simile all’altezza della persona che lo deve indossare. Ponendolo sul collo al centro del semicerchio esso ricade attorno al corpo. Viene fermato sul davanti da una spilla, da un fermaglio a rettangolo, a volte prezioso. Fin da quando sono raffigurati i piviali questo fermaglio è ricco di decorazioni, immagini, oro e gemme. Sul retro (abbottonato vicino al bordo retto, corrispondente al diametro del semicerchio) vi è un altro pezzo di stoffa semicircolare, che è chiamata “scudo”, ed è il resto dell’antico cap-puccio. Anch’esso porta spesso ricami preziosi. Il piviale viene usato nella generalità delle celebrazioni liturgiche al di fuori della messa, per la quale si usa invece la pianeta o la casula. Viene usato ad esempio per le processioni, per i Vespri, per le benedizioni col SS. Sacramento, ecc. Viene portato sopra amitto e camice e (quando è concessa) la stola. Non è propriamente un abito sacerdotale, perché viene usato anche dai chierici minori, o dai cantori (salmisti) che intonano il primo versetto dei salmi durante la celebrazione dei vespri. Molti piviali portano galloni, decorazioni, e/o ricami e gemme, e sono dei veri capolavori molto preziosi. I piviali sono una veste piuttosto comune, perché prodotti in un numero notevole: in certe funzioni ne servivano almeno cinque dello stesso colore: per il celebrante, per i salmisti…. Segue i colori liturgici. |
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PREDELLA | Largo gradino di legno o pietra che fa da base all’altare, quando questo non sia già posto in un presbiterio elevato sopra il piano della navata. Porta lo stesso nome la parte inferiore dell’altare che si alza sopra la mensa. |
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Presbiterio | Nelle basiliche, la zona dell’altare che per motivi pratici è stata delimitata ben presto da cancelli, dai quali in seguito si è sviluppata la balaustra per la distribuzione della Comunione. Oggi il presbiterio deve venir posto convenientemente in evidenza rispetto al resto del vano, mediante un leggero rialzo, o disposizione e arredo particolari; deve inoltre offrire spazio sufficiente a permettere il degno svolgimento della liturgia. Il termine indica anche l’insieme dei sacerdoti di una diocesi, che guidano la Chiesa facendo capo al vescovo. | |
Pulpito | Piccolo scanno soprelevato al centro della Chiesa che serviva un tempo per prediche, panegirici ed omelie | |
Purificatorio | Piccolo panno di lino, dalla forma e dalla misura di un fazzoletto, che serve ad asciugare il calice, a pulire la patena e il bordo del calice nella Comunione al calice. Viene portato all’altare insieme al calice durante la presentazione dei doni. | |
RESIDENZA | Tronetto al centro dell’altare, per esporre alla vista dei fedeli il SS. Sacramento | |
Rituale | Libro liturgico per la celebrazione dei Sacramenti e dei Sacramentali; è pubblicato in singoli libri separati. | |
Secchiello | Vi si mette l’acqua benedetta che serve per le aspersioni liturgiche. | |
SEDE | È una sedia solenne, posta nel presbiterio, sulla quale siede il sacerdote che presiede le sacre celebrazioni | |
Stola | Una striscia di stoffa lunga e relativamente stretta, che equivale ad una fascia di stoffa larga alcuni centimetri (da pochi centimetri in certe stole moderne ai 10-20 cm di quelle tradizionali) e lunga oltre un paio di metri, che viene portata in vari modi a seconda del grado. Il diacono la porta sulla spalla sinistra e con le due estremità legate sul fianco destro (a tracolla) indica che la destra deve essere libera per servire. Il vescovo e il prete la portano con le due bande che ricadono davanti. Può essere portata sia sopra la cotta che il camice. Nel primo caso viene lasciata libera (a volte essa dispone di una cordicella o di un nastro propri), nel secondo caso viene legata con il cingolo. Fino a poco tempo fa il prete (presbitero) la doveva legare incrociandola sul petto; legarla diritta era privilegio del vescovo. Questa differenza tra dritta e incrociata oggi non è più seguita. La stola può essere semplice, quasi sempre però ha almeno il ricamo di tre croci (due a ciascuna estremità e una a metà, vicino al collo) oppure impreziosita con ricami, gemme, immagini di santi o addirittura scene bibliche. La stola è sempre portata sotto la casula, la pianeta, la dalmatica, il piviale (se chi la porta è almeno presbitero). La stola richiederebbe sempre l’uso del camice (con altri paramenti) o l’uso della cotta (se portata come unico paramento sacerdotale), ma molti sacerdoti usano la stola direttamente sull’abito talare (es. per le confessioni). Colori: segue parzialmente i colori liturgici, nel senso che in alcuni casi ha un colore non attinente alle funzioni previste. |
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Stola diagonale | Stola propria del diacono indossata sulla spalla sinistra. | |
Tabernacolo | E' una minuscola costruzione abitualmente in marmo con porticina di metallo o interamente di metallo, posta sull’altare maggiore e sugli altari deputati alla custodia del Santissimo Sacramento. Al suo interno si conservano le Ostie consacrate contenute nella pisside. | |
Tarcisiana | Lunga veste bianca per chierichetti, con strisce rosse a partire dalle spalle fino ai piedi. | |
Tovaglia | Devono coprire la mensa e scendere lateralmente. I tessuti abitualmente impiegati sono lino o di canapa. | |
Tunica | Camice lungo sino alle caviglie, indossato abitualmente dagli antichi sotto il vestito. Da esso derivano il camice e la talare. Sovente i ministranti indossano, durante la Messa, una versione moderna della tunica, tagliata a mantello. | |
TUNICELLA | La tunicella (letteralmente piccola tonaca) oggi è identica alla dalmatica, anche se deriva da un indumento diverso e più modesto. Era destinata ad essere indossata dal suddiacono. La figura del suddiacono è stata abolita, e a volte la tunicella viene usata da chi ne ha preso le veci. La tunicella, come la dalmatica, è ornata in modo analogo a piviali e pianete. Per tradizione porta due strisce o galloni verticali, una a destra e l’altra a sinistra, forse in ricordo del “clavio” che indicava la natura regale della veste (il “clavio” era la striscia di porpora riservata all’Imperatore, ai senatori e altri dignitari ben definiti). Segue i colori liturgici. |
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Turibolo | Recipiente spesso preziosamente argentato, a cui sono fissate delle catenelle e chiuso da un coperchio con fori. Contiene un secondo recipiente con carboni accesi, sui quali bruciano grani di incenso. | |
Turiferario | Inserviente che porta il turibolo. | |
Velo omerale | Panno per coprire e riparare in segno di rispetto; soprattutto da portare sulle spalle (velo omerale), quando il sacerdote tiene l’ostensorio durante la benedizione eucaristica solenne o durante una processione: oppure per coprire il calice, finché rimane sulla credenza, prima che venga posto sull'altare, alla presentazione delle offerte. Va portato sopra ogni altra veste. Una variante del velo omerale è una stoffa di dimensioni analoghe, ma di impiego più modesto: serve ai chierici che devono portare le mitrie, il pastorale o altri accessori in modo da non toccarli con le mani, cosa che sarebbe sembrata poco cortese. Ricordiamo che i guanti liturgici sono un privilegio molto esclusivo riservato ai soli vescovi (e ovviamente il papa). |
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Vescovo | Il sacerdote che, per mezzo della consacrazione episcopale, ha ricevuto la pienezza del sacerdozio, e al quale il Papa ha conferito il governo ordinario di una diocesi. Successore degli Apostoli ha il compito di istruire e governare spiritualmente il popolo affidatogli. Ha anche il potere di consacrare i nuovi sacerdoti. | |
Viatico | La Comunione dei morenti, unita spesso alla celebrazione della Penitenza e alla Unzione degli infermi. | |
ZUCCHETTO | Copricapo a forma di piccola calotta portato dal vescovo; è di colore violaceo per i vescovi, rosso per i cardinali. |