ABBIGLIAMENTO E PARAMENTI SACRI
GLI ABITI FESTIVI DEI CRISTIANI PER LA CELEBRAZIONE DEI SACRAMENTI
Da diverse generazioni, i cristiani hanno utilizzato gli abiti migliori, più belli e meglio confezionati, per partecipare ai vari sacramenti, e in particolare alla celebrazione dei sacramenti del Battesimo, dell'Eucaristia – Prima Comunione ed Eucaristia domenicale – e del Matrimonio.
QUALE SIGNIFICATO RELIGIOSO HANNO TALI ABITI?
La liturgia della Chiesa riserva un ruolo importante ai segni, e dunque anche all'abbigliamento delle persone che vi partecipano. Attraverso i segni viene espresso visibilmente ciò che è invisibile.
Il culto liturgico coinvolge la persona intera: il suo intelletto, i suoi sentimenti ed i suoi sensi, la sua anima e il suo corpo, la sua dimensione interiore ed esteriore. La retta disposizione interiore, richiesta dal servizio a Dio, si esprime anche nel comportamento esteriore e nell'abbigliamento, in quanto gli elementi esteriori contribuiscono a rafforzare le attitudini, i sentimenti e le convinzioni interiori.
Il mondo materiale, inoltre, prezioso e buono, è un mezzo importante attraverso il quale Dio si manifesta all'uomo e attraverso il quale la persona conosce e comunica con Dio.
Gli abiti festivi esprimono la fede e la devozione di coloro che li hanno commissionati, confezionati e di quanti li indossano. Tali vesti oltre che esprimere, possono anche favorire, alimentare e rafforzare la fede e devozione di tutti i partecipanti alla celebrazione sacramentaria, i quali possono così comprendere maggiormente l'importanza della celebrazione anche dal particolare e festivo abbigliamento delle persone. Infatti conta molto non solo ciò che essi ascoltano, ma anche ciò che vedono. Invece la trascuratezza anche nel modo di vestire è indice che la fede è debole e che scarsa è l'importanza attribuita all'azione che si sta compiendo.
La particolare cura nel vestiario usato per la celebrazione dei sacramenti esprime la distinzione fra sacro e profano nella vita quotidiana. Questa distinzione è particolarmente importante nel nostro tempo, in quanto si osserva una tendenza a cancellare la distinzione tra «sacrum» e «profanum», data la generale diffusa tendenza (almeno in certi luoghi) alla dissacrazione di ogni cosa. Occorre invece riscoprire, evidenziare e rispettare la sacralità del mistero di Dio, che si fa presente e che agisce in modo speciale nei Sacramenti, istituiti da Cristo e custoditi e celebrati con devozione dalla Chiesa lungo i secoli.
Gli abiti festivi aiutano anche a cogliere la dimensione comunitaria insita in ogni Sacramento, che è sempre celebrazione di tutta la Chiesa. Infatti, poiché l'uomo ha una natura che lo porta a vivere in società, ha bisogno delle espressioni sensibili che lo aiutino a vivere questa esperienza della vita comunitaria. Le vesti indossate dai partecipanti alla celebrazione di un sacramento evidenziano la sua dimensione comunitaria, ecclesiale e non solo individuale. E' la celebrazione festosa, non solo di tutta una comunità familiare, parentale, parrocchiale, ma anche di tutta la Chiesa, che condivide la gioia del singolo.
LE VESTI DEL SACERDOTE PER LA CELEBRAZIONE DEI SACRAMENTI
Quanto detto circa gli abiti festivi indossati dai fedeli quando partecipano alla celebrazione dei Sacramenti cristiani, è valido anche per i paramenti liturgici utilizzati dal sacerdote nel presiedere la celebrazione dei vari Sacramenti.
Ma occorre aggiungere ulteriori motivazioni e finalità che giustificano, in modo specifico e proprio, l'uso di dignitosi paramenti liturgici da parte del sacerdote. Ed è proprio per questi specifici motivi e significati che le vesti che indossano i sacerdoti, prima di essere destinate all'uso liturgico, vengono opportunamente benedette.
QUALI SONO LE FINALITA' SPECIFICHE DELLE VESTI LITURGICHE DEL SACERDOTE CELEBRANTE?
Il paramento liturgico indossato dal sacerdote nella celebrazione dei sacramenti indica la particolare missione che svolge il sacerdote nella celebrazione sacramentaria. Egli, in ogni sacramento, agisce non semplicemente come uomo, ma come rappresentante di Cristo.
L'abito, che il sacerdote indossa, gli ricorda che non può considerarsi come un «proprietario», che liberamente dispone del testo liturgico e del sacro rito come di un suo bene peculiare, così da dargli uno stile personale e arbitrario, ma gli ricorda che sta agendo a nome di un Altro, compiendo una missione che è distinta da quella degli altri fedeli.
Infatti "nella Chiesa, corpo mistico di Cristo, non tutte le membra svolgono lo stesso compito. Questa diversità di compiti, nella celebrazione dell'Eucaristia, si manifesta esteriormente con la diversità delle vesti sacre, che perciò devono essere segno dell'ufficio proprio di ogni ministro" (MESSALE ROMANO, Ordinamento generale, n. 335).
Tenendo conto di ciò, la Chiesa è intervenuta a dare opportune indicazioni sul come devono essere in generale gli arredamenti liturgici e in particolare le vesti sacre, al fine anche di esprimere al meglio la dimensione innanzi tutto religiosa e spirituale della celebrazione sacramentaria, evitando ogni forma di spettacolarizzazione o di rappresentazione teatrale.
Devono ispirarsi ad uno stile di semplicità, nelle forme e nei materiali usati, senza eccessivi ornamenti e sfarzi. Gli ornamenti possono presentare immagini o simboli, che ne indichino l'uso sacro.
(MESSALE ROMANO, Ordinamento generale, nn. 289; 342-344, 390).
QUAL E' LA TIPOLOGIA DELLE VESTI LITURGICHE DEL CELEBRANTE?
Ecco i principali tipi di vesti liturgiche utilizzate dal sacerdote per la celebrazione dei sacramenti:
L'amitto: panno bianco da applicare intorno al collo, quando il camice non copre completamente l'abito comune del sacerdote. È un panno di forma rettangolare di ca. 80 per 60 centimetri, che viene posto intorno al collo e sulle spalle per coprire l'abito comune. Viene legato ai fianchi grazie a due fettucce, le quali possono essere cucite all'amitto o da esso separabili. L'amitto può essere di tela, di lino o di canapa; al centro ha una croce che viene baciata dal sacerdote prima di indossarlo. Mentre il ministro lo indossa recita in segreto " Imponi, o Signore, sul mio capo l'elmo della salvezza, per vincere gli assalti del demonio". Si porta sotto il camice nel rito romano sopra nel rito ambrosiano.
Il camice o alba: veste di stoffa bianca, che è lunga sino alle caviglie e che copre completamente l'abito del sacerdote. Esso è indossato non solo dal sacerdote presidente, ma anche dai ministri e dai ministranti. Indossando il camice si intende richiamare simbolicamente il battesimo, nel quale ogni cristiano riceve la nuova veste bianca, simbolo stesso della purezza di Cristo. Il sacerdote, mentre lo indossa prima della Celebrazione eucaristica, recita la seguente preghiera: "Purificami, Signore, e monda il mio cuore, perché per il Sangue dell'Agnello senza macchia io meriti le gioie eterne". I camici moderni sono provvisti di un colletto che aderisce al collo e sono muniti di cerniere sul petto o sulla spalla. Vi sono inoltre nuove tipologie di camice che richiamano le vesti monastiche con maniche larghe e cappucci. Sopra il camice il celebrante indossa il cingolo alla vita, la stola, la casula (o, se è un diacono, la dalmatica).
Il cingolo: cintura in stoffa che stringe il camice a livello dei fianchi del celebrante. Può essere omesso purché il camice sia fatto in modo tale da aderire da solo ai fianchi. Il sacerdote mentre lo indossa prima della celebrazione eucaristica, recita la seguente preghiera: "Cingimi, Signore, con il cingolo della purezza e liberami dalle passioni della libidine, affinché rimanga sempre in me la virtù della continenza e della castità". Esso è quindi segno penitenziale e ricorda anche gli Ebrei che consumarono l'agnello pasquale con i fianchi cinti (Es 12,11).
La stola: il più importante paramento, è a forma di sciarpa, portata dal sacerdote e dal vescovo sul collo. Il diacono invece la indossa di traverso sulla spalla sinistra. Il colore varia a seconda dei tempi liturgici. Il sacerdote, mentre la indossa prima della Celebrazione eucaristica, recita la seguente preghiera: "Donami, Signore, la stola dell'immortalità, che persi a causa del peccato dei progenitori; e benché indegnamente accedo ai tuoi santi misteri, io ottenga ugualmente la tua grazia"; la stola è infatti segno dei fiumi d'acqua viva che scendono sugli eletti (Gv 7, 38)
La casula (o pianeta): paramento che il sacerdote celebrante indossa sopra il camice e la stola; è confezionato nei vari colori liturgici.
La cotta: sopravveste bianca, spesso ornata di pizzo, lunga fino al ginocchio, con maniche corte e larghe, da indossare sopra la talare. Viene usata anche dai ministranti, che servono all'altare (chierichetti). La cotta viene indossata dal clero in tutte le celebrazioni liturgiche, fatta eccezione della messa (in questo caso i diaconi, i presbiteri o i vescovi celebranti devono obbligatoriamente indossare il camice). Se durante la celebrazione della messa è presente un ministro ordinato che indossa la cotta, significa che questi non sta celebrando o concelebrando ma semplicemente assistendo.
La dalmatica è un paramento liturgico consistente in una lunga tunica che arriva all'altezza delle ginocchia e provvista di ampie maniche. Era ricamata in oro, tessuta anche in filigrana d'oro, con smalto e perle, ai tempi dei romani ed ancora oggi viene prodotta con questi materiali. Essa è l'abito proprio dei diaconi, che la indossano nelle Celebrazioni liturgiche.
Il velo omerale: panno per coprire e riparare in segno di rispetto, da portare sulle spalle, quando il sacerdote tiene l'ostensorio durante la benedizione eucaristica solenne o durante una processione presentazione delle offerte
Il piviale: veste liturgica usata originariamente per le processioni e in seguito anche per la Liturgia delle Ore nelle feste solenni e per la celebrazione dei Sacramenti al di fuori della Messa e per la benedizione col Santissimo Sacramento.