L’uso dell’incenso
L’uso dell’incenso è in sostanza un gesto semplice: si brucia, in un apposito contenitore (incensiere o turibolo), una resina che provoca un fumo profumato.
Il suo simbolismo è tuttavia complesso ed articolato, poiché comprende il consumarsi bruciando dell’incenso, il salire del fumo che ne risulta verso l’alto e il profumo che esso emana pervade l’ambiente.
Incensare è preghiera in azione
Il salire verso l’alto è visto dalla Bibbia come immagine della preghiera e del credente che sale verso il cielo, il “luogo simbolico” di Dio (cf. Sal 141,1-2), o delle preghiere dei “santi” che si elevano verso il suo trono (cf. Ap 8,1-4): incensare è dunque preghiera in azione, insieme lode e supplica presentate all’Altissimo dal suo popolo, che totalmente a lui si affida; per questo esso è segno di gioia e di festa grande.
Da questo fondamentale significato dipende poi anche l’uso dell’incenso come espressione di onore e adorazione (cf. l’episodio evangelico dei Magi: Mt 2,2.11), e quindi di riconoscimento di una qualche particolare forma di presenza di Dio in chi o in quello che si incensa: per es. il sacerdote, il libro della Parola o l’altare nella celebrazione eucaristica, ma anche la stessa assemblea riunita, vera immagine della Chiesa in cui è presente il suo Capo e Signore.
Espressione del dono di sè
Il fatto che questo “fumo che sale” abbia un buon odore, poi, viene interpretato dalla Scrittura come una immagine del fatto che esso è come un «sacrificio gradito a Dio» (cf. Lv 2,1-2); spesso il Nuovo Testamento identifica con i credenti e con la loro vita questo «sacrificio gradito e profumato» ( cf. 2Cor 2,15) (Noi siamo per Dio il buon profumo di Cristo, cf. anche Ef 5,2) e Fil 4,18 (dove Paolo qualifica gli aiuti inviatigli dai credenti di Filippi «profumo di soave odore, sacrificio accetto e gradito a Dio»).
Dunque, sotto questo profilo, l’incenso viene utilizzato come espressione dell’accettazione di Dio e, soprattutto, dell’atteggiamento di offerta e dono di sé dei credenti davanti a lui, ad imitazione del loro Signore e Maestro; sempre in caso della celebrazione eucaristica, questo è ben visibile nell’uso dell’incenso al momento della presentazione dei doni quando tutto quello che c’è in chiesa – persone e cose- viene unito nell’incensazione alle offerte in senso stretto (quelle poste sull’altare) e – attraverso di esse- con Cristo Gesù che offre la vita per i suoi.
Insieme a questo significato fondamentale dell’essere profumato, l’incenso assume talvolta nella Scrittura anche ilvalore di purificazione ed espiazione (cf. Nm 17,12): come infatti il profumo allontana cattivi odori, così l’incenso può anche indicare la cacciata e l’allontanamento del Maligno da ciò che si incensa/offre; in questo senso, incensare può essere inteso nel senso di “benedire”, specialmente se il gesto avviene tracciando segni di croce.
Infine, l’essere bruciato per poter produrre il proprio buon profumo viene solitamente interpretato come un ulteriore rafforzamento del carattere di sacrificio che l’offerta di sé comporta: come i grani aromatici si consumano nel fuoco ed in questa maniera emettono un piacevole profumo, così l’intera vita dei credenti è gradita a Dio se accetta di consumarsi ogni giorno nel sacrificio e nel dono di sé.
L’uso dell’incenso nelle celebrazioni (cf. Ordinamento generale del Messale Romano)
L’uso dell’incenso in qualsiasi forma di Messa è facoltativo. Si può usare l’incenso:
• Durante la processione di ingresso
• All’inizio della Messa, per incensare l’altare
• Alla processione ed alla proclamazione del Vangelo
• All’offertorio, per incensare le offerte, l’altare, il sacerdote e il popolo,
• All’elevazione dell’ostia e del calice dopo la consacrazione.
Si può inoltre precisare che l’uso dell’incenso è previsto normalmente:
• Nel rito delle esequie
• Nell’esposizione dell’Eucaristia
• Nelle processioni della Presentazione del Signore, della Domenica delle Palme, del Corpo e Sangue del Signore
• Nella Messa in Cena Domini, nella celebrazione della Passione, nella Veglia Pasquale
• Nella dedicazione della Chiesa e dell’Altare
• Nella visita Pastorale dell’Arcivescovo