Sabato Santo

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Il Sabato Santo è un giorno “a-liturgico“, cioè privo di liturgie. Non si compie nessuna celebrazione, se non alla sera la grande veglia pasquale, che S. Agostino definiva “la madre di tutte le Veglie“.

 

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PER LA CELEBRAZIONE

• La Veglia pasquale non gode certo della stessa popolarità della Messa di mezzanotte di Natale... Ciò non toglie che questa liturgia (sul piano della fede, se non su quello della tradizione) sia obiettivamente la più importante di tutto l’anno. Per questo essa richiede la massima cura nella preparazione e nella celebrazione, usando con intelligenza delle previste possibilità di adattamento alle singole assemblee.

 

La Veglia pa­squale deve essere presentata come l’inizio della festa di Pasqua e va celebrata nella notte (l’ideale è iniziare verso le ore 23; in ogni caso, non prima delle ore 21).

• Per l’inizio della celebrazione suggeriamo due soluzioni alternative.

a) Dove la cosa è possibile, ci si riunisca fuori della chiesa, in un luogo non troppo lontano, attorno al fuoco preparato in precedenza. Qui avverrà l’accensione del cero, dopo la monizione iniziale da parte del sacerdote e l’orazione che si trova nel Messale a p. 162. Di qui si muoverà la processione con le candele accese per recarsi in chiesa, cantando.

b) Dove questo non sia possibile, si può fare così:

– ci si riunisce in chiesa, lasciando però le luci al minimo, appena l’indispensabile per non inciampare. Qualcuno accoglie la gente alla porta, consegnando a ciascuno una candela (spenta);

– il sacerdote e i ministranti giungono dalla sacrestia con una candelina accesa; dopo la monizione introduttiva e l’orazione (come sopra), il sacerdote accende il cero - collocato già in precedenza nel presbiterio - cantando “Cristo, luce del mondo”, oppure un’altra acclamazione, come sopra;

– dal cero accendono la loro candela il sacerdote e i ministranti, comunicando poi la fiamma dagli uni agli altri a tutti i fedeli, mentre si canta l’annuncio pasquale; nello stesso tempo si accendono gradualmente tutte le luci nella chiesa.

• L’annuncio pasquale può essere cantato come si trova nel Messale a p. 1091ss; per alleggerirlo un po’ si può inserire, secondo l’indicazione del Messale stesso, il ritornello Tu sei la luce che troviamo anche nel repertorio diocesano.

• La Liturgia battesimale (augurandosi che sia reale e non solo... commemorativa; cf Rito del battesimo dei bambini, cap. V, p. 145) inizia con le litanie dei Santi; per quanto possibile è bene cantarle: cf Messale, pp. 1098-1100, anche nel repertorio diocesano (n 2700)

Si inviti tutta l’assemblea a unirsi alla rinunzia a Satana e alla professione di fede dei genitori e padrini (senza ripetere la “Rinnovazione delle promesse battesimali” dopo il battesimo).

Al termine del rito battesimale il sacerdote passa in mezzo all’assemblea aspergendo i presenti con l’acqua benedetta, mentre si esegue un canto adatto.

• Attenzione a non lasciar “cadere” il tono della celebrazione al momento della Liturgia eucaristica: si faccia la processione di presentazione dei doni, si curi la partecipazione intensa alla preghiera eucaristica con il canto del Santo, dell’acclamazione dopo la consacrazione e dell’Amen finale. Per quanto possibile, sia prevista (e ben organizzata) la comunione sotto le due specie (cf Paschalis sollemnitatis, n. 92).

 

VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA

I - LITURGIA DELLA LUCE

Il fuoco nuovo e la luce del cero sono simboli di Gesù risorto che vince le tenebre del male.

L’assemblea si raduna fuori della chiesa, attorno al fuoco che divampa.

Dove non si può accendere il fuoco, si adatta il rito alla situazione. Il sacerdote saluta, nel modo consueto, il popolo radunato e lo esorta a celebrare degnamente questa Veglia con una partecipazione piena e cosciente, nel modo che gli è proprio.

 

Fratelli,

in questa santissima notte, nella quale Gesù Cristo nostro Signore passò dalla morte alla vita, la Chiesa, diffusa su tutta la terra, chiama i suoi figli a vegliare in preghiera.

Rivivremo la Pasqua del Signore nell’ascolto della Parola e nella partecipazione ai Sacramenti; Cristo risorto confermerà in noi la speranza di partecipare alla sua vittoria sulla morte e di vivere con lui in Dio Padre.

 

ACCENSIONE DEL FUOCO E BENEDIZIONE

 

BENEDIZIONE DEL FUOCO NUOVO20160326 202235

Preghiamo.

O Padre, che per mezzo del tuo Figlio

ci hai comunicato la fiamma viva della tua gloria,

benedici questo fuoco nuovo,

fa’ che le feste pasquali accendano in noi il desiderio del cielo,

e ci guidino, rinnovati nello spirito,

alla festa dello splendore eterno.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

PREPARAZIONE DEL CERO PASQUALE

Il sacerdote incide una croce sul cero pasquale per configurarlo a Gesù Cristo; poi incide l’alfa e l’omega, prima e ultima lettera dell’alfabeto greco, per indicare che Cristo è il principio e la fine di tutte le cose; infine incide le cifre dell’anno per significare che Gesù – Signore del tempo e della storia – vive oggi per noi. 20160326 222821

Nel compiere tali riti il sacerdote dice:

 

Il Cristo ieri e oggi:

Principio e Fine, Alfa e Omega.

A lui appartengono il tempo e i secoli.

A lui la gloria e il potere

per tutti i secoli in eterno. Amen.

Per mezzo delle sue sante piaghe gloriose,

ci protegga e ci custodisca il Cristo Signore. Amen.

 

Al fuoco nuovo il sacerdote accende il cero, dicendo:

La luce del Cristo che risorge glorioso

disperda le tenebre del cuore e dello spirito.

 

 

PROCESSIONE DI ENTRATA CON IL CERO

Il diacono porta in chiesa il cero acceso, simbolo di Gesù Cristo, mentre si canta tre volte:

 

La luce di Cristo.

Tutti rispondono:
Rendiamo grazie a Dio.

Oppure:
Cristo, luce del mondo.

Rendiamo grazie a Dio.

 

PROCESSIONE DI ENTRATA IN CHIESA CON IL CERO

 

Ad ogni sosta, si accendono al cero successivamente le candele del sacerdote, quelle dei ministri e poi quelle dei fedeli. In tal modo la chiesa è progressivamente illuminata, le tenebre sono vinte dalla luce.

 

ANNUNCIO PASQUALE

 

Il diacono o lo stesso sacerdote proclama il preconio pasquale: tutti i presenti stanno in piedi e tengono in mano la candela accesa. In caso di necessità un cantore può proclamare il preconio pasquale; in questo caso, egli tralascia il saluto e l’ultimo periodo dell’introduzione, collocati tra le parentesi [ ]. Per la forma breve si tralasciano le parti collocate tra le due parentesi ( ).

 

ANNUNCIO PASQUALE

 

Esulti il coro degli angeli, esulti l’assemblea celeste:

un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto.

Gioisca la terra inondata da così grande splendore;

la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo.

Gioisca la madre Chiesa,

splendente della gloria del suo Signore,

e questo tempio tutto risuoni

per le acclamazioni del popolo in festa.

[(E voi, fratelli carissimi,

qui radunati nella solare chiarezza di questa nuova luce,

invocate con me la misericordia di Dio onnipotente.

Egli che mi ha chiamato, senza alcun merito,

nel numero dei suoi ministri,

irradi il suo mirabile fulgore,

perché sia piena e perfetta la lode di questo cero.)]

 

[Il Signore sia con voi.

E con il tuo spirito.]

 

In alto i nostri cuori.

Sono rivolti al Signore.

 

Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.

E cosa buona e giusta.

 

È veramente cosa buona e giusta

esprimere con il canto l’esultanza dello spirito,

e inneggiare a Dio invisibile, Padre onnipotente,

e al suo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore.

Egli ha pagato per noi all’eterno Padre il debito di Adamo,

e con il sangue sparso per la nostra salvezza

ha cancellato la condanna della colpa antica.

 

Questa è la vera Pasqua, in cui è ucciso il vero Agnello,

che con il suo sangue consacra le case dei fedeli.

Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri,

dalla schiavitù dell’Egitto,

e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso.

 

Questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del peccato

con lo splendore della colonna di fuoco.

Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo

dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo,

li consacra all’amore del Padre

e li unisce nella comunione dei santi.

Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte,

risorge vincitore dal sepolcro.

 

(Nessun vantaggio per noi essere nati,

se lui non ci avesse redenti.)

O immensità del tuo amore per noi!

O inestimabile segno di bontà:

per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!

Davvero era necessario il peccato di Adamo,

che è stato distrutto con la morte del Cristo.

Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore!

 

(O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere

il tempo e l’ora in cui Cristo è risorto dagli inferi.

Di questa notte è stato scritto:

la notte splenderà come il giorno,

e sarà fonte di luce per la mia delizia.)

 

Il santo mistero di questa notte sconfigge il male,

lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori,

la gioia agli afflitti.

(Dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti,

promuove la concordia e la pace.)

O notte veramente gloriosa,

che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore!

 

In questa notte di grazia accogli, Padre santo, il sacrificio di lode,

che la Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri,

nella solenne liturgia del cero,

frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce.

 

(Riconosciamo nella colonna dell’Esodo

gli antichi presagi di questo lume pasquale

che un fuoco ardente ha acceso in onore di Dio.

Pur diviso in tante fiammelle non estingue il suo vivo splendore,

ma si accresce nel consumarsi della cera

che l’ape madre ha prodotto

per alimentare questa preziosa lampada.)

 

Ti preghiamo dunque, Signore, che questo cero

offerto in onore del tuo nome

per illuminare l’oscurità di questa notte,

risplenda di luce che mai si spegne.

 

Salga a te come profumo soave,

si confonda con le stelle del cielo.

Lo trovi acceso la stella del mattino,

quella stella che non conosce tramonto:

Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti

fa risplendere sugli uomini la sua luce serena

e vive e regna nei secoli dei secoli.

Amen.

 

II - LITURGIA DELLA PAROLA

Queste letture costituivano l’ultimo insegnamento ai catecumeni prima del Battesimo. A tutta la comunità cristiana che si prepara a rinnovare le promesse battesimali, ricordano i fatti salienti della storia della salvezza e i valori essenziali della nuova vita di figli di Dio. La lettura della parola di Dio è parte essenziale della Veglia pasquale; perciò solo per motivi pastoralmente validi è possibile ridurre il numero delle letture dell’Antico Testamento. La terza è sempre obbligatoria, perché ricorda la prima Pasqua.

Prima di iniziare la lettura della Parola di Dio, il sacerdote si rivolge all’assemblea con queste parole o con altre simili:

 

Fratelli carissimi,

dopo il solenne inizio della Veglia, ascoltiamo ora in devoto raccoglimento la Parola di Dio.

Meditiamo come nell’antica alleanza Dio salvò il suo popolo e, nella pienezza dei tempi, ha inviato il suo Figlio per la nostra redenzione.

Preghiamo perché Dio nostro Padre conduca a compimento quest’opera di salvezza incominciata con la Pasqua.

 

PRIMA LETTURA*

Dio vide tutto quello che aveva fatto: era cosa molto buona.

Dal libro della Gènesi (Gn 1,1–2,2)

[In principio Dio creò il cielo e la terra.] La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. Dio disse: “Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque”. Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.

Dio disse: “Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto”. E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona.

E Dio disse: “La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie”. E così avvenne: la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.

Dio disse: “Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra”. E così avvenne: Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno.

Dio disse: “Le acque brùlichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo”. Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brùlicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: “Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra”. E fu sera e fu mattina: quinto giorno.

Dio disse: “La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie”. E così avvenne: Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.

[E Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”.

Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra”.

E Dio disse: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde”. E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.] E fu sera e fu mattina: sesto giorno.

Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Allora Dio nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro.

Parola di Dio.

 

SALMI RESPONSORIALI DELLA VEGLIA 

 

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 103)

Rit. Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

Benedici il Signore, anima mia:

Signore, mio Dio, quanto sei grande!

Rivestito di maestà e di splendore,

avvolto di luce come di un manto.

Hai fondato la terra sulle sue basi,

mai potrà vacillare.

L’oceano l’avvolgeva come un manto,

le acque coprivano le montagne.

Fai scaturire le sorgenti nelle valli

e scorrono tra i monti.

Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo,

cantano tra le fronde.

Dalle tue alte dimore irrìghi i monti,

con il frutto delle tue opere sazi la terra.

Fai crescere il fieno per gli armenti

e l’erba al servizio dell’uomo.

Quanto sono grandi, Signore, le tue opere.

Tutto hai fatto con saggezza,

la terra è piena delle tue creature.

Benedici il Signore, anima mia.

Oppure: (Dal Salmo 32)

Rit. Della grazia del Signore è piena la terra.

Retta è la parola del Signore

e fedele ogni sua opera.

Egli ama il diritto e la giustizia,

della sua grazia è piena la terra.

Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,

dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.

Come in un otre raccoglie le acque del mare,

chiude in riserve gli abissi.

Beata la nazione il cui Dio è il Signore,

il popolo che si è scelto come erede.

Il Signore guarda dal cielo,

egli vede tutti gli uomini.

L’anima nostra attende il Signore,

egli è nostro aiuto e nostro scudo.

Signore, sia su di noi la tua grazia,

perché in te speriamo.

 

ORAZIONE

Dio onnipotente ed eterno,

ammirabile in tutte le opere del tuo amore,

illumina i figli da te redenti

perché comprendano che, se fu grande all’inizio

la creazione del mondo,

ben più grande, nella pienezza dei tempi,

fu l’opera della nostra redenzione,

nel sacrificio pasquale di Cristo Signore.

Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Quando si fa la lettura breve, si dice la seguente orazione:

O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine

e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti,

fa’ che resistiamo con la forza dello spirito

alle seduzioni del peccato, per giungere alla gioia eterna.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

SECONDA LETTURA*

Il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede.

Dal libro della Gènesi (Gn 22,1-18)

[In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: “Abramo, Abramo!”. Rispose: “Eccomi!”. Riprese: “Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò”.] Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato.

Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: “Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi”. Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt’e due insieme.

Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: “Padre mio!”. Rispose: “Eccomi, figlio mio”. Riprese: “Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?”. Abramo rispose: “Dio stesso provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!”. Proseguirono tutt’e due insieme; così [arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna,] legò il figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. [Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.

Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: “Abramo, Abramo!”. Rispose: “Eccomi!”. L’angelo disse: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio”.

Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.]

Abramo chiamò quel luogo: “Il Signore provvede”, perciò oggi si dice: “Sul monte il Signore provvede”.

[Poi l’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: “Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce”.]

Parola di Dio.

 

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 15)

Rit. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:

nelle tue mani è la mia vita.

Io pongo sempre innanzi a me il Signore,

sta alla mia destra, non posso vacillare.

Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima;

anche il mio corpo riposa al sicuro,

perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro,

né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.

Mi indicherai il sentiero della vita,

gioia piena nella tua presenza,

dolcezza senza fine alla tua destra.

 

ORAZIONE

O Dio, Padre dei credenti,

che estendendo a tutti gli uomini

il dono dell’adozione filiale,

moltiplichi in tutta la terra i tuoi figli,

e nel sacramento pasquale del Battesimo

adempi la promessa fatta ad Abramo

di renderlo padre di tutte le nazioni,

concedi al tuo popolo di rispondere degnamente

alla grazia della tua chiamata.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

TERZA LETTURA

Gli Israeliti camminarono sull’asciutto in mezzo al mare.

Dal libro dell’Esodo (Es 14,15–15,1)

In quei giorni, il Signore disse a Mosè: “Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. Ecco io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri”.

L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro. Venne così a trovarsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele.

La nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte.

Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare sull’asciutto, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono con tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri, entrando dietro di loro in mezzo al mare.

Ma alla veglia del mattino il Signore dalla colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: “Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!”.

Il Signore disse a Mosè: “Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri”.

Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra.

In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto e il popolo temette il Signore e credette in lui e nel suo servo Mosè.

Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero:

 

SALMO RESPONSORIALE (Es 15,1b-7a.17-18)

Rit. Cantiamo al Signore: stupenda è la sua vittoria!

“Voglio cantare in onore del Signore:

perché ha mirabilmente trionfato,

ha gettato in mare cavallo e cavaliere.

Mia forza e mio canto è il Signore, egli mi ha salvato.

È il mio Dio e lo voglio lodare,

è il Dio di mio padre e lo voglio esaltare!

Dio è prode in guerra, si chiama Signore.

I carri del faraone e il suo esercito

li ha gettati nel mare

e i suoi combattenti scelti furono sommersi nel Mare Rosso.

Gli abissi li ricoprirono, sprofondarono come pietra.

La tua destra, Signore, terribile per la potenza,

la tua destra, Signore, annienta il nemico,

con sublime grandezza abbatti i tuoi avversari.

Fai entrare il tuo popolo

e lo pianti sul monte della tua eredità,

luogo che per tua sede, Signore, hai preparato,

santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato.

Il Signore regna in eterno e per sempre!”.

 

ORAZIONE

O Dio, anche ai nostri tempi

vediamo risplendere i tuoi antichi prodigi:

ciò che facesti con la tua mano potente

per liberare un solo popolo dall’oppressione del faraone,

ora lo compi attraverso l’acqua del Battesimo

per la salvezza di tutti i popoli;

concedi che l’umanità intera sia accolta tra i figli di Abramo

e partecipi alla dignità del popolo eletto.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

Oppure:

O Dio, tu hai rivelato nella luce della nuova alleanza

il significato degli antichi prodigi:

il Mar Rosso è l’immagine del fonte battesimale

e il popolo liberato dalla schiavitù

è un simbolo del popolo cristiano.

Concedi che tutti gli uomini, mediante la fede,

siano fatti partecipi del privilegio del popolo eletto,

e rigenerati dal dono del tuo Spirito.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

QUARTA LETTURA

Con affetto perenne il Signore, tuo redentore, ha avuto pietà di te.

Dal libro del profeta Isaia (Is 54,5-14)

Tuo sposo è il tuo creatore,

Signore degli eserciti è il suo nome;

tuo redentore è il Santo di Israele,

è chiamato Dio di tutta la terra.

Come una donna abbandonata

e con l’animo afflitto, ti ha il Signore richiamata.

Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù?

Dice il tuo Dio.

Per un breve istante ti ho abbandonata,

ma ti riprenderò con immenso amore.

In un impeto di collera

ti ho nascosto per un poco il mio volto;

ma con affetto perenne ho avuto pietà di te,

dice il tuo redentore, il Signore.

Ora è per me come ai giorni di Noè,

quando giurai che non avrei più riversato

le acque di Noè sulla terra;

così ora giuro di non più adirarmi

con te e di non farti più minacce.

Anche se i monti si spostassero

e i colli vacillassero,

non si allontanerebbe da te il mio affetto,

né vacillerebbe la mia alleanza di pace;

dice il Signore che ti usa misericordia.

Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata,

ecco io pongo sulla malachite le tue pietre

e sugli zaffiri le tue fondamenta.

Farò di rubini la tua merlatura,

le tue porte saranno di carbonchi,

tutta la tua cinta sarà di pietre preziose.

Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore,

grande sarà la prosperità dei tuoi figli;

sarai fondata sulla giustizia.

Sta’ lontana dall’oppressione, perché non dovrai temere,

dallo spavento, perché non ti si accosterà.

Parola di Dio.

 

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 29)

Rit. Ti esalto, Signore, perché mi hai liberato.

Signore Dio mio,

a te ho gridato e mi hai guarito.

Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi,

mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,

rendete grazie al suo santo nome,

perché la sua collera dura un istante,

la sua bontà per tutta la vita.

Alla sera sopraggiunge il pianto

e al mattino, ecco la gioia.

Ascolta, Signore, abbi misericordia,

Signore, vieni in mio aiuto.

Hai mutato il mio lamento in danza,

Signore, mio Dio, ti loderò per sempre.

 

ORAZIONE

O Dio, Padre di tutti gli uomini,

moltiplica a gloria del tuo nome

la discendenza promessa alla fede dei patriarchi,

e aumenta il numero dei tuoi figli,

perché la Chiesa veda pienamente adempiuto

il disegno universale di salvezza,

nel quale i nostri padri avevano fermamente sperato.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

QUINTA LETTURA

Venite a me, e vivrete; stabilirò per voi un’alleanza eterna.

Dal libro del profeta Isaia (Is 55,1-11)

Così dice il Signore:

O voi tutti assetati, venite all’acqua,

chi non ha denaro venga ugualmente;

comprate e mangiate senza denaro

e, senza spesa, vino e latte.

Perché spendete denaro per ciò che non è pane,

il vostro patrimonio per ciò che non sazia?

Su, ascoltatemi e mangerete cose buone

e gusterete cibi succulenti.

Porgete l’orecchio e venite a me,

ascoltate e voi vivrete.

Io stabilirò per voi un’alleanza eterna,

i favori assicurati a Davide.

Ecco l’ho costituito testimonio fra i popoli,

principe e sovrano sulle nazioni.

Ecco tu chiamerai gente che non conoscevi;

accorreranno a te popoli che non ti conoscevano

a causa del Signore, tuo Dio,

del Santo di Israele, perché egli ti ha onorato.

Cercate il Signore, mentre si fa trovare,

invocatelo, mentre è vicino.

L’empio abbandoni la sua via

e l’uomo iniquo i suoi pensieri;

ritorni al Signore che avrà misericordia di lui

e al nostro Dio che largamente perdona.

Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,

le vostre vie non sono le mie vie – oracolo del Signore.

Quanto il cielo sovrasta la terra,

tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,

i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Come infatti la pioggia e la neve

scendono dal cielo e non vi ritornano

senza avere irrigato la terra,

senza averla fecondata e fatta germogliare,

perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare,

così sarà della parola uscita dalla mia bocca:

non ritornerà a me senza effetto,

senza aver operato ciò che desidero

e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata.

Parola di Dio.

 

SALMO RESPONSORIALE (Is 12,2.4-6)

Rit. Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza.

Ecco, Dio è la mia salvezza;

io confiderò, non avrò mai timore,

perché mia forza e mio canto è il Signore;

egli è stato la mia salvezza.

Lodate il Signore, invocate il suo nome;

manifestate tra i popoli le sue meraviglie,

proclamate che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto opere grandi,

ciò sia noto in tutta la terra.

Gridate giulivi ed esultate, abitanti di Sion,

perché grande in mezzo a voi è il Santo di Israele.

 

ORAZIONE

Dio onnipotente ed eterno, unica speranza del mondo,

tu hai preannunziato con il messaggio dei profeti

i misteri che oggi si compiono;

ravviva la nostra sete di salvezza,

perché soltanto per l’azione del tuo Spirito

possiamo progredire nelle vie della tua giustizia.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

SESTA LETTURA

Cammina allo splendore della luce del Signore.

Dal libro del profeta Baruc (Bar 3,9-15.32–4,4)

Ascolta, Israele, i comandamenti della vita,

porgi l’orecchio per intender la prudenza.

Perché, Israele, perché ti trovi in terra nemica

e invecchi in terra straniera?

Perché ti contamini con i cadaveri

e sei annoverato fra coloro che scendono negli inferi?

Tu hai abbandonato la fonte della sapienza!

Se tu avessi camminato nei sentieri di Dio,

saresti vissuto sempre in pace.

Impara dov’è la prudenza,

dov’è la forza, dov’è l’intelligenza,

per comprendere anche dov’è la longevità e la vita,

dov’è la luce degli occhi e la pace.

Chi ha scoperto la sua dimora,

chi è penetrato nei suoi forzieri?

Ma colui che sa tutto, la conosce

e l’ha scrutata con l’intelligenza.

È lui che nel volger dei tempi ha stabilito la terra

e l’ha riempita d’animali;

lui che invia la luce ed essa va,

che la richiama ed essa obbedisce con tremore.

Le stelle brillano dalle loro vedette e gioiscono;

egli le chiama e rispondono: “Eccoci!”

e brillano di gioia per colui che le ha create.

Egli è il nostro Dio

e nessun altro può essergli paragonato.

Egli ha scrutato tutta la via della sapienza

e ne ha fatto dono a Giacobbe suo servo,

a Israele suo diletto.

Per questo è apparsa sulla terra

e ha vissuto fra gli uomini.

Essa è il libro dei decreti di Dio,

è la legge che sussiste nei secoli;

quanti si attengono ad essa avranno la vita,

quanti l’abbandonano moriranno.

Ritorna, Giacobbe, e accoglila,

cammina allo splendore della sua luce.

Non dare ad altri la tua gloria,

né i tuoi privilegi a gente straniera.

Beati noi, o Israele,

perché ciò che piace a Dio ci è stato rivelato.

Parola di Dio.

 

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 18)

Rit. Signore, tu hai parole di vita eterna.

La legge del Signore è perfetta,

rinfranca l’anima;

la testimonianza del Signore è verace,

rende saggio il semplice.

Gli ordini del Signore sono giusti,

fanno gioire il cuore;

i comandi del Signore sono limpidi,

danno luce agli occhi.

Il timore del Signore è puro, dura sempre;

i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti,

più preziosi dell’oro, di molto oro fino,

più dolci del miele e di un favo stillante.

 

ORAZIONE

O Dio, che accresci sempre la tua Chiesa

chiamando nuovi figli da tutte le genti,

custodisci nella tua protezione

coloro che fai rinascere dall’acqua del Battesimo.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

SETTIMA LETTURA

Vi aspergerò con acqua pura, e vi darò un cuore nuovo.

Dal libro del profeta Ezechiele (Ez 36,16-17a.18-28)

Mi fu rivolta questa parola del Signore: “Figlio dell’uomo, la casa d’Israele, quando abitava il suo paese, lo rese impuro con la sua condotta e le sue azioni. Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l’avevano contaminato. Li ho dispersi fra le genti e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni.

Giunsero fra le nazioni dove erano spinti e disonorarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese.

Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che gli Israeliti avevano disonorato fra le genti presso le quali sono andati. Annunzia alla casa d’Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, gente d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete disonorato fra le genti presso le quali siete andati. Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Signore – parola del Signore Dio – quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.

Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzurre e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.

Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei precetti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio”.

Parola di Dio.

 

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 41)

Rit. Ha sete di te, Signore, l’anima mia.

L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:

quando verrò e vedrò il volto di Dio?

Attraverso la folla avanzavo tra i primi

fino alla casa di Dio,

in mezzo ai canti di gioia

di una moltitudine in festa.

Manda la tua verità e la tua luce;

siano esse a guidarmi,

mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore.

Verrò all’altare di Dio,

al Dio della mia gioia, del mio giubilo.

A te canterò con la cetra, Dio, Dio mio.

Oppure (quando si celebra il Battesimo) (Is 12,2.4-6)

Rit. Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza.

Ecco, Dio è la mia salvezza;

io confiderò, non avrò mai timore,

perché mia forza e mio canto è il Signore;

egli è stato la mia salvezza.

Lodate il Signore, invocate il suo nome;

manifestate tra i popoli le sue meraviglie,

proclamate che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto opere grandi,

ciò sia noto in tutta la terra.

Gridate giulivi ed esultate, abitanti di Sion,

perché grande in mezzo a voi è il Santo di Israele.

Oppure: (Dal Salmo 50)

Rit. Crea in me, o Dio, un cuore puro.

Rinnova in me, o Dio, uno spirito saldo;

non respingermi dalla tua presenza

e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia di essere salvato,

sostieni in me un animo generoso.

Insegnerò agli erranti le tue vie

e i peccatori a te ritorneranno.

Tu non gradisci il sacrificio

e, se offro olocausti, non li accetti.

Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,

un cuore affranto e umiliato,

tu, o Dio, non disprezzi.

 

ORAZIONE

O Dio, potenza immutabile e luce che non tramonta,

volgi lo sguardo alla tua Chiesa,

ammirabile sacramento di salvezza,

e compi l’opera predisposta nella tua misericordia:

tutto il mondo veda e riconosca

che ciò che è distrutto si ricostruisce,

ciò che è invecchiato si rinnova

e tutto ritorna alla sua integrità,

per mezzo del Cristo,

che è principio di tutte le cose.

Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Oppure:

O Dio, che nelle pagine dell’Antico e Nuovo Testamento

ci hai preparati a celebrare il mistero pasquale,

fa’ che comprendiamo l’opera del tuo amore per gli uomini,

perché i doni che oggi riceviamo

confermino in noi la speranza dei beni futuri.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Il celebrante intona l’inno “Gloria a Dio”, che viene cantato da tutti.

INNO DI LODE

 

COLLETTA

O Dio, che illumini questa santissima notte

con la gloria della risurrezione del Signore,

ravviva nella tua famiglia lo spirito di adozione,

perché tutti i tuoi figli, rinnovati nel corpo e nell’anima.

siano sempre fedeli al tuo servizio.

Per il nostro Signore Gesù Cristo,

tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,

nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

EPISTOLA

Cristo risuscitato dai morti non muore più.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 6,3-11)

Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?

Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.

Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione.

Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato.

Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui.

Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio.

Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.

Parola di Dio.

 

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 117)

Rit. Alleluia, alleluia, alleluia.

Celebrate il Signore, perché è buono;

perché eterna è la sua misericordia.

Dica Israele che egli è buono:

eterna è la sua misericordia.

La destra del Signore si è alzata,

la destra del Signore ha fatto meraviglie.

Non morirò, resterò in vita

e annunzierò le opere del Signore.

La pietra scartata dai costruttori

è divenuta testata d’angolo;

ecco l’opera del Signore:

una meraviglia ai nostri occhi.

 

VANGELO  anno A

È risorto e vi precede in Galilea.

Dal vangelo secondo Matteo (Mt 28,1-10)

Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba.

Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte.

L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto».

Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli.

Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».

 

 

VANGELO  anno B

Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto

Dal vangelo secondo Marco (Mc 16,1-7)

Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole.

Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande.

Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. è risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi precede in Galilea. là lo vedrete, come vi ha detto"».

 

 

VANGELO  anno C

Perché cercate tra i morti colui che è vivo?

Dal vangelo secondo Luca (Lc 24,1-12)

Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, [le donne] si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.

Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno”.

Ed esse si ricordarono delle sue parole, e, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse. Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l’accaduto.

Parola del Signore.

 

 

 

III - LITURGIA BATTESIMALE

Il sacerdote con i ministri si reca al fonte battesimale se questo è in vista dei fedeli; altrimenti si pone nel presbiterio un bacile con l’acqua.

La Veglia pasquale è vissuta in pienezza quando la comunità può presentare degli adulti o dei bambini per la rinascita battesimale. Ma anche quando questo non è possibile, la comunità ha coscienza che il suo rinnovamento pasquale esige un impegno più grande nella attuazione delle proprie promesse battesimali.

 

Se ci sono dei battezzandi:

Carissimi, accompagniamo con la nostra unanime preghiera questi candidati al Battesimo [la gioiosa speranza dei nostri fratelli], perché Dio Padre onnipotente nella sua grande bontà li guidi al fonte della rigenerazione.

Se si benedice il fonte, ma non ci sono battezzandi:

Fratelli carissimi, invochiamo la benedizione di Dio Padre onnipotente su questo fonte battesimale, perché tutti quelli che nel Battesimo saranno rigenerati in Cristo, siano accolti nella famiglia di Dio.

 

LITANIE DEI SANTI

Nelle litanie si possono inserire alcuni nomi di Santi, in particolare del Titolare della chiesa o dei Patroni del luogo (e del Santo di cui i battezzandi porteranno il nome).

LITANIE DEI SANTI

 

 

Signore, pietà

Signore, pietà

Cristo, pietà

Cristo, pietà

Signore, pietà

Signore, pietà

Santa Maria, Madre di Dio

prega per noi

San Michele,

prega per noi

Santi angeli di Dio,

pregate per noi

San Giovanni Battista,

prega per noi

San Giuseppe,

prega per noi

Santi Pietro e Paolo,

pregate per noi

Sant’Andrea,

prega per noi

San Giovanni,

prega per noi

Santi Apostoli ed evangelisti,

pregate per noi

Santa Maria Maddalena,

prega per noi

Santi discepoli del Signore,

pregate per noi

Santo Stefano,

prega per noi

Sant’Ignazio d’Antiochia,

prega per noi

Sante Perpetua e Felicita,

pregate per noi

Sant’Agnese,

prega per noi

Santi martiri di Dio,

pregate per noi

San Gregorio,

prega per noi

Sant’Agostino,

prega per noi

Sant’Atanasio,

prega per noi

San Basilio,

prega per noi

San Martino,

prega per noi

Santi Cirillo e Metodio,

pregate per noi

San Benedetto,

prega per noi

San Francesco,

prega per noi

San Domenico,

prega per noi

San Francesco Saverio,

prega per noi

San Giovanni Maria Vianney,

prega per noi

Santa Teresa d’Avila,

prega per noi

Santi e sante di Dio,

pregate per noi

Noi, peccatori, ti preghiamo

ascoltaci, Signore

Nella tua misericordia

salvaci, Signore

Da ogni male

salvaci, Signore

Da ogni peccato

salvaci, Signore

Dalla morte eterna

salvaci, Signore

Per la tua incarnazione

salvaci, Signore

Per la tua morte e risurrezione

salvaci, Signore

Per il dono dello Spirito Santo

salvaci, Signore


Nella tua misericordia

salvaci, Signore

Se ci sono dei battezzandi:

 

Dona la grazia della vita nuova nel Battesimo a questi tuoi eletti

ascoltaci, Signore

   

Se non ci sono i battezzandi:

 

Benedici e santifica con la grazia del tuo Spirito questo fonte battesimale da cui nascono i tuoi figli

ascoltaci, Signore

   

Gesù, Figlio del Dio vivente, ascolta la nostra supplica

Gesù, Figlio del Dio vivente, ascolta la nostra supplica

Se vi sono dei battezzandi, il sacerdote dice la seguente orazione:

Dio onnipotente ed eterno,

manifesta la tua presenza nei sacramenti del tuo amore,

manda lo spirito di adozione a suscitare

un popolo nuovo dal fonte battesimale,

perché l’azione del nostro umile ministero

sia resa efficace dalla tua potenza.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

20160326 222846BENEDIZIONE DELL’ACQUA BATTESIMALE

Questa formula si usa quando ci sono dei battesimi o l’acqua sarà utilizzata per questo scopo.

O Dio, per mezzo dei segni sacramentali, tu operi con invisibile potenza le meraviglie della salvezza; e in molti modi, attraverso i tempi, hai preparato l’acqua, tua creatura, ad essere segno del Battesimo.

Fin dalle origini il tuo Spirito si librava sulle acque, perché contenessero in germe la forza di santificare; e anche nel diluvio hai prefigurato il Battesimo, perché, oggi come allora, l’acqua segnasse la fine del peccato e l’inizio della vita nuova.

Tu hai liberato dalla schiavitù i figli di Abramo, facendoli passare illesi attraverso il Mar Rosso, perché fossero immagine del futuro popolo dei battezzati.

Infine, nella pienezza dei tempi, il tuo Figlio, battezzato da Giovanni nell’acqua del Giordano, fu consacrato dallo Spirito Santo; innalzato sulla croce, egli versò dal suo fianco sangue e acqua, e dopo la sua risurrezione comandò ai discepoli: “Andate, annunziate il Vangelo a tutti i popoli, e battezzateli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.

Ora, Padre, guarda con amore la tua Chiesa e fa’ scaturire per lei la sorgente del Battesimo.

Infondi in quest’acqua, per opera dello Spirito Santo, la grazia del tuo unico Figlio, perché con il sacramento del Battesimo l’uomo, fatto a tua immagine, sia lavato dalla macchia del peccato, e dall’acqua e dallo Spirito Santo rinasca come nuova creatura.

Il sacerdote immerge il cero pasquale nell’acqua:

Discenda, Padre, in quest’acqua,

per opera del tuo Figlio, la potenza dello Spirito Santo.

Tutti coloro che in essa riceveranno il Battesimo,

sepolti insieme con Cristo nella morte,

con lui risorgano alla vita immortale.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

L’assemblea fa questa acclamazione o canto:

Sorgenti delle acque, benedite il Signore:

lodatelo ed esaltatelo nei secoli.

BENEDIZIONE DELL’ACQUA

 

I battezzandi fanno la rinunzia a satana e la professione di fede; poi vengono battezzati. Mentre viene dato il Battesimo si può eseguire un canto adatto.

I catecumeni adulti, dopo il Battesimo, vengono confermati dal Vescovo o dal sacerdote celebrante.

Quando non ci sono battesimi e l’acqua non viene destinata a questo scopo, il celebrante usa quest’altra formula:

Fratelli carissimi, preghiamo umilmente il Signore Dio nostro, perché benedica quest’acqua con la quale saremo aspersi in ricordo del nostro Battesimo. Il Signore ci rinnovi interiormente, perché siamo sempre fedeli allo Spirito che ci è stato dato in dono.

Dopo una breve pausa di silenzio, prosegue:

Signore Dio nostro, sii presente in mezzo al tuo popolo, che veglia in preghiera in questa santissima notte, rievocando l’opera ammirabile della nostra creazione e l’opera ancor più ammirabile della nostra salvezza.

Degnati di benedire quest’acqua, che hai creato perché dia fertilità alla terra, freschezza a sollievo ai nostri corpi.

Di questo dono della creazione hai fatto un segno della tua bontà: attraverso l’acqua del Mar Rosso hai liberato il tuo popolo dalla schiavitù; nel deserto hai fatto scaturire una sorgente per saziare la sua sete; con l’immagine dell’acqua viva i profeti hanno preannunziato la nuova alleanza che tu intendevi offrire agli uomini; infine nell’acqua del Giordano, santificata dal Cristo, hai inaugurato il sacramento della rinascita, che segna l’inizio dell’umanità nuova libera dalla corruzione del peccato.

Ravviva in noi, Signore, nel segno di quest’acqua benedetta, il ricordo del nostro Battesimo, perché possiamo unirci all’assemblea gioiosa di tutti i fratelli, battezzati nella Pasqua di Cristo nostro Signore. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

 

RINNOVAZIONE DELLE PROMESSE BATTESIMALI

Rinnoviamo gli impegni del nostro Battesimo, stando in piedi e tenendo in mano la candela accesa in segno di piena adesione alla nostra professione di fede.

Fratelli carissimi, per mezzo del Battesimo siamo divenuti partecipi del mistero pasquale del Cristo, siamo stati sepolti insieme con lui nella morte, per risorgere con lui a vita nuova.

Ora, al termine del cammino penitenziale della Quaresima, rinnoviamo le promesse del nostro Battesimo, con le quali un giorno abbiamo rinunziato a satana e alle sue opere e ci siamo impegnati a servire fedelmente Dio nella santa Chiesa cattolica.

 

S Rinunziate a satana?

A Rinunzio.

S E a tutte le sue opere?

A Rinunzio.

S E a tutte le sue seduzioni?

A Rinunzio.

 

Oppure:

S Rinunziate al peccato,

per vivere nella libertà dei figli di Dio?

A Rinunzio.

S Rinunziate alle seduzioni del male,

per non lasciarvi dominare dal peccato?

A Rinunzio.

S Rinunziate a satana, origine e causa di ogni peccato?

A Rinunzio.

 

S Credete in Dio Padre onnipotente,

creatore del cielo e della terra?

A Credo.

S Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che

nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai

morti e siede alla destra del Padre?

A Credo.

S Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione

dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della

carne e la vita eterna?

A Credo.

 

S Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci

ha liberati dal peccato e ci ha fatto rinascere dall’acqua e dallo

Spirito Santo, ci custodisca con la sua grazia in Cristo Gesù nostro

Signore, per la vita eterna.

A Amen.

Mentre il sacerdote asperge l’assemblea con la nuova acqua benedetta, si può eseguire:

 

 

ASPERSIONE

Ecco l’acqua,
che sgorga dal tempio santo di Dio, alleluia;
e a quanti giungerà quest’acqua
porterà salvezza
ed essi canteranno: alleluia, alleluia.

 

IV - LITURGIA EUCARISTICA

PRESENTAZIONE DEI DONI

 

 

ORAZIONE SULLE OFFERTE

Accogli, Signore,

le preghiere e le offerte del tuo popolo,

perché questo santo mistero,

gioioso inizio della celebrazione pasquale,

ci ottenga la forza per giungere alla vita eterna.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

PREFAZIO

Cristo Agnello Pasquale

Il Signore sia con voi.

E con il tuo spirito.

In alto i nostri cuori.

Sono rivolti al Signore.

Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.

È cosa buona e giusta.

È veramente cosa buona e giusta,

nostro dovere e fonte di salvezza,

proclamare sempre la tua gloria, o Signore,

e soprattutto esaltarti in questa notte

nella quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

È lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo,

è lui che morendo ha distrutto la morte

e risorgendo ha ridato a noi la vita.

Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,

l’umanità esulta su tutta la terra,

e con l’assemblea degli angeli e dei santi

canta l’inno della tua gloria:

SANTO

ANAMNESI

DOSSOLOGIA

EMBOLISMO

FRAZIONE DEL PANE

 

ANTIFONA ALLA COMUNIONE

Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato:

celebriamo dunque la festa

con purezza e verità. Alleluia. (1 Cor 5,7-8)

Oppure:

Gesù, il crocifisso, è risorto, come aveva detto.

Alleluia. (Mt 28,5.6; cf Mc 16,6; Lc 24,6)

COMUNIONE

 

DOPO LA COMUNIONE

Infondi in noi, o Padre, lo Spirito della tua carità,

perché nutriti con i sacramenti pasquali

viviamo concordi nel vincolo del tuo amore.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

Nel congedare l’assemblea, il diacono o lo stesso sacerdote dice:

La Messa è finita: andate in pace, alleluia, alleluia.

Oppure:

Andate e portate a tutti la gioia del Signore risorto. Alleluia, alleluia.

Rendiamo grazie a Dio. Alleluia, alleluia.

CONGEDO

 

 

 

 

PER COMPRENDERE LA PAROLA

Per questa liturgia sono obbligatorie almeno quattro letture: il passaggio del mar Rosso e un’altra lettura dell’Antico Testamento scelta fra le altre sei; la lettera di s. Paolo ai Romani; il Vangelo.

Presentiamo un’analisi di ognuna delle letture dell’Antico Testamento, in funzione del mistero pasquale.

 

Prima lettura: Genesi 1,1–2,2

Armonie fra la creazione e la salvezza: il Dio che salva è quello stesso che ha creato.

La creazione è già una vittoria sul caos informe e vuoto, come la salvezza è una vittoria sulla morte.

La creazione conferisce all’acqua un ruolo iniziale: come la salvezza per mezzo dell’acqua del battesimo. La creazione è opera della Parola onnipotente di Dio: come la salvezza è opera del Verbo di Dio incarnato e si attua nel tempo per mezzo dell’annuncio della Parola.

La creazione è ritmata dal riconoscimento della bontà dell’opera di Dio; le tappe della salvezza sono ancor più ammirevoli.

Anche la creazione materiale è opera di Dio; l’intera creazione aspetta la salvezza.

La creazione è totalmente orientata alla vita dell’uomo: come l’opera della salvezza ci fa vivere la vita di Dio. Essa dà all’uomo una missione di fecondità e di collaborazione con la creazione: come la salvezza esige la nostra collaborazione.

La creazione termina il settimo giorno con l’entrata di Dio nel riposo; la salvezza termina il settimo giorno con la risurrezione di Cristo, con la sua entrata nel riposo di Dio e terminerà per noi con l’entrata definitiva nel riposo di Dio, già indicato dalla nostra domenica.

 

Seconda lettura: Genesi 22,1-18

Armonie fra il sacrificio di Abramo e il sacrificio di Gesù.

Isacco è il figlio unico, amatissimo; Gesù è il Figlio, unico, amatissimo.

Isacco sale sul monte portando la legna per il sacrificio; Gesù sale sul Calvario portando il legno della sua croce. “Il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui” (Rm 6,6).

Abramo non ha rifiutato a Dio suo figlio; Dio non ha esitato a consegnare suo Figlio.

Il sacrificio di Abramo è un sacrificio spirituale; il sacrificio di Gesù è anzitutto un sacrificio spirituale di obbedienza e di amore, ma che si attua anche in modo cruento.

Isacco non muore, Dio vuole che viva; Gesù sorge vivo dalla morte. “Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione” (Rm 6,5).

Il sacrificio procura ad Abramo benedizione, discendenza, potere, prestigio universale; all’Agnello immolato: benedizione, potere, onore... Egli è il primogenito di una moltitudine.

 

Terza lettura: Esodo 14,15–15,1

Armonie fra il passaggio del mar Rosso e la salvezza nelle acque del battesimo.

I figli di Israele erano atterriti; il battesimo è ricevuto soltanto da colui che riconosce la propria debolezza e il pericolo di morte in cui si trova. “Non abbiate paura” (Vangelo).

Mosè, strumento di Dio, alza il bastone affinché l’acqua sia la salvezza di Israele; Gesù, nuovo Mosè, innalza la sua croce sul mondo, affinché l’acqua del battesimo salvi i credenti.

Dio trionfa sul faraone, sul suo esercito di carri e di guerrieri; Gesù nella debolezza della sua morte trionfa su tutte le potenze che mantengono l’uomo schiavo del peccato (cf “Perché non fossimo più schiavi del peccato”, Rm 6,6).

La colonna di nube è insieme tenebra e luce; così Gesù è luce per coloro che lo accolgono e credono in lui, tenebra per coloro che rifiutano di accoglierlo.

Le acque sommergono il faraone e il suo esercito; l’acqua del battesimo sommerge nella morte “il nostro uomo vecchio, perché fosse distrutto il corpo del peccato” (cf Rm 6,6).

 

Quarta lettura: Isaia 54,5-14

Armonia fra Gerusalemme, sposa di Jahvè, e la Chiesa, sposa di Cristo in forza della nuova Alleanza.

Gerusalemme è amata come una sposa dal suo creatore, il Dio santo, Dio di tutta la terra; e il popolo dei battezzati canta senza fine: “Santo, santo, santo il Signore, Dio dell’universo” (prefazio pasquale).

“Ti riprenderò con immenso amore”; Dio avvolge i catecumeni con tutta la sua tenerezza (liturgia del battesimo). La Chiesa già riunita dalla fede in Gesù, ma sempre dispersa e divisa dal peccato, aspetta la riunione finale.

“La mia alleanza di pace non vacillerà”; la Chiesa celebra l’alleanza nuova ed eterna, sigillata nel sangue di Cristo.

Gerusalemme è una città preziosa, adornata di ogni tipo di pietre; i credenti sono pietre vive che partecipano alla costruzione della Chiesa.

“Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore”; è la fede della Chiesa alla quale i catecumeni sono stati iniziati, di cui i battezzati rinnovano la professione.

“Sarai fondata sulla giustizia. Lontana dall’oppressione, dallo spavento...”; il popolo di Dio che ha rinunciato a Satana, al peccato, a tutto ciò che porta al peccato, vive nell’attesa della piena liberazione dal peccato e dalla morte.

 

Quinta lettura: Isaia 55,1-11

Le promesse della Sapienza e il loro compimento nella Chiesa.

“Venite all’acqua”: l’acqua del battesimo disseta e fa vivere, come la sorgente sgorgata nel deserto (benedizione dell’acqua 2).

“Mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti”: il battezzato mangia il Corpo di Cristo.

“Porgete l’orecchio e venite a me”: il catecumeno, il credente, sono attenti alla Parola di Dio, ai suoi richiami.

L’alleanza perpetua conferma la benevolenza di Dio verso Davide; la Chiesa, popolo dell’alleanza nuova ed eterna sigillata nel sangue di Cristo, può dire: “Qui c’è qualcuno più grande di Davide”.

“Accorreranno a te popoli che non ti conoscevano”: “Andate, annunziate il Vangelo a tutti i popoli e battezzateli” (citato nella benedizione dell’acqua).

“L’empio abbandoni la sua vita”: “Rinunzio a Satana, al peccato...”.

“Il nostro Dio largamente perdona”: la morte di Gesù segno della misericordia del Padre. Col sacrificio della Messa, la Chiesa è riconciliata con Dio (preghiera eucaristica II).

La Parola di Dio è feconda: la Parola annunciata nella Chiesa genera nuovi figli di Dio per mezzo della fede.

 

Sesta lettura: Baruc 3,9-15.32–4,4

Israele pieno della conoscenza di Dio. I battezzati conoscono il cammino della vita.

“Israele in esilio fu annoverato fra coloro che scendono negli inferi”: “L’uomo, fatto ad immagine di Dio, sperimentò le macchie del peccato che deformano tale immagine” (cf benedizione dell’acqua).

“Impara dov’è l’intelligenza”: Luce di Cristo! Nella notte dell’ignoranza i battezzati camminano dietro a Cristo, Luce del mondo, e imparano il cammino che li farà giungere alla festa dello splendore eterno (cf benedizione del fuoco).

“Il nostro Dio ha scrutato tutta la via della sapienza e ne ha fatto dono a Giacobbe suo servo, a Israele suo diletto”: nuovo Israele, Gesù risorto ha ricevuto da Dio tutti i segreti e li comunica a noi. “Risuscitato dai morti, fa risplendere sugli uomini la sua luce serena” (Exultet). “La Sapienza ha vissuto fra gli uomini... Quanti si attengono ad essa avranno la vita, quanti l’abbandonano moriranno”: “Anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù” (Rm 6,11).

“Non dare ad altri la tua gloria... Ritorna!”. Dio conservi nella sua famiglia lo spirito filiale, affinché viviamo totalmente al suo servizio, corpo e anima (cf professione di fede).

 

Settima lettura: Ezechiele 36,16-17a.18-28

Dio purifica il suo popolo peccatore. Il battesimo fa dei credenti un popolo nuovo.

La casa di Israele rese impuro il suo paese con la sua condotta... “Ho riversato su di loro la mia ira per il sangue sparso, per gli idoli...”; “Il santo mistero di questa notte sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti” (Exultet).

“Santificherò il mio nome grande”: nella Pasqua di suo Figlio, Dio rivela la sua santità. “O immensità del tuo amore per noi! O inestimabile segno di bontà: per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!” (Exultet).

“Le genti sapranno che io sono il Signore quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi”: l’invocazione di tutti i santi durante la liturgia battesimale testimonia la realizzazione di questa promessa di Dio nella Chiesa (litanie).

“Vi condurrò sul vostro suolo”: il battesimo ci prepara a entrare nella vera terra promessa, il cielo, dove Gesù è entrato e ci aspetta.

“Vi aspergerò con acqua pura”: dal costato aperto Gesù lasciò scorrere sangue ed acqua. Lo Spirito Santo ci comunichi, mediante l’acqua del battesimo, la grazia di Cristo, l’uomo vi sia lavato (benedizione dell’acqua).

“Vi darò un cuore nuovo”: i catecumeni si accostano alla fonte dove nasceranno a vita nuova (liturgia del battesimo). “Per mezzo del battesimo, siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché... anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm e rinnovazione della professione di fede).

 

Epistola: Romani 6,3-11

Il battesimo ci unisce alla Pasqua di Cristo.

Alla sua morte, l’uomo, che è in noi, è stato inchiodato alla croce. Noi siamo stati messi nella tomba con lui: “Una morte simile alla sua”.

Alla sua morte al peccato: “Egli morì al peccato una volta per tutte”. “Anche voi consideratevi morti al peccato”. Questa morte al peccato è una liberazione. Colui che è morto è sciolto dal peccato. Il nostro essere di peccato è ridotto all’impotenza affinché non siamo più schiavi del peccato.

Alla sua risurrezione: “Una risurrezione simile alla sua”. Per Cristo la risurrezione è un fatto acquisito. “La morte non ha più potere su di lui... Egli vive per Dio”. La nostra risurrezione è già presente: “Consideratevi viventi per Dio, in Cristo Gesù”, ma deve ancora compiersi: la nostra risurrezione assomiglierà alla sua. Noi crediamo che vivremo ugualmente per lui.

 

Vangelo:  Matteo 28,1-10

Il racconto della passione e morte di Gesù si conclude con la sua sepoltura a opera di Giuseppe di Arimatea. Subito dopo però si ricorda la sollecitudine dei sommi sacerdoti che chiedono a Pilato di mettere delle guardie al sepolcro per evitare che i discepoli di Gesù lo portassero via. Le guardie avrebbero poi sigillato il sepolcro. Il racconto salta poi al giorno dopo, il primo della settimana, all'alba.
Dopo il racconto della resurrezione vi è invece l'incontro di Gesù con i suoi discepoli in Galilea e il loro mandato a battezzare tutte le genti. In poche pennellate il vangelo di Matteo si chiude con la resurrezione di Gesù e l'apertura, l'annuncio del vangelo a tutto il mondo.
1. Ora, dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, venne Maria Maddalena e l'altra Maria a osservare la tomba.
Maria Maddalena è molto conosciuta. L'altra Maria è probabilmente la madre di Giacomo e di Giuseppe, di cui si parla in Mt 27,56. Queste due donne al momento della sepoltura di Gesù si trovavano vicino al sepolcro (Mt 27,61). Il giorno di sabato rimasero in città, osservando la festa solenne di Pasqua, ma il giorno dopo tornarono al sepolcro di Gesù. Era usanza presso i Giudei vegliare la tomba di una persona amata fino al terzo giorno dopo la morte, per assicurarsi che la sepoltura non fosse stata prematura.
2. Ed ecco, vi fu un gran terremoto; infatti un angelo del Signore, sceso dal cielo e avvicinatosi, rotolò la pietra e si sedeva sopra di essa.
Mentre in Marco le donne si chiedono chi avrebbe spostato per loro la pietra e poi la trovano già spostata, qui il fatto avviene in presa diretta. Anche qui come nel racconto della morte di Gesù vi è un terremoto: la resurrezione di Gesù è di natura apocalittica, come la sua morte, e i due avvenimenti si illuminano a vicenda. Nei racconti dell'infanzia di Gesù in Matteo gli angeli avevano avuto una parte importante nel comunicare e chiarire la volontà di Dio. Qui egli però non è un semplice interprete dell'evento, è uno dei protagonisti, poiché fa rotolare la pietra del sepolcro.
3. Era il suo aspetto come folgore e la sua veste bianca come la neve.
L'angelo del Signore viene descritto in termini teofanici, che ricordano la visione di Dn 10,6, già utilizzata per il racconto della Trasfigurazione di Gesù (Mt 17,2). Matteo non sta descrivendo il risorto, ma rimanda implicitamente all'aspetto glorioso di un corpo ormai trasfigurato.
4. Ora, per timore di lui le guardie tremarono e divennero come morte.
Le guardie si misero a tremare (come la terra scossa dal terremoto) e divennero come morte, cioè assolutamente incapaci di compiere il loro dovere. Matteo non sta descrivendo la resurrezione di Gesù, ma ci dà le chiavi per la comprensione dell'evento. Non afferma che Gesù sia risorto nel momento preciso in cui la pietra è stata ribaltata dal sepolcro: però ci dice che le guardie incaricate di fare la guardia alla tomba erano perfettamente inutili.
5. Ma l'angelo, prendendo la parola, disse alle donne: «Non temete, voi; so, infatti, che cercate Gesù, il crocifisso.
L'angelo si fa interprete e invita le donne a non temere. Dice esplicitamente "non temete, voi".
L'annuncio pasquale è simile a quello di Marco: voi cercate il crocifisso. Gesù rimane il crocifisso anche da risorto.
6. Non è qui; infatti è risuscitato, come aveva detto. Venite, vedete il luogo dove giaceva.
L'annuncio pasquale continua. Il crocifisso non è qui, è risorto (verbo generico che significa "risvegliarsi"). E' risorto come aveva detto: qui si vede ancora l'interesse di Matteo per il compimento delle profezie. Gesù aveva predetto più volte la sua morte e la sua risurrezione. Vedete il luogo: il sepolcro vuoto non è la prova della risurrezione, ma un segno.
7. E, partendo presto, dite ai suoi discepoli che è risuscitato dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea, là lo vedrete! Ecco, ve (l')ho detto».
L'annuncio pasquale termina con un mandato: annunziatelo ai discepoli. Questa è per loro una parola di perdono. Essi vengono riabilitati dall'annunzio delle donne. Gesù li precede: questo termine ha due significati. Il primo è: Gesù è già in Galilea e vi aspetta. Il secondo: Gesù tornerà ad essere la vostra guida. L'angelo termina dicendo: ecco ve l'ho detto. Questo inciso potrebbe avere lo scopo di controbattere all'accusa che fossero stati i discepoli a inscenare la risurrezione. Oppure sembra concludere la realizzazione della profezia di Ez 37 ("L'ho detto e lo farò", qui lo ha fatto e lo ha detto).
8. E, essendo andate presto dal sepolcro, con timore e grande gioia, corsero ad annunziarlo ai suoi discepoli.
A questo punto Marco parlava della paura delle donne che se ne tornarono indietro senza dire niente a nessuno. Matteo cambia la prospettiva e introduce l'apparizione di Gesù alle donne, mentre queste stavano andando a compiere ciò che l'angelo aveva detto loro.
9. Ed ecco, Gesù andò loro incontro dicendo: «Gioite!». Esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e si prostrarono dinanzi a lui.
Gesù dà alle donne un annuncio di pace e di gioia. L'atteggiamento delle donne è descritto con dei termini molto famigliari in Matteo. Il giusto atteggiamento da tenere davanti a Gesù è l'adorazione (come fecero i Magi, Mt 2,1-12, come voleva Satana nel deserto da parte di Gesù, Mt 4,9).
10. Allora Gesù dice loro: «Non temete; andate, annunziate ai miei fratelli che vadano nella Galilea, e là mi vedranno».
Gesù non aggiunge nulla alle parole dell'angelo. Questa ripetizione potrebbe mostrare che si tratta di un semplice doppione messo da Matteo per ovviare la brusca conclusione di Marco, oppure per mettere ancor più in evidenza la solennità dell'annuncio e del mandato ai suoi discepoli.

 

 

Vangelo: Marco 16,1-7

Il tempo pasquale ci presenta nei testi evangelici delle domeniche i brani più significativi delle apparizioni del risorto, ricorrendo per quest'anno all'evangelista Giovanni e Luca; essendo però quest'anno liturgico dedicato a Marco vogliamo vedere insieme il testo proposto nella veglia pasquale, tratto appunto da Marco, per meditare sul particolare messaggio che esso ci rivolge.
Il vangelo che narra la visita delle donne al sepolcro e l'annuncio della resurrezione di Gesù (Mc 16,1-8) costituisce il termine del vangelo marciano; i versetti successivi (vv. 9-20) come noto, costituiscono un'antica e canonica aggiunta che presenta come un riassunto delle apparizioni narrate dagli altri vangeli allo scopo di correggere e/o integrare il senso di sospensione e fallimento che il racconto lascia nel lettore, in particolare il versetto 8 (che infatti non è incluso nella lettura prevista per la veglia).
In realtà l'evangelista sembra aver costruito il racconto in modo molto preciso e con uno scopo ben chiaro: mettere in guardia i cristiani delle prime comunità, e i lettori credenti in generale, dal rischio di tradire l'annuncio pasquale ed esortarli quindi ad una coraggiosa testimonianza della vittoria di Gesù Cristo.
Sebbene ci siano chiari riferimenti e paralleli con i testi degli altri sinottici e di Giovanni (cfr. Mt 28,1-8; Lc 24,1-9; Gv 20,1-10), Marco scrive il testo con una precisa attenzione al racconto della passione narrato ai capitoli 14 e 15 del suo vangelo, in particolare per quanto riguarda i protagonisti e lo strano episodio di 14,51-52, come vedremo meglio qui sotto.
1 Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. 2 Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole.
Il capitolo 15 si apre con alcune annotazioni temporali molto interessanti:passato il sabato, quando cioè finiva l'obbligo del riposo e si potevano fare attività lavorative (come acquisti) e spostamenti di una certa lunghezza, ma più profondamente il v. 1 potrebbe indicare che il sabato come giorno santo era ormai passato, ossia superato nella sua funzione religiosa dal giorno del Signore, il giorno che ricorda appunto la resurrezione.
Il v. 2 precisa poi che era di buon mattino, il primo giorno della settimana, al levare del sole, la menzione del levare del sole potrebbe avere dei riferimenti a testi AT (quali Nm 24,17; Ml 3,20 e il Sal 110,3) di tipo messianico. L'annotazione circa il sole segna un forte contrasto con le tenebre che hanno accompagnato la morte di Gesù (vedi Mc 15,33) e simbolicamente indicano anch'esse la resurrezione.
Sulla scena poi si presentano le tre donne che hanno guardato e osservato da lontano la crocifissione e la sepoltura di Gesù (cfr. Mc 15,40.47), una presenza che riscatta il gruppo dei discepoli tutti fuggiti (vedi 14,50). Esse a quanto dice l'evangelista sembrano intenzionate a completare i riti dell'affrettata sepoltura narrata in Mc 15,46 ad opera di Giuseppe d'Arimatea (cfr. Gv 19,39-40).
3 Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». 4 Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. 5 Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura.
Anche le donne come i discepoli di Emmaus (Lc 24, 13ss) parlano tra loro in termini desolati e privi di speranza; in particolare il tema che domina è quello del sepolcro (citato ai vv. 2.3.5) e della grossa pietra che lo chiudeva, tutti segni di morte e di un destino che pare definitivo.
Ed ecco una prima sorpresa: la pietra era già stata fatta rotolare, quello che sembrava difficile o impossibile è già accaduto! Tanto che esse possono entrare nel sepolcro dove trovano al posto del cadavere di Gesù, un giovane; non si tratta di un angelo, in quanto Marco non usa il termine che invece compare in 1,3; 8,38; 12,25, ma di un giovane uomo (lo stesso termine utilizzato in 14,51-52), vestito d'una veste bianca, nel colore della veste ecco un'altra allusione alla resurrezione, come pure nella posizione dell'uomo seduto sulla destra . L'evangelista propone intenzionalmente questo giovane che anche qui porta una veste particolare? Se, come sostengono alcuni esegeti, il giovane che fugge nudo (14,51-52) potrebbe simboleggiare Gesù che sfugge al potere della morte, qui lo stesso, seduto alla destra del sepolcro, potrebbe avere lo stesso significato?
La reazione delle donne è comprensibilmente di paura (come negli altri sinottici del resto), il verbo usato da Marco indica una forte emozione. Non si aspettavano che un cadavere ed ecco invece un vivo; venute al sepolcro del loro Maestro trovano un estraneo che pare attenderle.
6 Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. 7 Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto"».
Di fronte alla loro paura il giovane parla, invitano alla fiducia ed annunciando esplicitamente la resurrezione di Gesù Nazareno, il crocifisso . Interessante il modo in cui Gesù viene nominato, riferendosi alla sua origine (con un termine per altro di etimologia incerta, Nazareno) e alla sua morte infame. L'apparente fallimento, la morte in croce, non pare essere un problema, anzi come il dato necessario per la resurrezione appena annunciata. La scelta dei termini propone poi l'identità tra il crocifisso e il risorto.
L'indicazione del luogo (vuoto) in cui giaceva il corpo morto di Gesù viene solo in seconda battuta; nei testi evangelici in effetti non si racconta il momento della resurrezione, ma si attesta concordemente che il sepolcro fu trovato vuoto dalle donne, poi dai discepoli e riconosciuto tale anche dai giudei (che secondo Mt 28,11-15 misero in circolazione la diceria del furto del cadavere).
Il v. 7 consegna una missione alle donne (come leggiamo anche negli altri vangeli), quella di dire ai discepoli e in modo particolare a Pietro di andare in Galilea dove vedranno il Risorto, ricordando che Gesù stesso lo aveva detto (un rimando a 14,28). Gesù aveva già annunciato la sua resurrezione e l'incontro in Galilea, dove era cominciato il suo ministero, e anche negli annunci della passione aveva parlato della sua resurrezione (vedi Mc 8,31; 9,31; 10,34). La menzione specifica di Pietro mette in luce il suo ruolo nella prima comunità cristiana, mentre l'invito al ricordo spinge a riandare alle parole di Gesù e a verificarne la veridicità.
Notiamo che l'annuncio è risorto in greco è un verbo declinato al passivo, rimanda cioè all'azione di Dio. L'evangelista mostra come nell'evento di morte e resurrezione del Maestro i suoi discepoli possono vedere realizzate le promesse fatte da lui e più ampiamente le promesse di salvezza che Dio aveva fatto al suo popolo nell'AT.
Il giovane del v. 5 si presenta nell'intenzione l'evangelista come il tipo del discepolo, egli fa ciò che ogni cristiano deve fare con la sua vita: annunciare il vangelo e la resurrezione di Gesù a partire da un'esperienza personale. Come il giovane ogni discepolo è chiamato a farsi portavoce di questa buona notizia, manifestando nei gesti e nelle parole il vivo dinamismo della salvezza (G. Perego).
Il vangelo proclamato nella Veglia pasquale di quest'anno si conclude qui, sulla gioiosa notizia della resurrezione, ma in realtà la pericope e il vangelo marciano terminano con il v. 8 dove leggiamo: "Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite." Al contrario di Mt 28,8 le donne secondo Marco fuggono piene di paura e si rifugiano nel silenzio, lasciando cadere nel vuoto la gioiosa e stupefacendo notizia della resurrezione.
Il v. 8 in effetti è sovraccarico di verbi che indicano uno stato di paura/spavento e anche di confusione e terrore, come suggerisce l'abbinamento dei verbi usato dall'evangelista. Egli utilizza gli stessi verbi in altri testi del vangelo (vedi 4,41; 6,50; 9,32; 10,32) per sottolineare la difficoltà dei discepoli nel comprendere le parole e il comportamento del Maestro Gesù. Un rischio, quello della paura e della fuga, a cui è sottoposto anche il credente di ieri e di oggi, pare suggerire l'evangelista, e da cui bisogna guardarsi.
H. Balz a riguardo di uno di essi, del termine fobeo, osserva che "lo spavento delle donne in Mc 16,8 dipende dal sepolcro vuoto e dall'incomprensibile messaggio del giovane. Esso è ancora effetto della passione e della morte di Gesù, fatti inconcepibili e terrificanti. Infatti, la promessa della risurrezione non è stata ancora sperimentata come attualità salvifica del Risorto".
L'esegeta J. Marcus vede un parallelo con Gn 18,15 dove si narra dell'incredulità di Sara e la sua paura di fronte alla notizia della nascita del figlio di Abramo, Isacco; in entrambi i casi una promessa di vita è situata in un contesto di morte e incredulità.
Quello che sorprende nella finale del vangelo di Marco in cui spesso Gesù chiedeva un silenzio che veniva puntualmente disatteso è che si chiude con il v. 8 dove le donne non dicono niente a nessuno . Ma come ha potuto la notizie della resurrezione raggiungere il lettore se esse hanno taciuto? L'evangelista costringe i suoi lettori a porsi delle domande non solo sull'atteggiamento delle donne e dei discepoli di Gesù, ma anche sulle modalità di sempre in cui si può vivere la fede in Gesù e la sua sequela. La prima quella del giovane di 16,5-7 che assume il movimento di vita nato dalla resurrezione, la seconda quella delle donne che si nascondono nel silenzio e nella paura.
Così concludono il commento al vangelo di Marco J. R. Donahue e D. J. Harrington: "Se Mc 16,8 è il finale originale ... le donne vengono meno all'incarico affidato loro... e la loro mancanza fa il pari con le molte mancanze dei discepoli maschi abbondantemente documentate nei capp. 14 e 15. Se questo è vero, ciò che Marco sta dicendo ai suoi lettori è che il personaggio maggiormente degno della loro ammirazione e imitazione è Gesù, e che i suoi primissimi seguaci, uomini e donne, qualunque altro merito abbiano potuto avere, non sono all'altezza di proporsi alla loro imitazione come lo è Gesù.
Il vangelo quindi termina così come era iniziato, con un messaggio da parte di Dio (1,3; 16,7) che punta ad un incontro con Gesù il Messia e Figlio di Dio. Come il lieto annunzio di Gesù affondava le sue radici in Isaia (vedi Is 40,3 citato in Mc 1,3), così il comando finale del "giovane" ricorda ancora Isaia, con la sua alternanza ritmica di cadute e di perdono e reintegrazioni dopo la caduta: "Farò camminare i ciechi per vie che non conoscono, li guiderò per sentieri sconosciuti; trasformerò davanti a loro le tenebre in luce, i luoghi aspri in pianura" (Is 42,16). La cecità che ha caratterizzato i discepoli lungo tutto il racconto (vedi 8,18) sarà dissipata, per essere sostituita con la visione del Gesù risorto in Galilea.".

 

 

Vangelo: Luca 24,1-12

Il mattino di Pasqua, i discepoli di Gesù si trovano di fronte al mistero della sua risurrezione. Sono chiamati a credere alla vita nuova del Risorto. La loro fede viene stimolata.

Il fatto della Risurrezione non ha avuto di per sé alcun testimone.

Le prime ad essere avvertite dell’avvenimento sono state le sante donne: il mattino del primo giorno della settimana si erano recate alla tomba per imbalsamare il corpo di Gesù con degli aromi. Lo cercavano quindi fra i morti, avendo dimenticato l’annuncio, fatto da Gesù, della sua risurrezione.

Il messaggio degli angeli rivolto loro è:

– una domanda, sconcertante, ma fondamentale,

– l’affermazione di Gesù vivo: “È risuscitato”,

– un richiamo alla loro memoria: “Ricordatevi”,

– una sintesi del mistero pasquale, attribuito a Gesù.

Questo messaggio non comporta, come in Marco o Matteo, un invio in missione e una promessa di incontro. Tuttavia le donne vanno subito a riferire ai Dodici ciò che hanno visto e sentito.

La prima reazione degli apostoli non è certo quella della fede: “Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse”. Pietro tuttavia si reca a vedere e rimane pieno di stupore di fronte alla tomba vuota.

 

 

 

 

Altre indicazioni SABATO SANTO

«Il Sabato santo la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua Passione e morte, la discesa agli inferi ed aspettando nella preghiera e nel digiuno la sua Risurrezione. È molto raccomandata la celebrazione dell’Ufficio delle letture e delle Lodi mattutine con la partecipazione del popolo. Dove ciò non è possibile, sia prevista una celebrazione della Parola di Dio o un pio esercizio rispondente al mistero di questo giorno.

Possono essere esposte nella chiesa per la venerazione dei fedeli l’immagine del Cristo crocifisso o deposto nel sepolcro o un’immagine della sua discesa agli inferi, che illustra il mistero del Sabato santo; ovvero l’immagine della beata Maria Vergine Addolorata.

Oggi la Chiesa si astiene del tutto dal celebrare il sacrificio della Messa. La santa Comunione si può dare solo in forma di Viatico. Si rifiuti la celebrazione delle nozze e degli altri sacramenti, eccetto quelli della Penitenza e dell’Unzione degli Infermi» (PS 73-75).

 

VEGLIA PASQUALE

L’intera celebrazione della Veglia pasquale si svolge di notte; essa quindi deve o cominciare dopo l’inizio della notte o terminare prima dell’alba della domenica (PS 78). Tale regola è di stretta interpretazione e pertanto è bene rimuovere gli abusi e le consuetudini contrarie, che talvolta si verificano, così da anticipare l’ora della celebrazione della veglia pasquale nelle ore in cui di solito si celebrano le Messe prefestive della domenica. (PS 78)

 

  1. IL LUCERNARIO

«Per quanto possibile, si prepari fuori della chiesa in luogo adatto il rogo per la benedizione del nuovo fuoco, la cui fiamma deve essere tale da dissipare veramente le tenebre e illuminare la notte.

Nel rispetto della verità del segno, si prepari il cero pasquale fatto di cera, ogni anno nuovo, unico, di grandezza abbastanza notevole, mai fittizio, per poter rievocare che Cristo è la luce del mondo» (PS 82).

Va definitivamente abbandonata la cattiva prassi del finto cero pasquale, ovvero un tubo di plastica che simula forma e colore di un cero, ma che non lo è, non si consuma e non finisce: questo è in aperto contrasto con le indicazioni liturgiche e contraddice ciò che viene cantato nel preconio (si pensi al riferimento all’ape madre che ha prodotto la cera che si consuma). Da evitarsi anche il ricorso ai vecchi ceri monumentali con la sovrapposizione di un piccolo cero, che è l’unica parte cambiata ogni anno.

 

  1. LA LITURGIA DELLA PAROLA

L’attenzione pastorale consente di limitare le letture dell’Antico Testamento fino a un minimo di tre, con obbligo di non omettere la narrazione della prima pasqua (terza lettura), ma si tratta di una concessione pastorale legata a situazioni particolari, non della normalità, che prevede le nove letture, seguite dai salmi cantati e dalle singole orazioni.

Il Gloria è un inno: come tale, soprattutto in questa notte, richiede il canto.

È opportuno che sia il celebrante stesso a intonare solennemente l’Alleluia pasquale. Il cantore prosegue con le strofe del salmo 118 al quale fa seguito immediatamente la proclamazione del Vangelo.

 

  1. LA LITURGIA BATTESIMALE

La Pasqua è per eccellenza e fin dall’antichità la notte battesimale. Occorre però distinguere tra l’iniziazione cristiana degli adulti, che nella veglia trova il suo luogo proprio, e il battesimo dei bambini. In quest’ultimo caso occorrerà individuare una famiglia sensibile, che conosca, apprezzi e viva con fede la celebrazione della veglia. Non è opportuno indicare alla famiglia un orario di massima (posteriore all’inizio della veglia) in cui arrivare per il momento del Battesimo.

I battesimi si compiono esclusivamente nel fonte battesimale, luogo liturgico fisso in ogni parrocchia. Il fonte non può essere sostituito da allestimenti posticci o bacili, approntati in presbiterio o nelle immediate vicinanze con il pretesto della visibilità dei riti: con i battezzandi vanno presso il fonte i padrini e i parenti più stretti. L’assemblea accompagna con la preghiera e il canto delle litanie la processione al fonte; può accogliere poi con una acclamazione festosa i neofiti che tornano al loro posto.

Il modo di inserire l’iniziazione cristiana degli adulti nella Veglia è indicato nel Messale Romano e nel RICA. Concretamente si può fare in questo modo: si seguono le indicazioni del Messale fino al n. 43. Si continua con RICA n. 217 (rinuncia) e si procede fino a RICA n. 213 (cresima dei neofiti). Quindi si riprende il Messale: il sacerdote pronuncia l’orazione a fine di p. 181 («Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo…»), e attraversa l’assemblea aspergendola con l’acqua benedetta mentre la schola e l’assemblea cantano Vidi aquam o altro canto adatto.

Per il battesimo dei bambini la sequenza rituale è simile ma le formule vanno prese dal RIBA, con alcune accortezze indicate nel medesimo rituale e nel messale:

  • - introducendo la rinuncia il sacerdote si rivolge a genitori e padrini (RIBA 64)
  • - si omette l’assenso alla professione di fede (n. 68)
  • - Al battesimo segue l’unzione postbattesimale con il crisma (n. 72)
  • - Non si fa la consegna del cero acceso
  • - Si tralascia il rito dell’effeta.

Per celebrare nella stessa veglia l’iniziazione degli adulti e il battesimo dei bambini occorrerà seguire attentamente le indicazioni per i due riti, evitando doppioni e incongruenze (soprattutto tra la cresima degli adulti e l’unzione postbattesimale dei bambini). L’Ufficio liturgico è disponibile per la consulenza del caso.

Tornato alla sede, il sacerdote introduce la preghiera universale, alla quale prendono parte i nuovi battezzati adulti (o i genitori e padrini dei bambini). Si abbia cura però che l’intenzione sui neofiti non sia letta da uno di loro.

I neofiti adulti porteranno i doni all’altare. Si possono coinvolgere in questo gesto anche le famiglie dei bambini battezzati.

Ove non ci siano battesimi, si benedice comunque il fonte. La formula per la benedizione dell’acqua lustrale è riservata alle chiese non parrocchiali (che non hanno il fonte).

 

  1. LA LITURGIA EUCARISTICA

I neo battezzati portino i doni all’altare.

Si valuti la possibilità di distribuire a tutti i fedeli, oltre che ai neofiti, la comunione sotto le due specie.

 

 

 VEGLIA PASQUALE con rito del Battesimo - anno A

 

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