L’ASSEMBLEA
Entrando in una Chiesa durante la celebrazione della Messa, ciò che si nota immediatamente è un gruppo di persone riunite. Di “riunione” si parla nel NT (es.”il primo giorno della settimana si erano riuniti per spezzare il pane”: Ai 20,7), e nei primi tempi della Chiesa (es.: “riuniti nel giorno del Signore spezzate il pane e rendere grazie”: Didaché 1° secolo), “nel giorno detto nel sole ….ci riuniamo (anno 150), “nessuno si mostri pigro ad andare alla riunione della comunità”: Tradizione Apostolica – anno 220 a Roma).
Questo gruppo di fedeli è l’”assemblea liturgica“ che, in greco, si dice “ekklesia”, da cui l’italiano “chiesa”, termine che indica la comunità sia universale che locale, e l’edifìcio in cui si riunisce. L’assemblea è la protagonista, il soggetto della Messa. In essa si rende efficace il mistero della Chiesa, come comunità dello Spirito Santo, in cui è presente Cristo che ha promesso: “Dove due o più sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”. L’assemblea non partecipa alla Messa ma la “celebra” sotto la presidenza del sacerdote. E’ la comunità cristiana che si riunisce, ascolta e celebra la parola di Dio, prega, ringrazia, offre il memoriale della morte di Cristo, mangia e beve il suo Corpo e il suo Sangue. Ogni giorno, in tutto il mondo, quando gruppi di fedeli, per quanto piccoli, partecipano alla Messa è, in qualche modo, presente tutta la chiesa. Per il sacramento che viene celebrato, lo stare uniti insieme, il clima di festa, l’accostarsi in gruppo all’Eucaristia, la comunità cristiana è segno della realtà futura, della Gerusalemme celeste.
L’assemblea non è un circolo di perfetti e di intimi, ma una riunione di santi e di peccatori, di tutti coloro che hanno ricevuto il Battesimo. Ma per essere un’assemblea testimoniante, non basta che essa sia un gruppo di persone che sta insieme nello stesso luogo, canta, eleva preghiere, si scambia un gesto di pace, ma essa deve tendere ad essere sacramento della presenza di Cristo, assemblea di persone che professa la fede e che cerca di viverla.
E’ anche importante che l’assemblea appaia come vera comunità e non sia un gruppo anonimo, i cui componenti s’incontrano come estranei. Per esempio, sarebbe opportuno all’inizio “mettersi in situazione”, essendo presenti qualche minuto prima, evitando la brutta abitudine di arrivare a messa iniziata, accogliendosi vicendevolmente, preparando la celebrazione; celebrando come persone che si conoscono e vivono in pace; salutandosi prima di tornare a casa, ecc..
IL PRESIDENTE
Nell’ambito dell’Assemblea che celebra ci sono i ministri. Uno di questi è il Sacerdote chiamato a presiedere, non solo per una necessità organizzativa.
Il vero Sacerdote celebrante è Gesù Cristo. Egli agisce sia nella proclamazione della Parola che nella celebrazione del Memoriale della sua morte. L’azione salvifica di Cristo è resa visibile dal Presidente, Vescovo o Sacerdote, che ha ricevuto nel sacramento dell’Ordine una speciale configurazione a lui. Il Sacerdote è il sacramento della presenza di Cristo in mezzo alla Comunità. In lui Cristo è presente in modo speciale, in lui è Cristo che parla, benedice e attualizza il Memoriale della Pasqua del Signore. Egli è lo strumento di cui si serve Cristo per raggiungere, con la sua grazia, la comunità. Il sacerdote unisce e guida la comunità nella celebrazione, è il segno visibile della comunione ecclesiale; si rivolge a Dio a nome del popolo e al popolo a nome di Dio.
Alcuni atti della Messa sono propriamente presidenziali. In particolare lo sono: la preghiera eucaristica, in cui il sacerdote agisce con maggiore intensità come presidente, come segno visibile di Cristo, come capo della comunità; l’omelia, in cui egli è segno di Cristo, l’evangelizzatore per eccellenza; le varie orazioni in cui il sacerdote raccoglie le intenzioni dei fedeli e le presenta a Dio; il saluto iniziale e la benedizione finale, in cui lo stesso annunzia alla comunità la presenza di Cristo e conclude e trasmette, a nome di Cristo, i doni di Dio.
MINISTRANTI
Alcuni fedeli laici svolgono nella Santa Messa compiti attinenti alla sacra Liturgia, come leggere i brani biblici, guidare i canti, animare la Messa, preparare le ostie, tenere in ordine il presbiterio, ecc..
Nella Parrocchia San Giovanni Bosco una quindicina di laici adulti, uomini e donne, hanno l’incarico ufficiale di lettori delle letture bibliche o di ministri straordinari dell’Eucaristia, cioè di fedeli che hanno la possibilità di distribuire la Santa Eucaristia durante le Messe o di portarla agli ammalati. I laici che spesso si vedono in presbiterio vestiti con un camice bianco, sono lettori o ministri straordinari, incaricati dalla Diocesi di Roma.
POSIZIONI
Posizione eretta. E’ quella che i fedeli tengono durante buona parte della Messa. E’ la posizione del figlio davanti al Padre, perché il cristiano ha avuto nel battesimo il dono della figliolanza divina. E’ anche la posizione di chi è attento al Signore che parla ed è pronto a passare all’azione. In particolare, si ascolta in posizione eretta il Vangelo, perché è la rivelazione che ha fatto la stessa Parola di Dio incarnata.
In ginocchio. E’ un atteggiamento che indica profondo rispetto, che rivela umiltà e riconoscimento della profonda distanza tra l’uomo e Dio; è anche un atteggiamento adorante, un restare senza parola davanti ai misteri infiniti di Dio; in particolare, alcuni stanno in ginocchio durante la consacrazione.
Lo stare seduti. Indica raccoglimento, meditazione della parola di Dio e anche confidenza e familiarità con Dio, perché Gesù ha accettato di farsi nostro fratello e lo Spirito Santo è presente in noi come consigliere, guida, amico. Lo stare seduti diventa una necessità quando la celebrazione si prolunga. L’assemblea resta seduta durante le prime letture e quando il sacerdote fa l’omelia.
L’incedere. I fedeli incedono quando entrano o escono dalla Chiesa, quando vanno a ricevere la comunione e quando fanno la processione offertoriale; il Presidente quando fa i vari movimenti prescritti. L’incedere liturgico esclude la fretta ma anche il movimento stanco o sciatto. E’ sempre un andare verso Dio o un partire da Lui per portarlo al mondo.
Il salire. Non è un movimento che attualmente avviene spesso, ma c’è almeno un salire dal luogo dell’assemblea al Presbiterio. Il salire indica lasciare la vita quotidiana, distaccarsi dalla terra, liberarsi da ciò che è meschino e superfluo ed entrare nella casa di Dio, a contatto con Lui, collocarsi su un piano superiore. Un’antica usanza prevedeva tre gradini, simbolo delle tre virtù teologali, la fede, la speranza e la carità, le tre forze divine che elevano a Dio.
Stare inchinati Piegare il capo e le spalle è segno di venerazione e di rispetto. L'inchino è il gesto normale dell'assemblea mentre il presidente della comunità implora su di essa la benedizione di Dio.
Prostrazione Atteggiamento di adorazione, supplica. Nella liturgia attualmente è un gesto raro.
In quali momenti i fedeli stanno in piedi
- all’inizio (ingresso del sacerdote che si reca all’altare), fino a prima delle letture.
- al momento dell’Alleluia e della proclamazione Vangelo
- durante la professione di fede e la preghiera universale (o preghiera dei fedeli);
- dal prefazio alla Comunione
- alla preghiera finale e alla Benedizione
Stiamo seduti
- durante la liturgia della Parola (letture e salmo);
- all’omelia e all’offertorio; nel momento di silenzio, dopo la Comunione.
In ginocchio davanti a Gesù
- momento della consacrazione
- Dove c’è la consuetudine di rimanere in ginocchio dal Santo fino alla conclusione della Preghiera eucaristica e quando il sacerdote dice "Beati gli...", tale uso può essere lodevolmente conservato.
Questi continui cambiamenti di posizione del corpo, durante l'azione liturgica, possono essere considerati da qualcuno elementi di disturbo. Ma non è così: occorre stare e partecipare alla celebrazione come un corpo solo, in modo comunitario, con le stesse parole e con gli stessi gesti, con un cuore solo e un’anima sola. Ecco perché in una celebrazione come la Messa, «l’atteggiamento comune del corpo, da osservarsi da tutti i partecipanti, è segno dell’unità dei membri della comunità riuniti per la sacra liturgia: manifesta e favorisce l’intenzione e i sentimenti dell’animo di coloro che vi partecipano» (Ordinamento G. Messale Romano, n° 42).
È necessario quindi nella liturgia compiere comunitariamente gli stessi gesti come segno di unità, per vivere bene la preghiera liturgica (diversa dalla preghiera personale).
GESTI DELLA MANO
Mani giunte. E’ un gesto di umiltà e di riverenza verso Dio.
Mani distese. Il sacerdote che distende le mani sull’altare intende appoggiarle a Cristo: le distende sulle offerte per invocare la venuta dello Spirito che le trasformi nel Corpo e Sangue di Cristo, e sui fedeli per invocare su di loro la potenza trasformante dello Spirito.
Mani benedicenti. Il sacerdote benedice i fedeli, chiede che la benedizione di Dio fluisca su di essi.
Darsi la mano. I fedeli si scambiano un gesto di pace, come augurio di pace e impegno di vivere in pace con tutti. Il sacerdote prende per mano per dare sicurezza e condurre al Signore.
Meritano un particolare ricordo tre gesti, semplicemente espressivi della preghiera cui si accompagnano.
- Battersi il petto: è segno di pentimento e di umiltà.
- Alzare gli occhi al cielo: gesto che ai nostri giorni è prescritto solo al celebrante in vari momenti della messa a imitazione di Gesù stesso (Mc 5, 41).
- Le mani alzate e stese: indica supplica, attesa di una grazia, offerta.
IL SILENZIO
L’azione liturgica prevede spazi di silenzio per ascoltare, riflettere, pregare, accogliere la parola di Dio. Alcuni spazi di silenzio sono richiesti a tutti, altri all’assemblea.
Silenzio dei fedeli. Mentre il sacerdote compie atti o recita preghiere propriamente presidenziali, l’assemblea sta in silenzio per una serena partecipazione alla preghiera e alla celebrazione.
Silenzio penitenziale. E’ molto importante, ma purtroppo spesso è molto breve. Questo silenzio contempla l’esame di coscienza, che dispone ad un sincero pentimento dei peccati.
Silenzio dell’orazione. Segue l’invito che il celebrante fa prima dell’orazione iniziale: “Preghiamo”, e ha lo scopo di consentire a ciascun fedele di esprimere al Signore le intenzioni personali.
Silenzio dopo l’omelia. E’ un silenzio indispensabile soprattutto in questo nostro tempo di ascolto senza riflettere. Ed è particolarmente propizio per ascoltare lo Spirito Santo che parla all’anima illuminandola. Purtroppo è spesso trascurato.
Silenzio dopo la Comunione. Certamente non possono bastare pochi secondi per ringraziare il Signore che si è donato nella comunione, ma un breve momento di silenzio dopo la comunione è almeno il segno che tutta la vita deve essere un ringraziamento a Dio per i suoi doni.
Anche prima della stessa celebrazione è bene osservare il silenzio in chiesa, in sagrestia e nel luogo dove si assumono i paramenti e nei locali annessi, perché tutti possano prepararsi devotamente e nei giusti modi alla sacra celebrazione
CANTO
Le assemblee cristiane esigono il canto. Le acclamazioni come l’Alleluia (= lodate il Signore) o il Santo, le reclamano in maniera particolare. Non è necessario che ci sia in tutte le Messe; importante è che, primariamente, sia un rendere gloria a Dio e avvenga con la partecipazione del popolo, perché è in funzione della comunità. Il canto ufficiale della liturgia è il gregoriano ma è consentita ogni altra espressione che si armonizzi con il contenuto della preghiera.
ACCOGLIENZA
II fedele che viene in Chiesa entra nella casa di Dio e della comunità cristiana. Niente di più naturale che qualcuno lo accolga.
Sarebbe necessario che alcuni fedeli, abitualmente partecipanti ad ogni singola Messa, stiano alle porte della Chiesa, fino al momento in cui ha inizio la celebrazione, per salutare, dare spiegazioni, ascoltare eventuali proposte, offrire foglietti liturgici e programmi della settimana, ecc..