Riflessioni : dicembre 2024

L'Avvento è come un orizzonte che si allarga Ermes Ronchi

riflessioni

fonte: https://blog.smariadelcengio.it/

 

 


 

29 12 2024

 

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE    - Anno C -   

"Gesù è ritrovato dai genitori nel tempio in mezzo ai maestri."

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

 

Vangelo secondo Luca 2, 41-52 

 


 

INDISSOLUBILE MA NON INFRANGIBILE 

 

 
Festa difficile, questa.
Perché oggi la famiglia sta male, perfino la sua definizione è in crisi: tradizionale, allargata, monoparentale, plurale, di fatto, biologica, affidataria.
L’ Amoris Laetitia di Francesco mi viene incontro, e mi sorprende perchè incomincia non cercando il fondamento del matrimonio cristiano, ma con un semplice racconto: ​
Fin dall’inizio la Bibbia è popolata di storie d’amore complicato, con la famiglia di Adamo ed Eva e il suo carico di violenza, ma anche con la vita che, caparbia, continua.
Un legame ideale c’è, ma le nostre storie non lo sono; infatti
il matrimonio è indissolubile, ma non infrangibile! Alcune volte fallisce, si spezza e a terra rimangono solo briciole taglienti.
Il Vangelo oggi ci ricorda le fatiche dell’amore. Racconta la storia di un adolescente difficile, di due genitori che non capiscono che cosa ha in testa. Ma ecco tre spiragli:
Il primo: tuo padre e io ti cercavamo, insieme. Questa parola è sempre più rara nelle nostre case, dove spesso neppure a tavola si sta insieme.
Secondo: parlarsi. Di fronte ai genitori che domandano c’è un figlio che ascolta e risponde in modo duro, ma parla. Impegno primario: far viaggiare la parola, comunicare.
Se ci sono cose difficili da dire, a non parlarne lo diventano ancora di più.
Gesù sta al dialogo perché i suoi genitori ci sono e si vogliono bene, e sono queste due sole cose a importare ai figli.

Sempre.
Terzo: sconfinare oltre gli affetti di casa.
Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?
I figli non sono nostri, appartengono alla loro vocazione, alla loro idea di futuro che nemmeno in sogno potremo visitare (Gibran).
Un figlio non deve strutturare la sua vita in funzione del cortile di casa. È come fermare la ruota della creazione. Gesù lo dice chiaro. L’ho imparato da voi: tu mamma che ascolti il mormorio degli angeli, tu padre che parti e poi torni, fidandoti di un sogno.
Una quarta lezione: Ma essi non compresero...
I genitori non hanno i figli che avevano immaginato, ma neppure i figli hanno i genitori che hanno sempre sognato.
Scesero insieme a Nazaret. Si riparte, nonostante tutto.
Sono santi, sono profeti, sono il top del paese, eppure, come noi, non si capiscono tra loro.
Si può crescere in bontà e in saggezza anche legati ai perché inquieti di mio figlio.
Si può crescere in virtù e grazia anche sottomessi al dolore di non capire e di non essere capiti.
Non siamo sempre comprensibili per l’altro, ma sempre abbracciabili!
Ecco perché al tempio Dio preferisce la casa. E’ lì che abbiamo imparato il vero nome dell’amore, primo e vero catechismo.
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padre Ermes Ronchi

 

 

Ascolta il canto :

cuffia1 Dio con noi, Emmanuel
Gen Verde

cuffia1 Dolce casa di Nazaret
Marco Frisina

 cuffia1  Siamo Chiesa del Signore
Fabio Baggio - Francesco Buttazzo

cuffia1 Dio ha visitato il suo popolo
Pasquale Dargenio - Matteo Zambuto

 

 

 

Vignetta  della Domenica

 

 

 


 

22 12 2024

 

 IV Domenica di Avvento    - Anno C -   

"A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?".

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

 

Vangelo secondo Luca 1, 39-45

 


 

FOLLIA PER FOLLIA 

 

 
Attraverso due donne portatrici di vita nuova, il vangelo ci prepara al Natale, ormai alle porte.
Maria si mise in viaggio in fretta. Appena l'angelo è volato via, anche lei vola via da Nazaret, quasi sulle orme di Gabriele. E appena giunta sull'uscio della casa di Zaccaria, Maria fa come l'angelo con lei; adesso è lei a diventare l'angelo di un lieto annunzio, e il bimbo nel buio del grembo lo percepisce con tutto se stesso: “appena il tuo saluto è giunto, il bambino ha sussultato di gioia nel mio seno”. Dio viene con gioia, come un abbraccio, come una musica, una chiamata alla danza. Viene e nasce vita.
La corsa di Maria è accolta al suo arrivo da una benedizione. Benedetta tu... Tu che hai avuto la follia di accogliere la follia di Dio.
Un vento di benedizione dovrebbe aprire ogni dialogo. Dire il bene, vedere la luce nell'altro che condivide con me un pezzo di strada o la vita intera. E non giudicare nessuno dal semplice colore della buccia, ma dal sapore della polpa, che per essere gustato richiede pazienza e rispetto.
A chi mi ha dato tanto, a chi mi ha dato poco, vorrei osare la prima parola di Elisabetta: Benedetto sei tu. Dio mi benedice con la tua presenza.
Benedetta tu fra le donne. E vola quella benedizione, vola in alto e raggiunge tutte le donne, si estende su tutte le figlie di Eva, su tutte le madri del mondo, su tutta l'umanità al femminile.
E benedetto il frutto. Ancora tutti chiamati a dare frutto, a vivere da padri e da madri, a camminare nel mondo secondo la fecondità di ciascuno.
In questo Natale di guerre mi riprometto di benedire, di dire il bene, subito, da principio. E col bene contrastare ogni arma tattica, o anche solo verbale, disinnescarla con l'ingenua follia della benedizione.
Quando infatti le parole sono benedicenti si alza la luce del cuore, quando sono buone tolgono il velo della tristezza.
E beata sei tu che hai creduto. Saluto che avvolge come un mantello di gioia la fede di Maria e anche la mia: credere è acquisire bellezza del vivere, con l'umile, mite e possente piacere di esistere e di fiorire, sotto il sole di Dio.
Elisabetta ha iniziato a battere il ritmo, e Maria intona la melodia. E insieme diventano un fiume di canto, di salmo, di danza. E da loro imparo a credere; da due madri, le prime profetesse del Nuovo Testamento, imparo che la fede è questo: una presenza nella mia esistenza. Un abbraccio nella mia solitudine. Qualcuno che viene e mi consegna cose che neppure osavo pensare.
Credo che una profezia ci abita, che Dio viene, in alto silenzio e con piccole cose; che i suoi angeli, sopra di noi come sopra Betlemme, annunciano, con la loro voce che sa di stelle, che la pace, nonostante tutte le smentite, è un miracolo possibile.

padre Ermes Ronchi

 

 

Ascolta il canto :

cuffia1 Betlemme di Efrata
Pasquale Dargenio

cuffia1 L’anima mia magnifica
Pasquale Dargenio

 cuffia1 Elisabetta
Daniele Ricci (dal Musical “L’Atteso”)

cuffia1   Oggi è nato il Salvatore
Pasquale Dargenio

 

 

Vignetta  della Domenica

 

 

 

 

 

 


15 12 2024

 

 III Domenica di Avvento    - Anno C -   

"E noi che cosa dobbiamo fare?".

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Vangelo secondo Luca 3, 10-18

 


 

E TANTO BASTA 

 

 
Solo ogni tre anni, purtroppo, ritornano le parole straordinarie del piccolo e sconosciuto profeta Sofonia: Dio è felice. Felice per te.
Ogni volta la stessa emozione: esulterà di gioia per te! Esultare è il verbo della danza. Il profeta intuisce la danza dei cieli, come quella di Davide davanti all'Arca, come Miram col tamburello al mar Rosso; come Giovanni nel grembo di Elisabetta, come Maria nel Magnificat. Tutt'intorno a te, la danza di Dio. Che crea.
Ma subito dopo, il vangelo ci mette i piedi ben piantati per terra e ci riporta diritto dentro il quotidiano, con Giovanni, il ruvido profeta, prosciugato dal sole.
Va da lui tanta gente: da Gerusalemme ci volevano giorni di cammino,. Cosa cercano? Le loro domande sono precise, serie: che cosa dobbiamo fare? A quale gancio concreto appendere la vita?
E le risposte sono chiare e serene; indicano piccole scelte possibili a tutti.
La prima: chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare ne dia a chi ne è privo.
L'economia dell'accumulo sostituita dall'economia del dono, lo shopping convertito in condivisione. “La conversione passa per le tasche” (Papa Francesco),
Ed entrano in scena i più amati da Luca, i poveri, quelli “che non hanno”.
Il vero problema del mondo non sono i poveri, ma i ricchi. Da loro viene il disordine: c'è abbastanza pane per tutti sulla terra, e manca per l'avidità di pochi.
A tutti il profeta ripete: hai un capitale, sono i poveri! Hai un tesoro, non sono BOT o Fondi, ma “quelli che non hanno”. Investi in relazioni, sono il tuo patrimonio.
La seconda: Non esigete nulla più di quanto vi è stato fissato.
Allora, applicherò semplicemente l'onestà. Non quella degli altri, ma la mia, l'unica in mio potere.
E a chi ha ruoli di autorità: non maltrattate e non estorcete niente a nessuno. Non approfittate della posizione per umiliare; non abusate della vostra forza per maltrattare o per far piangere.
Giovanni, mangiatore di insetti, di una ascesi quasi feroce, non chiede niente di straordinario agli altri, non dice “lascia tutto e seguimi nel deserto”, ma indica cose fattibili, a chiunque:
non tenere tutto per te; non stringere le mani ad artiglio su ciò che hai;
non rubare, non passare nel mondo da predatore e abusatore.
La conclusione è potente: Viene uno più forte di me e vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
Lui “voce come rombo che grida nel deserto” fa un passo di lato, indica un Gesù più forte, e non perché si impone, ma perché parla al cuore. Sussurra, e tu lo segui.
E' il più forte perché è l'unico che “battezza nel fuoco”, uno che ha acceso milioni di vite e le ha rese felici. Questo fa di lui il più forte. E il più amato.
In questi pochi giorni che mancano al Natale, alziamo lo sguardo!
A testa alta, per vedete il sorriso e la danza di Dio.
Per saperci amati, da quel fuoco, e tanto ci basta.

padre Ermes Ronchi

 

 

Ascolta il canto :

cuffia1 Ave, piena di grazia
Francesco Buttazzo

cuffia1 L’annuncio
Daniele Ricci (Musical “L’atteso”)

 cuffia1 Maria, trasparenza di Dio
Gen Verde

cuffia1   Ave Maria
Marco Frisina

 

 

Vignetta  della Domenica

 

 

 

 


 

08 12 2024

 

 II Domenica di Avvento    - Anno C -    IMMACOLATA CONCEZIONE B.V. MARIA

"Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te."

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.

Vangelo secondo Luca 1, 26-38

 


 

NOSTRA SORELLA DELL'ARCOBALENO

 

 
Maria è la prima della lunga carovana dell'umanità. E noi che immacolati non siamo, camminiamo dietro a lei, nostra prima sorella.
Porrò inimicizia tra il serpente e la donna. Che potenza! Ostilità tra la donna che ama la vita e il serpente che ama il suo contrario.
Adamo ed Eva la vita l'hanno appena fallita, e Dio, contro ogni evidenza, li chiama solennemente nemici del male.
Stupendo: io sarò ferito e sporcato dal male, ma non sarò mai amico suo!
E sento ancora: Tu le insidierai il calcagno, ma lei ti schiaccerà la testa. Il serpente, il male ti raggiunge da dietro, è un passato che talvolta ritorna e fa molto male, ma è in basso, non arriva al cuore dell'uomo, non è davanti a te, non è il tuo orizzonte.
Adamo ed Eva escono dal paradiso portando con sé un germe di vittoria: schiaccerai la testa del serpente. Puoi vincere.
In noi c'è un pezzettino di Dio luminoso, c'è in noi una stella sufficientemente lontana perché i nostri errori non possano mai offuscarla (Ch. Bobin).
L'angelo Gabriele se ne vola via da Zaccaria, sbattendo le ali sulla sua incredulità, e atterra in un paesino assolato e sconosciuto, in una casa qualunque, fra pentole e telai.
È il vangelo delle prime volte: è la prima volta che Dio si rivolge ad una donna. Che la creatura ha l'ultima parola nel dialogo con il cielo. È la prima volta di una parola mai udita: sei piena di grazia! Il tuo nome è: amata-per-sempre.
L'angelo aggiunge: Dio è con te. Parola che avrebbe dovuto mettere in guardia la ragazza, perché con quelle parole nella Bibbia Dio convoca ad una avventura ardua come una sfida.
Maria, avrai un figlio, tuo e di Dio. Gli darai nome Gesù.
Da ragazza matura e intelligente, Maria obbietta e argomenta, vuole capire: dimmi come avverrà! E l'angelo: viene l'infinito nel tuo sangue, la luce che ha generato gli universi si aggrappa al tuo seno. Cosa importa il come!
E tuttavia Gabriele resta lì, a spiegare:
evoca lo Spirito come era sulle acque dell'origine,
come era la sua nube che scendeva nel deserto,
e la invita a pensare in grande, più in grande che può.
Fidati, sarà Dio a trovare il come.
E se noi siamo qui oggi, se possiamo dirci cristiani è per la fede, la libertà e il coraggio di questa ragazzina che ha detto: sono qui,
Tu sei il Dio dell'alleanza, e io sarò l'alleata del Dio delle alleanze.
Dove tu andrai anch'io andrò, il tuo sogno sarà il mio sogno.
Forse a Maria torna in mente il legame forte tra Ruth e Noemi, o forse è la voce dell'umanità, che invece di dare sempre la colpa a qualcuno, prova a dire: sì, io credo al futuro perché tu sei con me.
Tu hai inventato l'arcobaleno come segno d'alleanza con le creature, e io sarò un piccolo arcobaleno, di pace e di abbracci.
Anche il nostro “sì” può cambiare il mondo; tutti noi possiamo segnare nascite sul libro della vita, e tracciare arcobaleni sul calendario della storia.

padre Ermes Ronchi

 

 

Ascolta il canto :

cuffia1 Ave, piena di grazia
Francesco Buttazzo

cuffia1 L’annuncio
Daniele Ricci (Musical “L’atteso”)

 cuffia1 Maria, trasparenza di Dio
Gen Verde

cuffia1   Ave Maria
Marco Frisina

 

 

Vignetta  della Domenica

 

 

 


01 12 2024

 I Domenica di Avvento    - Anno C -

"La vostra liberazione è vicina."

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Vangelo secondo Luca 21, 25 -28 34-36

 


 

CAPODANNO DEI CRISTIANI

 

 
L’Avvento che ritorna è come un cambio di stagione.
Primo giorno, l’inizio. Il capodanno dei cristiani. Si ricomincia a camminare verso quell’attimo che ha cambiato tutta la storia, quando con il Natale Dio si tuffa nel fiume dell’umanità.
Toglietemi tutto, ma non l’incarnazione! E la gioia di ripercorrere un’altra volta tutta la vita di Gesù, con il respiro sempre nuovo che nell’anno liturgico inizia qui, con la prima domenica d’Avvento.
Ci saranno segni nel sole, nella luna, nelle stelle. Il vangelo di Luca oggi racconta il puro segreto del mondo, nascosto nel suo silenzio più profondo.
Ci prende per mano, ci porta fuori dalla porta di casa a guardare in alto, a percepire il cosmo pulsante che soffre e si contorce come una partoriente, ma per produrre vita.
Ad ogni descrizione drammatica segue infatti la speranza, dove tutto cambia: ma voi risollevatevi e alzate il capo, la liberazione è vicina.
Alzate gli occhi!
Non guardare solo alle cose immediate,
non inciampare nelle macerie che ingombrano la strada,
se non alzi la testa non scorgerai arcobaleni né squarci d’azzurro.
Uomini e donne in piedi, a testa alta, occhi nel futuro!
Così vede i discepoli il vangelo. Gente dalla vita verticale e dallo sguardo profondo, dritti davanti al Signore.
Dio viene. Giorno per giorno, continuamente, adesso. Viene per farci il regalo più bello che possiamo fare a noi stessi: un cuore attento e leggero.
State attenti a voi stessi, che il cuore non diventi pesante,
affannato, dissipato, ubriaco di lacrime.
Proviamo tutti il morso dello sconforto per quanto accade nel mondo.
Ma io non resto a terra,
non permetterò allo scoramento di sedersi con me
e di mangiare nel mio piatto. Nessuna depressione finché conservo la testarda fedeltà all’idea che tutta la storia è, nonostante ogni smentita, un processo di salvezza.
Avvento: quattro settimane per ritrovare il vivere con attenzione e leggera sobrietà guardando lontano, guardando oltre lo stordimento assordante per scendere nell’intimo, a cercare un cuore leggero che scorga i piccoli dettagli della vita.
Basta così poco. Quando smetteremo di offendere la vita piccola e cominceremo a stupirci per ogni minima cosa, per ogni essere vivente?
Ci serve doppia attenzione per vegliare sul nuovo che nasce, sui primi passi della pace anche tra di noi. E sul grammo di luce che si posa sul muro della notte di queste guerre infinite.
Nessuna esistenza è senza un grammo di luce, e l’attesa di un bambino ne è l’emblema supremo.
La vita è dentro l’infinito e l’infinito è dentro questa vita dove Dio viene, bello come il sogno più bello, meraviglia dell’eterno verso il quale stiamo andando.
Con l’Avvento l’eterno entra maestosamente sui nostri giorni e su noi, certi che il nostro grado di eternità si misura sull’intensità dei nostri sogni

padre Ermes Ronchi

 

 

Ascolta il canto :

cuffia1 Camminiamo incontro al Signore
Daniele Semprini - Anna Maria Galliano

cuffia1 Inno di liberazione
Rinnovamento nello Spirito

 cuffia1 Alzate il vostro sguardo
Pierangelo Comi

cuffia1   Innalziamo lo sguardo
Francesco Buttazzo

 

 

Vignetta  della Domenica

 

 

 

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