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La vita di preghiera, l’incontro personale con Gesù Cristo, il discernimento comunitario

2021 2Ogni due febbraio, festa della Candelora (più esattamente, la festa liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio), la Chiesa universalmente celebra la “Giornata Mondiale della Vita Consacrata” portando con sé l’invito a conoscere meglio chi ha scelto di seguire Gesù più da vicino e per dirgli grazie. Al tempo stesso offre ai religiosi e alle religiose l’opportunità di riflettere sul senso della loro chiamata e per rinfrescarne le motivazioni, se necessario.

 

La stessa scelta della data va in questa direzione. La presentazione di Gesù al tempio che si festeggia il 2 febbraio, infatti, è un’eloquente icona – scrive nel 1997 Giovanni Paolo II nel Messaggio per la I Giornata – «della totale donazione delle propria vita per quanti sono stati chiamati a riprodurre nella Chiesa e nel mondo mediante i consigli evangelici, i tratti caratteristici di Gesù, vergine, povero e obbediente».

 

Papa Francesco, nell’omelia del 2 Febbraio 2015, definì così le donne e gli uomini che hanno consacrato la propria vita a Dio: “uomini e donne che illuminano il futuro” dell’umanità. (...) Animati dalla carità che lo Spirito Santo infonde nei cuori (Rm 5,5), i Consacrati e le Consacrate abbracciano perciò l'universo e diventano memoria dell’amore trinitario, mediatori di comunione e di unità, sentinelle oranti sul crinale della storia, solidali con l’umanità nei suoi affanni e nella ricerca silenziosa dello Spirito”.

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Nel 2016, al termine dell'anno dedicato alla vita consacrata, Papa Francesco iniziò cosi la sua omelia : «Gesù è il volto della Misericordia del Padre. È questa l’icona che il Vangelo ci offre al termine dell’Anno della Vita Consacrata, un anno vissuto con tanto entusiasmo. Esso, come un fiume, ora confluisce nel mare della misericordia, in questo immenso mistero di amore che stiamo sperimentando con il Giubileo straordinario».

In sintesi, le tre parole scelte da Papa Francesco che richiamano a tre pilastri della vita consacrata:

incontro, stupore e gratitudine.

Incontro: la vocazione prende le mosse da una Grazia del Signore «I consacrati e le consacrate sono chiamati innanzitutto ad essere uomini e donne dell’incontro. La vocazione, infatti, non prende le mosse da un nostro progetto pensato “a tavolino”, ma da una grazia del Signore che ci raggiunge, attraverso un incontro che cambia la vita. Chi incontra davvero Gesù non può rimanere uguale a prima. Egli è la novità che fa nuove tutte le cose». «I consacrati e le consacrate sono chiamati a essere segno concreto e profetico di questa vicinanza di Dio, di questa condivisione con la condizione di fragilità, di peccato e di ferite dell'uomo del nostro tempo». 

Stupore: nel cuore sana inquietudine per il Signore "E anche noi, come cristiani e come persone consacrate, siamo custodi dello stupore. Uno stupore che chiede di essere sempre rinnovato; guai all’abitudine nella vita spirituale; guai a cristallizzare i nostri carismi in una dottrina astratta: i carismi dei fondatori – come ho detto altre volte – non sono da sigillare in bottiglia, non sono pezzi da museo". "I nostri fondatori sono stati mossi dallo Spirito e non hanno avuto paura di sporcarsi le mani con la vita quotidiana, con i problemi della gente, percorrendo con coraggio le periferie geografiche ed esistenziali. Non si sono fermati davanti agli ostacoli e alle incomprensioni degli altri, perché hanno mantenuto nel cuore lo stupore per l’incontro con Cristo. Non hanno addomesticato la grazia del Vangelo; hanno avuto sempre nel cuore una sana inquietudine per il Signore, un desiderio struggente di portarlo agli altri, come hanno fatto Maria e Giuseppe nel tempio. Anche noi siamo chiamati oggi a compiere scelte profetiche e coraggiose".

Gratitudine: per l’incontro con Gesù e per il dono della vocazione "Com’è bello quando incontriamo il volto felice di persone consacrate, magari già avanti negli anni come Simeone o Anna, contente e piene di gratitudine per la propria vocazione. Questa è una parola che può sintetizzare tutto quello che abbiamo vissuto in questo Anno della Vita Consacrata: gratitudine per il dono dello Spirito Santo, che sempre anima la Chiesa attraverso i diversi carismi.

 

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Nel pontificato di Papa Francesco non sono mancati momenti in cui la Vita Consacrata è stata oggetto di riflessioni e meditazioni. Tutte con un unico “denominatore”: la parola gioia che più volte è ricorsa durante i suoi messaggi appunto ai consacrati: “Questa è la bellezza della consacrazione: è la gioia, la gioia… Nel chiamarvi Dio vi dice: Tu sei importante per me, ti voglio bene, conto su di te. Gesù, a ciascuno di noi, dice questo! Di là nasce la gioia! La gioia del momento in cui Gesù mi ha guardato. Capire e sentire questo è il segreto della nostra gioia. Sentirsi amati da Dio, sentire che per lui noi siamo non numeri, ma persone; e sentire che è lui che ci chiama”.

Una delle definizioni che Papa Francesco ha coniato per questa “speciale” vita, è contenuta proprio nel messaggio che riservò ai consacrati, nel 2019: “Ecco la vita consacrata: lode che dà gioia al popolo di Dio, visione profetica che rivela quello che conta. Quand’è così fiorisce e diventa richiamo per tutti contro la mediocrità: contro i cali di quota nella vita spirituale, contro la tentazione di giocare al ribasso con Dio, contro l’adattamento a una vita comoda e mondana, contro il lamento – le lamentele! –, l’insoddisfazione e il piangersi addosso, contro l’abitudine al “si fa quel che si può” e al “si è sempre fatto così”: queste non sono frasi secondo Dio. La vita consacrata non è sopravvivenza, non è prepararsi all’ “ars bene moriendi”: questa è la tentazione di oggi davanti al calo delle vocazioni. No, non è sopravvivenza, è vita nuova. “Ma… siamo poche…” – è vita nuova. È incontro vivo col Signore nel suo popolo. È chiamata all’obbedienza fedele di ogni giorno e alle sorprese inedite dello Spirito. È visione di quel che conta abbracciare per avere la gioia: Gesù”.

 

Ma cosa vuol dire vita consacrata? Partiamo, allora, dalle basi, se così si può dire. Nella Chiesa cattolica, per vita consacrata si intende quella forma di vita con cui i fedeli (chierici o laici, uomini e donne) si consacrano in modo speciale a Dio attraverso la professione - mediante voto pubblico - dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. Solitamente la professione dei consigli evangelici avviene all'interno di un istituto di vita consacrata. Questi istituti - sia che i membri pratichino vita comunitaria o no - si distinguono in religiosi e secolari. Importante precisare che i consacrati non devono essere confusi con i membri del clero.

 

Essere consacrati è condizione indipendente dallo stato di vita, quindi si può essere - appunto - consacrati sia se si appartiene allo stato secolare (i cosiddetti diocesani), sia se si appartiene a quello regolare (per l'appunto i religiosi e i consacrati).

Certamente, il nostro Tempo sta offrendo diversi spunti di riflessione su questa condizione di vita. Il cammino dell’umanità, con quello della Chiesa (in un tutt’uno) sta interrogando la Chiesa stessa sul “da farsi”, sulle future sfide che la vita consacrata dovrà affrontare. Ed è ancora Papa Francesco a parlarci di questo: “I tempi sono cambiati e le nostre risposte devono essere diverse. Vi incoraggio a dare risposta, tanto a situazioni strutturali che richiedono nuove forme di organizzazione, quanto al bisogno di uscire e cercare nuove presenze per essere fedeli al Vangelo e canali dell’amore di Dio. La vita di preghiera, l’incontro personale con Gesù Cristo, il discernimento comunitario, il dialogo con il vescovo devono essere prioritari al momento di prendere decisioni. Dobbiamo vivere con umile audacia guardando al futuro e in atteggiamento di ascolto dello Spirito; con lui possiamo essere profeti di speranza”.

 

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