Giornata Mondiale della Gioventù
XXXIX
GMG diocesana 2024
Domenica 24 novembre, in occasione della festa di Cristo Re, dalle ore 18.00 al Centro Mariapoli “Luce” a Frontignano di Barbariga i giovani della nostra Diocesi vivranno la GMG diocesana, dal titolo Sperate nel Signore!
La GMG diocesana sarà il primo appuntamento verso il Giubileo dei Giovani che si terrà a Roma dal 28 luglio al 3 agosto.
La serata si aprirà con un aperitivo di benvenuto.
Seguirà il concerto del Placentia Gospel Choir, intervallato da alcune testimonianze.
A conclusione, vivremo insieme la celebrazione eucaristica con il Vescovo Pierantonio.
Per partecipare all’evento è necessario iscriversi, attraverso il form a fondo pagina, entro venerdì 15 novembre, versando un contributo di iscrizione pari a € 5,00.
L’iscrizione è aperta sia ai gruppi che ai singoli giovani.
Messaggio del Santo Padre Francesco per la XXXIX Giornata Mondiale della Gioventù 2024, 17.09.2024
Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi (cfr Is 40,31)
Cari giovani!
L’anno scorso abbiamo cominciato a percorrere la via della speranza verso il Grande Giubileo riflettendo sull’espressione paolina «Lieti nella speranza» (Rm 12,12). Proprio per prepararci al pellegrinaggio giubilare del 2025, quest’anno ci lasciamo ispirare dal profeta Isaia, che afferma: «Quanti sperano nel Signore […] camminano senza stancarsi» (Is 40,31). Questa espressione è tratta dal cosiddetto Libro della consolazione (Is 40-55), nel quale viene annunciata la fine dell’esilio di Israele in Babilonia e l’inizio di una nuova fase di speranza e di rinascita per il popolo di Dio, che può ritornare in patria grazie a una nuova “via” che, nella storia, il Signore apre per i suoi figli (cfr Is 40,3).
Anche noi, oggi, viviamo tempi segnati da situazioni drammatiche, che generano disperazione e impediscono di guardare al futuro con animo sereno: la tragedia della guerra, le ingiustizie sociali, le disuguaglianze, la fame, lo sfruttamento dell’essere umano e del creato. Spesso a pagare il prezzo più alto siete proprio voi giovani, che avvertite l’incertezza del futuro e non intravedete sbocchi certi per i vostri sogni, rischiando così di vivere senza speranza, prigionieri della noia e della malinconia, talvolta trascinati nell’illusione della trasgressione e di realtà distruttive (cfr Bolla Spes non confundit, 12). Per questo, carissimi, vorrei che, come accadde a Israele in Babilonia, anche a voi giungesse l’annuncio di speranza: ancora oggi il Signore apre davanti a voi una strada e vi invita a percorrerla con gioia e speranza.
1.Il pellegrinaggio della vita e le sue sfide
Isaia profetizza un “camminare senza stancarsi”. Riflettiamo allora su questi due aspetti: il camminare e la stanchezza.
La nostra vita è un pellegrinaggio, un viaggio che ci spinge oltre noi stessi, un cammino alla ricerca della felicità; e la vita cristiana, in particolare, è un pellegrinaggio verso Dio, nostra salvezza e pienezza di ogni bene. I traguardi, le conquiste e i successi lungo il percorso, se rimangono solo materiali, dopo un primo momento di soddisfazione ci lasciano ancora affamati, desiderosi di un senso più profondo; infatti non appagano del tutto la nostra anima, perché siamo stati creati da Colui che è infinito e, perciò, in noi abita il desiderio di trascendenza, la continua inquietudine verso il compimento delle aspirazioni più grandi, verso un “di più”. Per questo, come vi ho detto tante volte, “guardare la vita dal balcone” a voi giovani non può bastare.
Tuttavia, è normale che, pur iniziando i nostri percorsi con entusiasmo, prima o poi cominciamo ad avvertire la stanchezza. In alcuni casi, a provocare ansia e fatica interiore sono le pressioni sociali, che spingono a raggiungere certi standard di successo negli studi, nel lavoro, nella vita personale. Questo produce tristezza, mentre viviamo nell’affanno di un vuoto attivismo che ci porta a riempire le giornate di mille cose e, nonostante ciò, ad avere l’impressione di non riuscire a fare mai abbastanza e di non essere mai all’altezza. A questa stanchezza si unisce spesso la noia. Si tratta di quello stato di apatia e di insoddisfazione di chi non si mette in cammino, non si decide, non sceglie, non rischia mai, e preferisce rimanere nella propria comfort zone, chiuso in sé stesso, vedendo e giudicando il mondo da dietro uno schermo, senza mai “sporcarsi le mani” con i problemi, con gli altri, con la vita. Questo tipo di stanchezza è come un cemento nel quale sono immersi i nostri piedi, che alla fine si indurisce, si appesantisce, ci paralizza e ci impedisce di andare avanti. Preferisco la stanchezza di chi è in cammino che la noia di chi rimane fermo e senza voglia di camminare!
La soluzione alla stanchezza, paradossalmente, non è restare fermi per riposare. È piuttosto mettersi in cammino e diventare pellegrini di speranza. Questo è il mio invito per voi: camminate nella speranza! La speranza vince ogni stanchezza, ogni crisi e ogni ansia, dandoci una motivazione forte per andare avanti, perché essa è un dono che riceviamo da Dio stesso: Egli riempie di senso il nostro tempo, ci illumina nel cammino, ci indica la direzione e la meta della vita. L’apostolo Paolo ha utilizzato l’immagine dell’atleta nello stadio che corre per ricevere il premio della vittoria (cfr 1 Cor 9,24). Chi di voi ha partecipato a una gara sportiva – non da spettatore ma da protagonista – conosce bene la forza interiore che serve per raggiungere il traguardo. La speranza è proprio una forza nuova, che Dio infonde in noi, che ci permette di perseverare nella corsa, che ci fa avere uno “sguardo lungo” che va oltre le difficoltà del presente e ci indirizza verso una meta certa: la comunione con Dio e la pienezza della vita eterna. Se c’è un traguardo bello, se la vita non va verso il nulla, se niente di quanto sogno, progetto e realizzo andrà perduto, allora vale la pena di camminare e di sudare, di sopportare gli ostacoli e affrontare la stanchezza, perché la ricompensa finale è meravigliosa!
2. Pellegrini nel deserto
Nel pellegrinaggio della vita ci saranno inevitabilmente sfide da affrontare. Anticamente, nei pellegrinaggi più lunghi, si doveva affrontare il cambiamento delle stagioni e il mutare del clima; attraversare piacevoli prati e freschi boschi, ma anche monti innevati e torridi deserti. Quindi, anche per chi è credente, il pellegrinaggio della vita e il cammino verso una meta lontana rimangono comunque faticosi, come lo fu per il popolo d’Israele il viaggio nel deserto verso la Terra promessa.
Così è per tutti voi. Anche per chi ha ricevuto il dono della fede, ci sono stati momenti felici in cui Dio è stato presente e lo avete sentito vicino, e altri momenti in cui avete sperimentato il deserto. Può succedere che all’entusiasmo iniziale nello studio o nel lavoro, oppure allo slancio di seguire Cristo – sia nel matrimonio, sia nel sacerdozio o nella vita consacrata – seguano momenti di crisi, che fanno sembrare la vita come un difficile cammino nel deserto. Questi tempi di crisi, però, non sono tempi persi o inutili, ma possono rivelarsi occasioni importanti di crescita. Sono i momenti di purificazione della speranza! Nelle crisi, infatti, vengono meno tante false “speranze”, quelle troppo piccole per il nostro cuore; esse vengono smascherate e, così, restiamo nudi con noi stessi e con le domande fondamentali della vita, oltre ogni illusione. E in quel momento, ciascuno di noi può chiedersi: su quali speranze appoggio la mia vita? Sono vere o sono illusioni?
In questi momenti, il Signore non ci abbandona; si fa vicino con la sua paternità e ci dona sempre il pane che rinvigorisce le nostre forze e ci rimette in cammino. Ricordiamo che al popolo nel deserto diede la manna (cfr Es 16) e al profeta Elia, stanco e scoraggiato, per due volte offrì una focaccia e dell’acqua perché potesse camminare per «quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb» (cfr 1Re 19,3-8). In queste storie bibliche, la fede della Chiesa ha visto delle prefigurazioni del dono prezioso dell’Eucaristia, vera manna e vero viatico, che Dio ci dona per sostenerci nel nostro cammino. Come diceva il beato Carlo Acutis, l’Eucaristia è l’autostrada per il cielo. Un giovane che ha fatto dell’Eucaristia il suo appuntamento quotidiano più importante! Così, intimamente uniti al Signore, si cammina senza stancarsi perché Lui cammina con noi (cfr Mt 28,20). Vi invito a riscoprire il grande dono dell’Eucaristia!
Nei momenti inevitabili di fatica del nostro pellegrinaggio in questo mondo, impariamo allora a riposare come Gesù e in Gesù. Egli, che raccomanda ai discepoli di riposare dopo essere ritornati dalla missione (cfr Mc 6,31), riconosce il vostro bisogno di riposo del corpo, di tempo per il vostro svago, per godere della compagnia degli amici, per fare sport e anche per dormire. Ma c’è un riposo più profondo, il riposo dell’anima, che molti cercano e pochi trovano, che si trova solo in Cristo. Sappiate che tutte le stanchezze interiori possono trovare sollievo nel Signore, che vi dice: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). Quando la stanchezza del cammino vi appesantisce, tornate a Gesù, imparate a riposare in Lui e a rimanere in Lui, poiché «quanti sperano nel Signore […] camminano senza stancarsi» (Is 40,31).
3.Da turisti a pellegrini
Cari giovani, l’invito che vi rivolgo è quello di mettervi in cammino, alla scoperta della vita, sulle tracce dell’amore, alla ricerca del volto di Dio. Ma ciò che vi raccomando è questo: mettetevi in viaggio non da meri turisti, ma da pellegrini. Il vostro camminare, cioè, non sia semplicemente un passare per i luoghi della vita in modo superficiale, senza cogliere la bellezza di ciò che incontrate, senza scoprire il senso delle strade percorse, catturando brevi momenti, esperienze fugaci da fissare in un selfie. Il turista fa così. Il pellegrino invece si immerge con tutto sé stesso nei luoghi che incontra, li fa parlare, li fa diventare parte della sua ricerca di felicità. Il pellegrinaggio giubilare, allora, vuole diventare il segno del viaggio interiore che tutti noi siamo chiamati a compiere, per giungere alla mèta finale.
Con questi atteggiamenti, ci prepariamo tutti all’Anno del Giubileo. Spero che per molti di voi sarà possibile venire a Roma in pellegrinaggio per varcare le Porte Sante. Per tutti, in ogni caso, ci sarà la possibilità di compiere questo pellegrinaggio anche nelle Chiese particolari, alla riscoperta dei tanti santuari locali che custodiscono la fede e la pietà del santo e fedele popolo di Dio. Ed è mio augurio che questo pellegrinaggio giubilare diventi per ciascuno di noi «un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, “Porta di salvezza”» (Bolla Spes non confundit, 1). Vi esorto a viverlo con tre atteggiamenti fondamentali: il ringraziamento, perché il vostro cuore si apra alla lode per i doni ricevuti, primo fra tutti il dono della vita; la ricerca, perché il cammino esprima il desiderio costante di cercare il Signore e di non spegnere la sete del cuore; e, infine, il pentimento, che ci aiuta a guardare dentro di noi, a riconoscere le strade e le scelte sbagliate che a volte intraprendiamo e, così, poterci convertire al Signore e alla luce del suo Vangelo.
4.Pellegrini di speranza per la missione
Vi lascio ancora un’immagine suggestiva per il vostro percorso. Arrivando alla Basilica di San Pietro a Roma, si attraversa la piazza che è circondata dal colonnato realizzato dal grande architetto e scultore Gian Lorenzo Bernini. Il colonnato, nel suo insieme, appare come un grande abbraccio: sono le due braccia aperte della Chiesa, nostra madre, che accoglie tutti i suoi figli! In questo prossimo Anno Santo della Speranza, invito tutti voi a sperimentare l’abbraccio di Dio misericordioso, a sperimentare il suo perdono, la remissione di tutti i nostri “debiti interiori”, come era tradizione nei giubilei biblici. E così, accolti da Dio e rinati in Lui, diventate anche voi braccia aperte per tanti vostri amici e coetanei che hanno bisogno di sentire, attraverso la vostra accoglienza, l’amore di Dio Padre. Ognuno di voi doni «anche solo un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito, sapendo che, nello Spirito di Gesù, ciò può diventare per chi lo riceve un seme fecondo di speranza» (ivi, 18), e così diventiate instancabili missionari della gioia.
Mentre camminiamo, alziamo lo sguardo, con gli occhi della fede, verso i santi che ci hanno preceduto nel cammino, che sono giunti alla meta e ci danno la loro incoraggiante testimonianza: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione» (2 Tm 4,7-8). L’esempio dei santi e delle sante ci trascina e ci sostiene.
Coraggio! Vi porto tutti nel cuore e affido il cammino di ognuno di voi alla Vergine Maria, affinché sul suo esempio sappiate attendere con pazienza e fiducia ciò che sperate, restando in cammino come pellegrini di speranza e di amore.
Roma, San Giovanni in Laterano, 29 agosto 2024, Memoria del martirio di San Giovanni Battista.
FRANCESCO
XXXVIII
GMG diocesana 2023
Dalle ore 19 presso la Scuola Madonna della Neve di Adro
In concomitanza con la Festa di Cristo Re, domenica 26 novembre 2023, si svolgerà la GMG diocesana per i giovani dai 18 ai 35 anni.
Programma
Il ritrovo è previsto per le ore 19.00 presso la scuola Madonna della Neve di Adro (parcheggio del Santuario, via Carlo Cattaneo).
Alle 19.30 avrà inizio la serata con un intervento teatrale di Lucilla Giagnoni.
Alle 20.15 inizierà il cammino verso il centro di Adro, a seguire un momento evocativo e la Veglia di preghiera.
La conclusione è prevista per le ore 22.15 circa con la tisana della buonanotte all’Oratorio di Adro.
Ascoltatelo (Mt 17,5)
Il tema della serata prende spunto dal mandato che Papa Francesco ha dato ai giovani alla GMG di Lisbona, sintetizzato nei tre hashtag #brillare #ascoltare e #nonaverepaura. Il primo verbo ci ha accompagnato il 24 settembre durante la cena colorata, ora è il momento di ASCOLTARE.
XXXVIII GMG nelle Chiese particolari: il messaggio di Papa Francesco ai giovani
La XXXVIII Giornata Mondiale della Gioventù sarà celebrata a livello diocesano e avrà per tema: "Lieti nella speranza" (Rm 12,12): si tratta della prima tappa lungo il cammino che ci condurrà a vivere il Giubileo dei giovani nel 2025. Vi invitiamo a leggere il messaggio che Papa Francesco ha scritto per l'occasione, rivolgendolo a tutti i giovani
Le Giornate Mondiali della Gioventù del 2023 e del 2024 cadranno nella solennità di Cristo Re (per noi ambrosiani seconda domenica di Avvento), rispettivamente domenica 26 novembre 2023 e domenica 24 novembre 2024, e saranno celebrate nelle Chiese particolari (vale a dire a livello diocesano).
Più precisamente, sono inserite nel cammino di preparazione al Giubileo dei giovani, nella cornice dell’Anno Santo 2025 il cui titolo sarà “Pellegrini di speranza”.
Ecco perché il Santo Padre ha già scelto i seguenti temi: quello della XXXVIII GMG è: “Lieti nella speranza” (Rm 12,12); quello della GMG successiva: “Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi” (Is 40,31).
Il comunicato stampa del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, a suo tempo diffuso dalla Sala Stampa vaticana, riporta alcune delle parole contenute nella Costituzione pastorale Gaudium et spes del 1965: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo”.
E prosegue: “Nei difficili tempi di oggi la Chiesa, come allora, desidera riaccendere la speranza nel mondo e per far questo confida in particolare sui giovani, protagonisti della storia e “missionari della gioia”.
Il Dicastero sottolinea inoltre che nell’Esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit, Papa Francesco indicava Cristo come “la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo” (ChV 1).
E conclude affermando che “adesso, con i temi delle due prossime GMG, Sua Santità invita i giovani ad approfondire il significato della speranza cristiana e a testimoniare con gioia che Cristo è vivo”.
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA XXXVIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
26 novembre 2023
«Lieti nella speranza» (Rm 12,12)
Carissimi giovani!
Lo scorso mese di agosto ho incontrato centinaia di migliaia di vostri coetanei, provenienti da tutto il mondo, riuniti a Lisbona per la Giornata Mondiale della Gioventù. Ai tempi della pandemia, in mezzo a tante incertezze, avevamo nutrito la speranza che questa grande celebrazione dell’incontro con Cristo e con altri giovani potesse realizzarsi. Questa speranza si è realizzata e, per molti di noi lì presenti – me compreso – è andata al di là di ogni aspettativa! Come è stato bello il nostro incontro a Lisbona! Una vera e propria esperienza di trasfigurazione, un’esplosione di luce e di gioia!
Al termine della Messa conclusiva nel “Campo della Grazia”, ho indicato la prossima tappa del nostro pellegrinaggio intercontinentale: Seoul, in Corea, nel 2027. Ma prima di allora vi ho dato appuntamento a Roma, nel 2025, per il Giubileo dei giovani, dove sarete anche voi “pellegrini di speranza”.
Voi giovani, infatti, siete la gioiosa speranza di una Chiesa e di un’umanità sempre in cammino. Vorrei prendervi per mano e percorrere insieme a voi la via della speranza. Vorrei parlare con voi delle nostre gioie e speranze, ma anche delle tristezze e angosce dei nostri cuori e dell’umanità che soffre (cfr Cost. past. Gaudium et spes, 1). In questi due anni di preparazione al Giubileo mediteremo prima sull’espressione paolina «Lieti nella speranza» (Rm 12,12), per poi approfondire quella del profeta Isaia: «Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi» (cfr Is 40,31).
Da dove viene questa gioia?
«Lieti nella speranza» (Rm 12,12) è un’esortazione di San Paolo alla comunità di Roma, che si trova in un periodo di forte persecuzione. E in realtà la “gioia nella speranza”, predicata dall’Apostolo, scaturisce dal mistero pasquale di Cristo, dalla forza della sua risurrezione. Non è il frutto dell’impegno umano, dell’ingegno o dell’arte. È la gioia che deriva dall’incontro con Cristo. La gioia cristiana viene da Dio stesso, dal sapersi amati da Lui.
Benedetto XVI, riflettendo sull’esperienza vissuta alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid nel 2011, si chiedeva: la gioia, «da dove viene? Come la si spiega? Sicuramente sono molti i fattori che agiscono insieme. Ma quello decisivo è […] la certezza proveniente dalla fede: io sono voluto. Ho un compito nella storia. Sono accettato, sono amato». E precisava: «In fin dei conti abbiamo bisogno di un’accoglienza incondizionata. Solo se Dio mi accoglie e io ne divento sicuro, so definitivamente: è bene che io ci sia. […] È bene esistere come persona umana, anche in tempi difficili. La fede rende lieti a partire dal di dentro» (Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2011).
Dov’è la mia speranza?
La giovinezza è un tempo pieno di speranze e di sogni, alimentati dalle belle realtà che arricchiscono la nostra vita: lo splendore del creato, le relazioni con i nostri cari e con gli amici, le esperienze artistiche e culturali, le conoscenze scientifiche e tecniche, le iniziative che promuovono la pace, la giustizia e la fraternità, e così via. Viviamo, però, in un tempo in cui per molti, anche giovani, la speranza sembra essere la grande assente. Purtroppo tanti vostri coetanei, che vivono esperienze di guerra, violenza, bullismo e varie forme di disagio, sono afflitti dalla disperazione, dalla paura e dalla depressione. Si sentono come rinchiusi in una prigione buia, incapaci di vedere i raggi del sole. Lo dimostra drammaticamente l’alto tasso di suicidi tra i giovani in diversi Paesi. In un contesto simile, come sperimentare la gioia e la speranza di cui parla San Paolo? Rischia piuttosto di prendere il sopravvento la disperazione, il pensiero che sia inutile fare il bene, perché non sarebbe apprezzato e riconosciuto da nessuno, come leggiamo nel Libro di Giobbe: «Dov’è, dunque, la mia speranza? Il mio bene chi lo vedrà?» (Gb 17,15).
Davanti ai drammi dell’umanità, soprattutto alla sofferenza degli innocenti, anche noi, come preghiamo in alcuni Salmi, domandiamo al Signore: “Perché?”. Ebbene, noi possiamo essere parte della risposta di Dio. Noi, creati da Lui a sua immagine e somiglianza, possiamo essere espressione del suo amore che fa nascere la gioia e la speranza anche dove sembra impossibile. Mi viene in mente il protagonista del film «La vita è bella», un giovane padre che, con delicatezza e fantasia, riesce a trasformare la dura realtà in una specie di avventura e di gioco, e così regala al figlio “occhi di speranza”, proteggendolo dagli orrori del campo di concentramento, salvaguardando la sua innocenza e impedendo che la malvagità umana gli rubi il futuro. Ma non sono solo storie inventate! È quello che vediamo nella vita di tanti santi, i quali sono stati testimoni di speranza pur in mezzo alle più crudeli cattiverie umane. Pensiamo a San Massimiliano Maria Kolbe, a Santa Giuseppina Bakhita, o ai Beati coniugi Józef e Wiktoria Ulma con i loro sette figli.
La possibilità di accendere una speranza nel cuore degli uomini, a partire dalla testimonianza cristiana, è stata magistralmente messa in luce da San Paolo VI, quando ci ha ricordato: «Un cristiano o un gruppo di cristiani, in seno alla comunità di uomini nella quale vivono, […] irradiano in maniera molto semplice e spontanea la fede in alcuni valori che sono al di là dei valori correnti, e la speranza in qualche cosa che non si vede e che non si oserebbe immaginare» (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 21).
La “piccola” speranza
Il poeta francese Charles Péguy, all’inizio del suo poema sulla speranza, parla delle tre virtù teologali – fede, speranza e carità – come di tre sorelle che camminano insieme:
«La piccola speranza avanza fra le sue due sorelle grandi e non si nota neanche. [...]
È lei, quella piccina, che trascina tutto.
Perché la Fede non vede che quello che è.
E lei vede quello che sarà.
La Carità non ama che quello che è.
E lei, lei ama quello che sarà.
[...]
È lei che fa camminare le altre due.
E che le tira.
E che fa camminare tutti quanti»
(Il portico del mistero della seconda virtù, Milano 1978, 17-19).
Sono anch’io convinto di questo carattere umile, “minore”, eppure fondamentale della speranza. Provate a pensare: come potremmo vivere senza speranza? Come sarebbero le nostre giornate? La speranza è il sale della quotidianità.
La speranza, luce che brilla nella notte
Nella tradizione cristiana del Triduo pasquale, il Sabato Santo è il giorno della speranza. Tra il Venerdì Santo e la Domenica di Pasqua, è come una terra di mezzo tra la disperazione dei discepoli e la loro gioia pasquale. È il luogo in cui nasce la speranza. La Chiesa, in quel giorno, commemora in silenzio la discesa di Cristo negli inferi. Possiamo vederlo rappresentato in forma pittorica in molte icone. Ci mostrano Cristo sfolgorante di luce che scende nelle tenebre più profonde e le attraversa. È così: Dio non si limita a guardare con compassione le nostre zone di morte o a chiamarci da lontano, ma entra nelle nostre esperienze degli inferi come luce che splende nelle tenebre e le vince (cfr Gv 1,5). Lo esprime bene una poesia in lingua sudafricana Xhosa: «Anche se le speranze sono finite, con questa poesia risveglio la speranza. La mia speranza si risveglia perché spero nel Signore. Spero che ci uniremo! Rimanete forti nella speranza, perché il buon esito è vicino».
Questa, se ci pensiamo bene, è stata la speranza della Vergine Maria, che è rimasta forte sotto la croce di Gesù, sicura che il “buon esito” era vicino. Maria è la donna della speranza, la Madre della speranza. Sul Calvario, «salda nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18), non ha lasciato spegnere nel suo cuore la certezza della Risurrezione annunciata dal suo Figlio. È lei che riempie il silenzio del Sabato Santo con una amorosa attesa piena di speranza, infondendo nei discepoli la certezza che Gesù avrebbe vinto la morte e che il male non sarebbe stata l’ultima parola.
La speranza cristiana non è facile ottimismo e non è un placebo per i creduloni: è la certezza, radicata nell’amore e nella fede, che Dio non ci lascia mai soli e mantiene la sua promessa: «Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me» (Sal 23,4). La speranza cristiana non è negazione del dolore e della morte, è celebrazione dell’amore di Cristo Risorto che è sempre con noi, anche quando ci sembra lontano. «Cristo stesso è per noi la grande luce di speranza e di guida nella nostra notte, perché Egli è “la stella radiosa del mattino”» (Esort. ap. Christus vivit, 33).
Alimentare la speranza
Quando la scintilla della speranza è stata accesa in noi, a volte c’è il rischio che venga soffocata dalle preoccupazioni, dalle paure e dalle incombenze della vita quotidiana. Ma una scintilla ha bisogno di aria per continuare a brillare e ravvivarsi in un grande fuoco di speranza. Ed è la dolce brezza dello Spirito Santo ad alimentare la speranza. Noi possiamo collaborare ad alimentarla in diversi modi.
La speranza è alimentata dalla preghiera. Pregando si custodisce e si rinnova la speranza. Pregando teniamo accesa la scintilla della speranza. «La preghiera è la prima forza della speranza. Tu preghi e la speranza cresce, va avanti» (Catechesi, 20 maggio 2020). Pregare è come salire in alta quota: quando siamo a terra, spesso non riusciamo a vedere il sole perché il cielo è coperto di nuvole. Ma se saliamo al di sopra delle nubi, la luce e il calore del sole ci avvolgono; e in questa esperienza ritroviamo la certezza che il sole è sempre presente, anche quando tutto appare grigio.
Cari giovani, quando le fitte nebbie della paura, del dubbio e dell’oppressione vi circondano e non riuscite più a vedere il sole, imboccate il sentiero della preghiera. Perché «se non mi ascolta più nessuno, Dio mi ascolta ancora» (Benedetto XVI, Lett. enc. Spe salvi, 32). Prendiamoci ogni giorno il tempo per riposare in Dio di fronte alle ansie che ci assalgono: «Solo in Dio riposa l’anima mia: da lui la mia speranza» (Sal 62,6).
La speranza è alimentata dalle nostre scelte quotidiane. L’invito a gioire nella speranza, che San Paolo rivolge ai cristiani di Roma (cfr Rm 12,12), richiede scelte molto concrete nella vita di ogni giorno. Perciò vi esorto a scegliere uno stile di vita basato sulla speranza. Faccio un esempio: sui social media sembra più facile condividere cattive notizie che notizie di speranza. Pertanto, vi faccio una proposta concreta: provate a condividere ogni giorno una parola di speranza. Diventate seminatori di speranza nella vita dei vostri amici e di tutti quelli che vi circondano. Infatti, «la speranza è umile, ed è una virtù che si lavora – diciamo così – tutti i giorni […]. Tutti i giorni è necessario ricordare che abbiamo la caparra, che è lo Spirito, che lavora in noi con piccole cose» (Meditazione mattutina, 29 ottobre 2019).
Accendere la torcia della speranza
A volte la sera uscite con i vostri amici e, se c’è buio, prendete lo smartphone e accendete la torcia per fare luce. Nei grandi concerti, migliaia di voi muovono questi moderni lumini al ritmo della musica, creando una scena suggestiva. Di notte la luce ci fa vedere le cose in modo nuovo, e perfino nell’oscurità emerge una dimensione di bellezza. Così è per la luce della speranza che è Cristo. Da lui, dalla sua risurrezione, la nostra vita è illuminata. Con Lui vediamo tutto in una luce nuova.
Si dice che quando le persone si rivolgevano a San Giovanni Paolo II per parlargli di un problema, la sua prima domanda fosse: «Come appare alla luce della fede?». Anche uno sguardo illuminato dalla speranza fa apparire le cose in una luce diversa. Vi invito, perciò, ad assumere questo sguardo nella vostra vita quotidiana. Animato dalla speranza divina, il cristiano si trova pieno di una gioia diversa, che viene da dentro. Le sfide e le difficoltà ci sono e ci saranno sempre, ma se siamo dotati di una speranza “piena di fede”, le affrontiamo sapendo che non hanno l’ultima parola e noi stessi diventiamo una piccola torcia di speranza per gli altri.
Anche ognuno di voi può esserlo, nella misura in cui la sua fede si fa concreta, aderente alla realtà e alle storie dei fratelli e delle sorelle. Pensiamo ai discepoli di Gesù, che un giorno, su un alto monte, lo videro risplendere di luce gloriosa. Se fossero rimasti lassù, sarebbe stato un momento bellissimo per loro, ma gli altri sarebbero rimasti esclusi. Era necessario che scendessero. Non dobbiamo fuggire dal mondo, ma amare il nostro tempo, nel quale Dio ci ha posto non senza motivo. Si può essere felici solo condividendo la grazia ricevuta con i fratelli e le sorelle che il Signore ci dona giorno per giorno.
Cari giovani, non abbiate timore di condividere con tutti la speranza e la gioia di Cristo Risorto! La scintilla che si è accesa in voi, custoditela, ma nello stesso tempo donatela: vi accorgerete che crescerà! Non possiamo tenere la speranza cristiana per noi, come un bel sentimento, perché è destinata a tutti. State vicino in particolare a quei vostri amici che magari in apparenza sorridono, ma che dentro piangono, poveri di speranza. Non lasciatevi contagiare dall’indifferenza e dall’individualismo: rimanete aperti, come canali in cui la speranza di Gesù possa scorrere e diffondersi negli ambienti dove vivete.
«Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo!» (Esort. ap. Christus vivit, 1). Così vi scrivevo quasi cinque anni fa, dopo il Sinodo dei Giovani. Invito tutti voi, specialmente quanti sono coinvolti nella pastorale giovanile, a riprendere in mano il Documento Finale del 2018 e l’Esortazione apostolica Christus vivit. I tempi sono maturi per fare insieme il punto della situazione e adoperarci con speranza per la piena attuazione di quel Sinodo indimenticabile.
Affidiamo tutta la nostra vita a Maria, Madre della Speranza. Lei ci insegna a portare dentro di noi Gesù, nostra gioia e speranza, e a donarlo agli altri. Buon cammino, cari giovani! Vi benedico e vi accompagno con la preghiera. E anche voi pregate per me!
Roma, San Giovanni in Laterano, 9 novembre 2023, Festa della Dedicazione della Basilica Lateranense.
FRANCESCO
XXXVIII Giornata Mondiale della Gioventù
Le Gen Verde, gruppo musicale del movimento dei Focolari, in vista della GMG, hanno pubblicato un canto che è quasi un altro inno per l’evento (l’inno ufficiale è già stato pubblicato tempo fa, link qui sotto).
Questo brano si intitola “Girl on a mission” (ragazza in missione) con un chiaro riferimento a Maria in visita a Santa Elisabetta, tema appunto della GMG che si terrà ad agosto 2023
Fantastica esperienza per tutti i GIOVANI (nati fino al 2005) della nostra Unità Pastorale.
Costo massimo previsto 750€ con chiusura ISCRIZIONI il 20 dicembre
(800€ per chi si iscrive dopo il 20 dicembre, fino ad esaurimento posti)
L'iscrizione verrà confermata solo dopo il pagamento di una caparra di 250€ tramite Bonifico Bancario. È necessario mandare copia della ricevuta di pagamento all'indirizzo:
COORDINATE BANCARIE
ITESTATARIO: Parrocchia di Cristo Re in Saiano
IBAN: IT28X0869255110031000310311
CAUSALE: Nome e Cognome, caparra GMG UP
IL PROGRAMMA:
31 Luglio: Partenza in serata
1 Agosto: Arrivo a Madrid e pernottamento (trattamento mezza pensione)
2 Agosto: Spostamento ad Avila per la catechesi diocesana e arrivo a Lisbona
2-6 Agosto: Partecipazione alla GMG con pacchetto CEI
6 Agosto: Partenza in serata
7 Agosto: Arrivo a San Sebastian, giornata in città e pernottamento (trattamento mezza pensione)
8 Agosto: Rientro in serata
La quota comprende: viaggio A/R in pullman granturismo, assicurazione, trattamento di mezza pensione del 1 agosto, pacchetto CEI (alloggio e vitto dalla cena del 2 alla cena del 6 agosto), trattamento di mezza pensione del 7 agosto.
Sono esclusi: pranzi dei giorni di viaggio (1 e 2 agosto, 7 e 8 agosto),
RICORDA!
In base al numero di iscritti il costo potrebbe essere abbassato.
In concomitanza con la Festa di Cristo Re, domenica 20 novembre 2022, si svolgerà la GMG diocesana per i giovani dai 18 ai 30 anni.
Il ritrovo è previsto per le ore 19:00, presso l’Abbazia dei santi Nicola e Paolo VI a Rodengo Saiano.
Dopo un momento conviviale con un rinfresco, ci addentreremo nel tema della GMG di Lisbona 2023 a partire dal brano evangelico scelto da Papa Francesco: “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1, 39-56).
Vivremo una serata all’insegna del ritmo, un viaggio interiore di riscoperta che possa portare a far emergere e riaffiorare il ritmo di Dio, della perfezione senza tempo e senza spazio, dell’eternità.
L’iniziativa è rivolta a tutti i giovani, a prescindere dalla partecipazione alla GMG di Lisbona 2023.
ISCRIZIONI:
Per iscrivere un gruppo: è necessario compilare il modulo che trovate negli allegati in fondo alla pagina e inviarlo a
Per iscriversi singolarmente: è necessario compilare il form blu presente a fondo pagina.
Termine iscrizioni: domenica 13 novembre 2022.
L’adesione alla serata è gratuita.
XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù
Nella Diocesi di Brescia nascono le Agorà
Domenica 21 novembre 2021, Solennità di Cristo Re
XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù
“Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto!” (cfr. At 26,16)
Cogliamo l’invito del Papa a celebrare la XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù nelle nostre chiese locali. Vogliamo sfruttare questa opportunità per mettere sotto lo sguardo di Dio i primi passi delle Agorà giovanili della nostra diocesi, le cui indicazioni di metodo sono contenute nel documento “Futuro Prossimo. Linee di Pastorale Giovanile Vocazionale” (clicca QUI per approfondire il documento).
Per celebrare la Giornata Mondiale della Gioventù 2021 nella Diocesi di Brescia, l’Ufficio per gli Oratori, i Giovani e le Vocazioni ha predisposto un testo di preghiera (clicca QUI).
Papa Francesco invita i giovani a meditare sulla conversione di San Paolo, che da “persecutore giustiziere” diventa “discepolo testimone”. Rileggendo l’episodio di Damasco, punto di svolta nella storia dell’Apostolo delle Nazioni, il Papa guida i giovani alla scoperta dell’amore incondizionato di Dio per ogni uomo. “Il Signore – scrive Francesco – sceglie uno che addirittura lo perseguita, completamente ostile a Lui e ai suoi. Ma non esiste persona che per Dio sia irrecuperabile. Attraverso l’incontro personale con Lui è sempre possibile ricominciare. Nessun giovane è fuori della portata della grazia e della misericordia di Dio”.
Nel suo Messaggio (clicca QUI per la versione completa del testo) il pontefice offre ai giovani anche alcune indicazioni concrete su come “alzarsi” e “diventare testimoni” nei confronti dei tanti coetanei che incontrano “sulle ‘vie di Damasco’ del nostro tempo”, tra le quali: “Alzati e testimonia l’amore e il rispetto che è possibile instaurare nelle relazioni umane”; “Alzati e testimonia che le esistenze fallite possono essere ricostruite, che le persone già morte nello spirito possono risorgere”.
Il testo, firmato dal Santo Padre nella Festa dell’Esaltazione della Santa Croce, si iscrive nel ciclo dei tre messaggi che accompagnano i giovani nel cammino tra la GMG di Panama 2019 e la GMG di Lisbona 2023, tutti incentrati sul verbo “alzarsi”.
Quest’anno, per la prima volta, la Giornata Mondiale della Gioventù a livello diocesano verrà celebrata nella Solennità di Cristo Re dell’Universo (domenica 21 novembre) e non la domenica delle Palme, come consuetudine.
A sostenere il cammino delle nascenti Agorà si inserisce anche il percorso di rinnovamento della Pastorale Giovanile lombarda promosso da ODL e inaugurato lo scorso 6 novembre con l’evento “Giovani e Vescovi” (clicca QUI per saperne di più).
Alzati e testimonia!
Oggi l’invito di Cristo a Paolo è rivolto a ognuno e ognuna di voi, giovani: Alzati!
Non puoi rimanere a terra a “piangerti addosso”, c’è una missione che ti attende! In nome di Cristo, ti dico:
- Alzati e testimonia la tua esperienza di cieco che ha incontrato la luce, ha
visto il bene e la bellezza di Dio in sé stesso, negli altri e nella comunione della Chiesa che vince ogni solitudine.
- Alzati e testimonia l’amore e il rispetto che è possibile instaurare nelle relazioni umane, nella vita familiare, nel
dialogo tra genitori e figli, tra giovani e anziani.
- Alzati e difendi la giustizia sociale, la verità e la rettitudine, i diritti umani, i
perseguitati, i poveri e i vulnerabili, coloro che non hanno voce nella società, gli immigrati.
- Alzati e testimonia il nuovo sguardo che ti fa vedere il creato con occhi pieni
di meraviglia, ti fa riconoscere la Terra come la nostra casa comune e ti dà il
coraggio di difendere l’ecologia integrale.
- Alzati e testimonia che le esistenze fallite possono essere ricostruite, che le
persone già morte nello spirito possono risorgere, che le persone schiave possono ritornare libere, che i cuori oppressi
dalla tristezza possono ritrovare la speranza.
- Alzati e testimonia con gioia che
Cristo vive! Diffondi il suo messaggio di
amore e salvezza tra i tuoi coetanei, a
scuola, all’università, nel lavoro, nel
mondo digitale, ovunque.
Il Signore, la Chiesa, il Papa, si fidano di
voi e vi costituiscono testimoni nei
confronti di tanti altri giovani.
(Papa Francesco, dal Messaggio per la XXXVI GMG)
La Gmg cambia data, non più alle Palme ma la domenica di Cristo Re: ecco perché
19/11/2021 Lo spostamento del giorno in cui celebrare, a livello diocesano, la Giornata mondiale della gioventù era stato annunciato da papa Francesco un anno fa, il 22 novembre 2020: "Al centro rimane il mistero di Gesù Cristo redentore dell’uomo; cari giovani, gridate con la vostra vita che Cristo vive, regna ed è il Signore!". Tanti gli appuntamenti preparati nelle Chiese locali. Ne segnaliamo alcuni. In Italia. E all'estero, come ad esempio in Iraq. Intanto Lisbona aspetta il prossimo incontro internazionale, fissato dal primo al 6 agosto 2023
Si cambia. Quest'anno, per la prima volta, la Giornata mondiale della gioventù (Gmg) viene celebrata a livello diocesano nella solennità di Cristo Re, il che, nel 2021, significa domenica 21 novembre. Lo aveva annunciato papa Francesco il 22 novembre 2020, nella Basilica di San Pietro, al termine della Messa, dopo aver salutato i giovani di Panama e del Portogallo presenti per il passaggio della Croce e dell’icona di Maria Salus Populi Romani, “simboli delle Gmg". «Mentre ci prepariamo alla prossima edizione intercontinentale della Giornata mondiale della gioventù (Lisbona, 1-6 agosto 2023. ndr.)», disse Jorge Mario Bergoglio, «vorrei rilanciare anche la sua celebrazione nelle Chiese locali. Trascorsi trentacinque anni dall’istituzione della Gmg, dopo aver ascoltato diversi pareri e il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, competente sulla pastorale giovanile, ho deciso di trasferire, a partire dal prossimo anno (il 2021, appunto, ndr.), la celebrazione diocesana della Gmg dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Cristo Re». «Al centro», sottolineò il Papa, «rimane il Mistero di Gesù Cristo Redentore dell’uomo, come ha sempre sottolineato san Giovanni Paolo II, iniziatore e patrono delle Gmg. Cari giovani, gridate con la vostra vita che Cristo vive, che Cristo regna, che Cristo è il Signore! Se voi tacerete, vi assicuro che grideranno le pietre (cfr Lc 19,40)».
Le diocesi italiane si sono preparate all'appuntamento del 20-21 novembre. Come aiuto, nella sua home page, il Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana, Cei, ha pubblicato un testo che riprende quello firmato dal Papa nella festa dell’Esaltazione della Santa Croce, e si iscrive nel ciclo dei tre messaggi che accompagnano i giovani nel cammino tra la Gmg di Panama 2019 e quella di Lisbona 2023, tutti incentrati sul verbo ‘alzarsi’”.
Quest’anno, Bergoglio ha invitato i giovani a meditare sulla conversione di San Paolo, che da «persecutore giustiziere» diventa «discepolo testimone». Rileggendo l’episodio della conversione, il Papa guida i giovani alla scoperta dell’amore incondizionato di Dio per ogni uomo. «Il Signore – scrive Francesco – sceglie uno che addirittura lo perseguita, completamente ostile a Lui e ai suoi. Ma non esiste persona che per Dio sia irrecuperabile. Attraverso l’incontro personale con Lui è sempre possibile ricominciare. Nessun giovane è fuori della portata della grazia e della misericordia di Dio”. Papa Francesco offre ai giovani anche alcune indicazioni concrete su come “alzarsi” e “diventare testimoni” nei confronti dei tanti coetanei che incontrano “sulle ‘vie di Damasco’ del nostro tempo”, tra le quali: «alzati e testimonia l’amore e il rispetto che è possibile instaurare nelle relazioni umane; alzati e testimonia che le esistenze fallite possono essere ricostruite, che le persone già morte nello spirito possono risorgere».
Inno GMG Lisbona 2023 - clicca sull'immagine
Inizia il percorso di preparzione
Inizia il percorso di preparazione della XXXI GMG, che si terrà a Cracovia dal 26 al 31 agosto 2016.
Sono già disponibili i "pacchetti diocesani" da scaricare qui
E' inoltre previsto un appuntamento regionale di presentazione e preparazione alla GMG dedicato ai capigruppo, per il quale è necessaria l'iscrizione. L'appuntamento si terrà a Casa Foresti il 17-18 ottobre 2015. Durante l’incontro, nel quale verrà consegnato il kit “Verso Cracovia, Progetto di pastorale giovanile in preparazione alla XXXI GMG”.
Per i capigruppo che intendono iscriversi all'incontro di presentazione - cliccare qui!
Per andare sul sito della PG nazionale dedicato alla GMG - cliccare qui!
Per ascoltare l'inno della GMG - clicca qui!
1985
1984